
L'omicidio di Chiara Poggi a Garlasco nel 2007 è stato ricostruito grazie a avanzate analisi scientifiche delle tracce ematiche, confermando la condanna di Alberto Stasi per un delitto avvenuto in un contesto intimo e violento. - Unita.tv
L’omicidio di chiara poggi, avvenuto nel 2007 a garlasco, ha visto sviluppi giudiziari importanti fino al processo di secondo grado bis che ha confermato la condanna di alberto stasi. Gli esperti hanno usato tecniche scientifiche avanzate per comprendere come si svolse la tragedia all’interno della villetta, definendo i movimenti e la dinamica della violenza. L’analisi delle tracce ematiche in casa ha svolto un ruolo cruciale nel chiarire gli eventi e rafforzare le accuse nei confronti di stasi.
La scena del crimine e la dinamica dell’aggressione rilevata dagli esperti
Secondo la ricostruzione della corte d’assise d’appello, chiara poggi venne colpita appena entrata nella villetta, precisamente ai piedi della scala che porta al piano superiore. Le tracce di sangue raccolte sulla scena indicano che la giovane fu trascinata lungo il corridoio verso la porta a libro della cantina. Qui subì ulteriori colpi, prima di essere gettata giù dalle scale. Questa sequenza è stata delineata grazie a un’attenta osservazione delle macchie ematiche che ancora si trovavano sui pavimenti e sulle strutture dell’abitazione. Le analisi mediche legate a questa indagine hanno anche stabilito che tutta l’aggressione si svolse in pochi minuti, indicando la rapidità con cui l’assassino ha colpito.
Tracce ematiche e posizionamento della vittima
Gli esperti hanno focalizzato la loro attenzione anche sui primi gradini della scala della cantina, dove sono state trovate tracce significative di sangue che hanno permesso di posizionare i movimenti della vittima durante l’attacco. Il fatto che il corpo sia stato poi scaraventato giù dalle scale sottolinea una conoscenza approfondita degli spazi da parte dell’aggressore, che deve aver conosciuto i locali e i percorsi all’interno della casa. Non c’erano segni di tentativi di furto o di altre forme di violenza, il che ha fatto escludere moventi diversi da quelli personali o passionali.
Rapporto intimo tra vittima e aggressore alla base dell’assassinio
Per la corte d’assise, emergono chiari segnali che puntino a un rapporto di forte confidenza e intimità tra chiara e il suo aggressore. La vittima aprì la porta senza timore, convinta di accogliere una persona conosciuta e attesa a casa quella mattina. Era in pigiama e non mostrava segni di preparazione a una situazione di pericolo. Non oppose resistenza durante l’attacco, un dettaglio che rafforza l’ipotesi di una relazione stretta, dato che in situazioni di pericolo con uno sconosciuto la reazione sarebbe probabilmente stata diversa.
Colpi violenti furono inferti alla testa con un oggetto contundente, mai ritrovato, forse un martello o un attrezzo da camino. La direzione univoca degli urti indica un’aggressione emotivamente carica, tipica di rapporti personali complicati. L’aggressione emotiva legata a un contesto intimo può spiegare la violenza improvvisa e la brutalità con cui la vittima venne colpita.
le evidenze contro alberto stasi e la conferma della cassazione
Il secondo processo di grado bis ha insistito nel rinnovare le prove utilizzando tecniche geomatiche moderne per ricostruire esattamente le posizioni e i movimenti sulla scena del crimine. Il risultato ha rafforzato notevolmente il quadro accusatorio nei confronti di alberto stasi, ex studente bocconiano, già coinvolto nelle fasi precedenti del procedimento.
I giudici sottolinearono che stasi non poteva essere entrato in casa scoprendo il cadavere per caso, perché sulle sue scarpe e sui tappetini della macchina mancavano le tracce ematiche che sarebbero risultate inevitabili in questa circostanza. La sua versione del ritrovamento del corpo, secondo la sentenza definitiva, era stata costruita per nascondere la realtà: stasi era l’aggressore e aveva ucciso chiara poche ore prima. Dopo l’omicidio, cercò di simulare una scoperta fortuita della scena del crimine.
Cassazione e sentenza definitiva
L’annullamento delle assoluzioni da parte della cassazione ha dato il via all’appello bis e all’approfondimento di queste prove tecniche, che alla fine hanno portato alla conferma della condanna a 16 anni di reclusione per stasi. La sentenza ha riconosciuto la solidità degli elementi raccolti, compresi quelli basati su analisi scientifiche e medico-legali, come la durata breve e violenta dell’aggressione, le modalità e il contesto in cui si consumò il delitto.
L’omicidio di chiara poggi resta uno dei casi più studiati per la precisione con cui le tracce del sangue sono state usate per rivelare un quadro realistico della scena del crimine e per aiutare la giustizia a individuare il colpevole nonostante le difficoltà iniziali e le controversie processuali.