Il programma di Rai Uno, Storie Italiane, ha dedicato un ampio spazio alla questione della riapertura del processo sulla strage di Erba, un caso che continua a suscitare dibattiti e polemiche. Oggi, in tribunale, l’avvocato Gian Paolo Schembri, legale di Rosa Bazzi e Olindo Romano, ha espresso la sua fiducia riguardo al ricorso presentato alla Corte di Cassazione. L’avvocato ha sottolineato l’importanza delle argomentazioni già presentate e ha evidenziato come la difesa speri in una valutazione attenta da parte dei giudici.
La posizione dell’avvocato Schembri
Durante la trasmissione, l’avvocato Schembri ha dichiarato: “Discuteremo il ricorso. Le nostre ragioni sono già state scritte e ora attendiamo l’esito. Crediamo nel ricorso e in quanto esposto negli allegati. Ci auguriamo che la Corte di Cassazione possa valutare rigorosamente la questione”. La difesa ha contestato la decisione della Corte d’Appello di Brescia, ritenendo che molte prove non siano state considerate come nuove e che ci sia stata una sovrapposizione delle regole di giudizio. Schembri ha inoltre messo in evidenza l’assenza di un contraddittorio adeguato nel processo.
Le nuove prove presentate
L’avvocato ha continuato a discutere delle nuove prove che potrebbero influenzare il processo. “Qual è la prova regina nuova che c’è? Ce ne sono diverse di prove nuove”, ha affermato. Secondo Schembri, queste prove sono fondamentali poiché potrebbero mettere in discussione le tre evidenze che hanno portato alla condanna di Olindo e Rosa. “Alcune di esse impattano sull’impossibilità di Olindo e Rosa di compiere la strage”, ha aggiunto, sottolineando la difficoltà di identificare una sola prova come decisiva, data la pluralità di elementi a favore della difesa.
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La testimonianza di Felice Manti
In collegamento con il programma, è intervenuto anche Felice Manti, giornalista che segue da tempo il caso. Manti ha espresso la sua convinzione nell’innocenza di Rosa e Olindo, evidenziando i dubbi legati al riconoscimento di Frigerio, considerato tardivo e non attendibile da una parte della comunità scientifica. “Ci sono persone che si sono mosse in nome della scienza, la vera vittima di questo processo,” ha dichiarato Manti, mettendo in discussione la validità delle prove presentate.
Le incongruenze nella dinamica del crimine
Manti ha anche fatto riferimento a elementi che non tornano nella ricostruzione della dinamica del crimine. Ha menzionato la presenza di DNA di altre persone nell’appartamento, suggerendo che ci siano aspetti non chiariti che meritano un’ulteriore indagine. “Ci sono macchie di sangue che non corrispondono alla narrazione ufficiale,” ha affermato, evidenziando come la scienza possa fornire risposte diverse rispetto a quelle emerse nel processo.
Le vittime della strage di Erba
La strage di Erba ha colpito profondamente la comunità locale e ha portato alla morte di quattro persone: Raffaella Castagna, il suo compagno Youseff, e le due vicine Paola Galli e Valeria Cherubini. Le loro storie sono rimaste impresse nella memoria collettiva, e il caso continua a sollevare interrogativi su giustizia e verità. La battaglia legale di Rosa e Olindo per la riapertura del processo rappresenta non solo una questione di giustizia personale, ma anche un richiamo alla necessità di una revisione critica delle prove e delle procedure legali che hanno portato a una condanna così controversa.