Richieste di condanna per corruzione nei lavori della metropolitana milanese coinvolgono anche Siemens Mobility
Il tribunale di Milano esamina un caso di corruzione legato alla manutenzione della metropolitana, con pene richieste fino a sei anni per undici imputati, tra cui manager di Siemens Mobility e Engineering Informatica.

Il Tribunale di Milano sta giudicando un caso di corruzione e turbativa d’asta legato agli appalti per la manutenzione della metropolitana, con undici imputati tra cui ex manager di importanti società come Siemens Mobility. La sentenza è prevista per luglio 2025. - Unita.tv
Il tribunale penale di Milano sta valutando un caso delicato legato a presunte tangenti riguardanti la manutenzione e l’innovazione delle linee della metropolitana cittadina. La procura, guidata dal pm Giovanni Polizzi, ha chiesto pene che vanno dai sei anni e nove mesi fino a nove mesi di reclusione per undici imputati coinvolti. La vicenda ha fatto emergere una rete di corruzione che interessa, oltre a singoli individui, anche importanti società come Siemens Mobility e Gmbh.
Il contesto del processo e i reati contestati
L’indagine è partita nel 2018 e ha preso forma fino al 2019, concentrandosi su un sistema che avrebbe condizionato gli appalti pubblici per la manutenzione della metropolitana di Milano. I reati principali sono corruzione e turbativa d’asta, che, secondo la procura, hanno compromesso la correttezza nelle assegnazioni dei lavori di innovazione e manutenzione delle linee metropolitane. Le accuse, avanzate dal pm Polizzi, fanno riferimento soprattutto a un giro di favori che avrebbe riguardato appalti pubblici, in particolare quello sulla manutenzione degli impianti di telecomunicazione della linea 5 del metrò.
Il procedimento si sta svolgendo davanti alla settima sezione penale del Tribunale di Milano. La complessità dell’inchiesta ha portato a 13 arresti diversi anni fa, nel giugno del 2020. Gli undici imputati, fra cui ex manager e legali rappresentanti di società coinvolte, sono chiamati a rispondere di quanto emerso nel corso delle indagini coordinate dalla Guardia di Finanza, specifically dal Nucleo di polizia economico-finanziaria. Sono stati documentati movimenti sospetti e accordi illeciti che avrebbero garantito a certe aziende favoritismi e profitti illeciti.
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Le richieste di pena e gli imputati di rilievo
Le condanne chieste dal pubblico ministero vanno da un minimo di 9 mesi, accompagnati da sanzioni pecuniarie come multe, fino a pene detentive superiori a sei anni. Per Marco Bosi, allora legale rappresentante e amministratore di Siemens Mobility srl, il pm ha indicato la pena più severa. Altre figure centrali nell’inchiesta sono Gerardo Ferraioli, Giovanni Rizzi e Carmine Rossin, tutti manager all’epoca in forza alla società Engineering Informatica spa. Per loro si punta a una condanna di cinque anni.
Oltre alle persone, la Procura ha richiesto sanzioni anche per tre società, tra cui Siemens Mobility e Gmbh, con una multa fissata a 120 mila euro per ciascuna azienda. Queste misure testimoniano come il sistema corruttivo abbia toccato non solo singoli individui ma anche entità giuridiche importanti nel panorama industriale.
Il ruolo di paolo bellini e la dinamica degli eventi
Al centro delle operazioni illegali, secondo la ricostruzione della procura, ci sarebbe stato Paolo Bellini, ex funzionario di Atm, diventato parte civile nel procedimento. Bellini ha scelto di patteggiare una pena di cinque anni di carcere e ha versato una somma pari a 150 mila euro come risarcimento, elemento che indica una possibile ammissione di responsabilità o volontà di cooperare con la giustizia.
Il sistema illecito ruotava attorno a Bellini e si concentrava su appalti critici per la città, riguardanti in particolare lavori di manutenzione su infrastrutture strategiche come quelle della linea cinque della metropolitana. Le indagini hanno documentato come la turbativa d’asta si sia tradotta in un vantaggio economico per alcune società, tramite accordi e tangenti pagate agli insiders coinvolti.
L’attesa per la sentenza e le conseguenze per la metropolitana
La sentenza definitiva è fissata per luglio 2025 e sarà decisiva per il futuro della gestione degli appalti nel trasporto pubblico milanese. Il procedimento ha messo in luce criticita importanti nella trasparenza e nella gestione dei lavori sulla metropolitana, un nodo cruciale per una città come Milano dove il trasporto pubblico rappresenta un’infrastruttura vitale.
Le vittime di questa vicenda sono i cittadini e l’intero sistema di mobilità urbana, fermo restando che l’esito giudiziario potrà, a quel punto, stabilire le responsabilità precise. La vicenda conferma come la vigilanza sulle gare d’appalto resti un tema cruciale soprattutto quando si parla di infrastrutture pubbliche fondamentali per la vita quotidiana di milioni di persone.