Chi ha vissuto i decenni scorsi ricorda come il treno non fosse solo un mezzo di trasporto, ma anche un luogo dove le persone si incontravano, scambiavano idee e si tenevano aggiornate attraverso il giornale. Oggi, in molte tratte tra cui quelle di Varese e Saronno, le abitudini sono cambiate, e con esse anche il modo di viaggiare e comunicare. Un ex pendolare racconta con sincerità questo passaggio generazionale, mostrando come un semplice spostamento sia diventato simbolo di una società che si trasforma.
Il viaggio in treno come esperienza sociale nei decenni passati
Negli anni passati, andare in treno significava molto di più che spostarsi da un luogo a un altro. Nel ricordo di chi ha viaggiato a lungo, il treno era quasi una piccola comunità temporanea. I viaggiatori si incontravano, parlavano, condividevano esperienze. Il giornale, puntualmente sfogliato durante il tragitto, era motore di discussioni e di conoscenze tra sconosciuti. Questa abitudine, ormai persa, portava con sé un valore sociale tangibile. Si chiacchierava del calcio, delle notizie del giorno, di politica e cultura. La carta stampata era un catalizzatore in grado di rompere il ghiaccio e avvicinare persone di ogni estrazione sociale.
La nostalgia per quel tipo di viaggio emerge soprattutto quando si pensa a come la comunicazione sia cambiata con l’avvento della tecnologia. Non a caso, chi ha vissuto quella stagione ricorda con affetto gli incontri occasionali e quei momenti di scambio umano, oggi spariti nella maggior parte delle corse ferroviarie. Nel contesto lombardo, come testimonia Enzo Bernasconi, residente a Varese, questo cambiamento segna una perdita non solo dell’abitudine al giornale, ma soprattutto della socialità legata al pendolarismo.
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La trasformazione delle abitudini di lettura tra i pendolari
Il cronista, ex pendolare nato nel 1947, racconta come la tradizione del giornale sul treno abbia lasciato il posto al cellulare. Nel maggio 2021, durante un viaggio verso l’ospedale di Saronno, ha osservato come ogni passeggero fosse immerso nel proprio dispositivo, isolato dal mondo circostante. Era abitudine consueta scambiarsi qualche parola con il vicino, ma adesso la quasi totalità dei viaggiatori preferisce evitare la comunicazione diretta.
Questo cambiamento riguarda anche l’avvicendarsi dei supporti per seguire le notizie. Il quotidiano, una volta ordinaria presenza sul sedile, ha lasciato spazio alle notifiche digitali, ai social media, alla lettura veloce e frammentata. Però, nonostante questo, l’attaccamento alla carta stampata rimane per alcuni intatto. Il problema, come si rileva nella città di Varese, è la sempre minore presenza delle edicole, che un tempo costellavano ogni angolo urbano e servivano come punto di riferimento per l’acquisto dei giornali freschi.
La riduzione di questi punti vendita nega ai pendolari la possibilità di mantenere quest’abitudine di lettura, che andava oltre il semplice consumo d’informazione: il giornale era anche parte della routine quotidiana, elemento di connessione con la città e la sua vita sociale. L’assenza cresce il senso di distanza tra le persone e i loro luoghi di origine o destinazione.
La modernità che isola: cosa resta delle relazioni tra viaggiatori
Il treno oggi è divenuto un luogo silenzioso, popolato da figure ravvolte per lo più nei propri schermi. Il racconto di chi ha viaggiato negli anni ’70 a Milano per giocare a calcio nel campionato aziendale sottolinea quanto sia cambiata la vita sui mezzi pubblici. Prima, il tram o il treno erano spazi di socializzazione, dove si conoscevano volti, si scambiavano parole, magari si stringevano amicizie.
Oggi questa dimensione è quasi scomparsa. Invece di condividere notizie o esperienze, ognuno preferisce isolarsi, anche per timore o semplice abitudine. Il cambiamento sociale, la rapidità con cui si viaggia e la tecnologia che invade ogni momento della giornata hanno contribuito a quella forma di solitudine che caratterizza molte tratte ferroviarie.
La testimonianza di Enzo Bernasconi esprime un desiderio di ritrovare almeno qualche compagno di viaggio che porti ancora il giornale e voglia scambiare due parole. Anche se questi momenti sono sempre più rari, esiste chi li cerca e li conserva come un valore da proteggere, a dispetto della trasformazione in atto. Non si tratta solo di nostalgia, ma della ricerca di una rete di umanità che si faceva più palpabile nei tempi passati.
Un invito ad osservare i cambiamenti delle nostre abitudini quotidiane
In definitiva, il racconto di questo ex pendolare di Varese e della sua esperienza rimane un invito ad osservare più da vicino i cambiamenti delle nostre abitudini quotidiane, nel tentativo di capire cosa si perde quando il viaggio smette di essere incontro e diventa solo spostamento.