ricorso al riesame per jennifer umen accusata di omicidio dopo il parto in bagno a montecompatri
Jennifer Umen, accusata di omicidio volontario aggravato per la morte del neonato partorito in bagno, chiede la revisione della custodia cautelare al tribunale del Riesame di Velletri.

Jennifer Umen, 29 anni, è accusata di omicidio volontario aggravato per aver partorito in bagno a Montecompatri e ucciso il neonato. La difesa chiede l’attenuazione della custodia cautelare, sostenendo la sua mancata consapevolezza della gravidanza. - Unita.tv
Jennifer Umen, 29 anni, è al centro di un caso giudiziario che ha scosso Montecompatri, comune in provincia di Roma. La giovane madre, già genitrice di due figli, è accusata di aver partorito in bagno per poi uccidere il neonato. Dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip di Velletri, il suo difensore ha presentato richiesta di attenuazione della custodia cautelare al tribunale del Riesame.
Il quadro dell’accusa e il contesto dell’indagine
La vicenda è iniziata il 12 ottobre scorso, quando Jennifer Umen ha passato la serata a casa di amici a Montecompatri. Durante la notte ha bevuto molto alcol, come ha riferito lei stessa al giudice, e poi si è sentita male. Si è recata in bagno, dove ha avuto una emorragia. Secondo le accuse, in quel momento sarebbe avvenuto il parto del terzo bambino, che la donna non avrebbe voluto o saputo di aspettare. L’accusa principale è di omicidio volontario aggravato perché il neonato sarebbe stato annegato nel water subito dopo la nascita.
Gli inquirenti hanno basato le loro indagini anche su alcune ipotesi relative all’assunzione di farmaci per indurre un aborto, ma Jennifer ha negato questa circostanza, sostenendo di non sapere di essere incinta e di non aver avvertito segni evidenti della gravidanza. La maggior parte delle ricostruzioni si basa sulle testimonianze raccolte durante la serata e sui rilievi compiuti dalla polizia.
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L’interrogatorio di garanzia davanti al gip di velletri
L’interrogatorio di garanzia si è svolto nel tribunale di Velletri davanti al giudice per le indagini preliminari Gisberto Muscolo. Jennifer Umen ha ribadito la versione già fornita durante le fasi investigative. Ha sottolineato di non aver avuto alcuna consapevolezza della gravidanza, né di aver vissuto sintomi riconoscibili. La giovane ha anche evidenziato di non avere esperienza con parti naturali, avendo i suoi due figli precedenti nati con taglio cesareo.
Durante l’interrogatorio l’avvocato della donna, Andrea Palmiero, ha ufficializzato la presentazione del ricorso al tribunale del Riesame. Il legale punta a una revisione della misura cautelare imposta alla sua assistita, ritenuta forse troppo rigida allo stato attuale delle prove e della ricostruzione della dinamica dei fatti.
I dettagli della notte del parto e la versione della difesa
Il racconto di Jennifer Umen si concentra sulla serata del 12 ottobre e sui momenti in cui si è sentita male. Ha detto di aver bevuto molto e di essere stata colta da un malore mentre si trovava in bagno durante la notte. L’emorragia sarebbe stata il primo segnale, ma la donna non avrebbe riconosciuto di essere in travaglio o di aspettare un bambino.
Secondo la difesa, questa mancanza di consapevolezza ha influenzato fortemente il comportamento di Jennifer. Non sapeva come gestire la situazione, anche per via della sua esperienza pregressa limitata soltanto a parti cesarei. Gli amici presenti nella casa hanno subito chiamato i soccorsi, che hanno portato la donna al pronto soccorso in ambulanza. È proprio da qui che le indagini si sono intensificate, partendo da questa dinamica per approfondire quanto accaduto in bagno.
Richiesta di attenuazione della misura cautelare al tribunale del riesame
Al termine delle formalità processuali davanti al giudice, la difesa ha chiesto al tribunale del Riesame una revisione della misura cautelare. Attualmente Jennifer Umen si trova sotto una misura restrittiva per l’accusa di omicidio volontario aggravato. L’avvocato Andrea Palmiero ha elaborato il ricorso sulla base degli elementi emersi fino a quel momento, puntando a una possibile riduzione delle restrizioni.
La strategia del legale si basa soprattutto sulla ricostruzione dettagliata della versione di Jennifer, che non ha mostrato segni di consapevolezza sulla gravidanza. La richiesta mira a rivedere il trattamento riservato all’imputata in vista delle fasi successive del procedimento, prevedendo una disposizione più adeguata alle circostanze e alla personalità della donna.
Il caso resta al momento aperto, con gli sviluppi che saranno scanditi dalle decisioni del tribunale e dalle prossime udienze. La vicenda di Montecompatri continuerà a richiamare l’attenzione sulle delicate questioni legate a maternità, disagio e responsabilità penali.