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Ricordo di Dodò Gabriele, vittima di ‘ndrangheta: testimonianze nelle scuole della Martesana

Incontri nelle scuole della Martesana con i genitori di Dodò Gabriele, vittima innocente della mafia, per sensibilizzare gli studenti su legalità e memoria attraverso testimonianze dirette e riflessioni condivise.

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I genitori di Domenico "Dodò" Gabriele, bambino ucciso dalla ‘ndrangheta nel 2009 a Crotone, hanno testimoniato in due scuole medie della Martesana per sensibilizzare gli studenti su legalità, memoria e contrasto alla mafia. - Unita.tv

In mattinata la Martesana ha ospitato le testimonianze di Francesca Anastasio e Giovanni Gabriele, genitori di Domenico “Dodò” Gabriele, bambino di 11 anni ucciso accidentalmente in una strage di ‘ndrangheta a Crotone nel 2009. Gli incontri, tenuti in due scuole medie locali, hanno coinvolto studenti di età diverse per ricordare la vittima e sensibilizzare i giovani su temi di legalità e memoria. L’evento si è svolto sotto l’egida della rete antimafie Martesana e ha richiamato attenzione sull’impatto della criminalità organizzata sulla vita quotidiana di famiglie innocenti.

L’omicidio di dodò Gabriele: un dramma nella periferia di crotone

Il 25 giugno 2009, Domenico “Dodò” Gabriele si trovava su un campo da calcetto di periferia a Crotone. Era un ragazzino come tanti, appassionato di calcio. Quel giorno un gruppo di giovanissimi killer ha fatto irruzione con un fucile a pompa, puntando a un boss locale emergente. Dodò, colpito durante la sparatoria, è stato trasportato in ospedale ma è morto il 20 settembre di quello stesso anno. Nonostante la giovane età, i responsabili sono stati condannati all’ergastolo. La sua morte ha colpito profondamente tutta la comunità, diventando simbolo delle vittime innocenti della violenza mafiosa.

La dinamica di quell’agguato evidenzia come la criminalità organizzata non risparmi nemmeno i più giovani e indifesi, con conseguenze devastanti e imprevedibili. Dodò era un bambino con sogni e desideri, eppure si è trovato al centro di un conflitto che lo ha spezzato troppo presto. La vicenda dimostra come la mafia non si limiti a colpire i vertici criminali, ma trascini nel dolore famiglie e intere generazioni. L’eredità di quella mattina resta viva, anche grazie all’impegno di chi continua a raccontare la sua storia.

Ricordo e impatto emotivo della mafia

Le testimonianze nella Martesana: incontri nelle scuole di inzago e bellinzago lombardo

I genitori di Dodò hanno partecipato a due incontri pubblici il 24 aprile 2025, organizzati dalla rete antimafie Martesana in due scuole medie della zona: la JF Kennedy di Inzago e la Einstein di Bellinzago Lombardo. A Inzago l’evento ha visto la partecipazione delle classi terze, scelte per la loro maggiore capacità di comprendere temi complessi come la mafia e la legalità. Gli studenti hanno preparato domande e riflessioni, a supporto di un dialogo diretto con Francesca e Giovanni.

Durante gli incontri, il racconto dei genitori ha toccato momenti intensi. Giovanni Gabriele ha espresso ciò che ha provato durante il processo, nel vedere i responsabili dietro le sbarre. Il suo commento, semplice ma crudo, ha acceso l’attenzione sull’ignoranza alla base di certi gesti criminali. Il padre ha raccontato di aver provato pietà di fronte a uno degli imputati che sorrideva in tribunale, un’immagine che rappresenta l’incomprensibile leggerezza con cui si consuma la violenza mafiosa.

Questi momenti non si sono limitati a un monologo, ma hanno dato spazio agli studenti per confrontarsi, ascoltare e capire. L’impatto emotivo di una testimonianza diretta come questa si fa largo nella mente e nel cuore dei giovani, spingendoli a riflettere sulla realtà che li circonda. La presenza di interventi coordinati da operatori come Samuele Motta assicura una cornice educativa e di approfondimento sui temi trattati.

Dialogo con le nuove generazioni

La voce di dodò che parla agli studenti: memoria e giustizia come impegno collettivo

Al termine di ogni incontro è stata affidata a Giovanni Gabriele la lettura di un messaggio immaginato attraverso la voce di Dodò, rivolto agli studenti e agli insegnanti presenti. Il racconto rivela il lato innocente e umano del ragazzo: “Giocavo a calcio quel giorno, mi spararono. Ma io sono vivo. Sono vivo per chi chiede giustizia; per le forze dell’ordine che hanno lavorato per me; per voi studenti e insegnanti che avete ascoltato la mia storia”. Questa testimonianza simbolica fa leva sul valore della memoria attiva, capace di tenere vivo il ricordo di chi ha perso la vita ingiustamente.

La memoria di Dodò è promossa come leva per la giustizia e la legalità. Il suo messaggio rappresenta un invito a non dimenticare le vittime innocenti della mafia e a trasformare la sofferenza in una spinta alla responsabilità civile. La presenza di studenti attenti e coinvolti è un segnale di speranza: attraverso questo tipo di attività, ancor più rilevante in aree lontane dal cuore dello scontro mafioso, si alimenta una cultura del rispetto delle regole e della convivenza civile.

I genitori sottolineano come nonostante il dolore e la tragedia, ci siano persone che li sostengono nel percorso della verità. Hanno definito questa rete di supporto “una fortuna” in un contesto così difficile, soprattutto perché il loro impegno ha ottenuto risposte giudiziarie su ciò che è successo a Dodò. La testimonianza funge da monito e da spinta educativa per nuove generazioni consapevoli.

Memoria attiva e responsabilità civile

Ruolo della rete antimafie Martesana e di libera nelle scuole

Samuele Motta, coordinatore della rete antimafie Martesana, ha accompagnato gli incontri con gli studenti spiegando le attività promosse dall’associazione e da Libera in tutto il territorio. Sono state illustrate le iniziative legate alla gestione dei beni confiscati alla criminalità, occasioni concrete di impegno e partecipazione anche per giovani. L’obiettivo è proporre percorsi di educazione alla legalità che vadano oltre la semplice testimonianza, offrendo strumenti operativi e spazi per l’azione civica.

La rete antimafie Martesana è attiva nel coinvolgere studenti e istituti scolastici per far conoscere la realtà della lotta alla mafia. Attraverso incontri come quelli con i genitori di Dodò si sensibilizza la comunità e si apre un confronto diretto con chi ha vissuto sulla propria pelle le conseguenze della violenza. Le spiegazioni sulle possibilità di partecipazione agiscono da stimolo, in particolare per chi si affaccia per la prima volta a questi temi e può scegliere un percorso di cittadinanza attiva.

La scelta di realizzare questi eventi nelle scuole medie punta a intercettare un’età in cui le idee e i valori si consolidano. Samuele Motta ha dialogato con gli studenti illustrando come la memoria e l’impegno nella legalità siano essenziali per costruire società più giuste. Le attività promosse sono varie: dalla gestione di immobili riconvertiti a iniziative di educazione civica e culturale, fino alla partecipazione a progetti territoriali di contrasto alla criminalità.

Questi momenti rappresentano un tessuto connettivo fra passato e presente, fra dolore e speranza. Nel racconto diretto di famiglie come quella di Dodò, la Martesana si pone come luogo di testimonianza e mobilitazione, dove conoscere il male serve a evitarlo domani. L’attenzione rivolta ai giovani conferma anche il rapporto stretto fra memoria e futuro.