Riaperte le indagini sulla morte di Matteo Pietrosanti, il giovane calciatore di Priverno

La procura di Latina riapre le indagini sulla morte di Matteo Pietrosanti, 15 anni, deceduto il 3 marzo 2022 a Priverno, per verificare ritardi nei soccorsi e uso del defibrillatore.
Riaperte le indagini sulla morte di Matteo Pietrosanti, il giovane calciatore di Priverno Riaperte le indagini sulla morte di Matteo Pietrosanti, il giovane calciatore di Priverno
Riaperte le indagini sulla morte di Matteo Pietrosanti, il giovane calciatore di Priverno - unita.tv

La tragica scomparsa di Matteo Pietrosanti, un ragazzo di soli 15 anni, ha riacceso l’attenzione della procura di Latina, che ha deciso di riaprire le indagini sul caso. Matteo è deceduto il 3 marzo 2022 mentre giocava a calcio sul campo di Priverno, in provincia di Latina. La sua morte ha sollevato interrogativi e preoccupazioni riguardo alla tempestività dei soccorsi e all’uso dei defibrillatori disponibili. La famiglia del giovane ha chiesto giustizia e chiarimenti su quanto accaduto in quel drammatico pomeriggio.

La tragedia sul campo di calcio

Il 3 marzo 2022, intorno alle 18.50, Matteo Pietrosanti si trovava sul campo di calcio di Priverno, dove stava giocando come portiere. Poco prima delle 18.00, il ragazzo ha avvertito un malore e si è accasciato al suolo mentre difendeva la sua porta. Nonostante i tentativi di rianimazione durati 52 minuti, il giovane è spirato tra le braccia della madre, presente sugli spalti. Gli amici di Matteo hanno raccontato che poco prima di perdere i sensi, il ragazzo si era lamentato di sentirsi stanco. Da ulteriori accertamenti è emerso che Matteo soffriva di una cardiopatia non diagnosticata, un fattore che ha contribuito alla sua morte prematura.

Ritardi nei soccorsi e utilizzo del defibrillatore

Uno degli aspetti più controversi della vicenda riguarda il ritardo nell’intervento dei soccorsi. Secondo le ricostruzioni, il primo defibrillatore è stato utilizzato solo alle 18.19, venti minuti dopo il malore di Matteo. Questo dispositivo è stato portato dai sanitari del 118, che sono giunti sul posto a bordo di un’ambulanza. Tuttavia, i carabinieri, intervenuti nei giorni successivi alla tragedia, hanno trovato un defibrillatore funzionante e un altro scarico all’interno della sala medica dell’impianto sportivo. La famiglia di Matteo sostiene che, se il defibrillatore disponibile fosse stato utilizzato tempestivamente, il ragazzo avrebbe potuto salvarsi.

La riapertura delle indagini

A seguito delle richieste avanzate dagli avvocati della famiglia Pietrosanti, Daniela Fiore e Angelo Fiore, la procura di Latina ha deciso di riaprire le indagini sul caso. Il giudice per le indagini preliminari ha incaricato i pubblici ministeri di verificare se ci sia un nesso causale tra la mancata utilizzazione del defibrillatore e la morte di Matteo. Gli inquirenti dovranno stabilire se il ritardo nei soccorsi e l’assenza di un intervento immediato abbiano influito sull’esito tragico della vicenda. Le indagini si concentreranno sull’analisi delle tempistiche e delle procedure adottate durante l’emergenza, con l’obiettivo di fare chiarezza su quanto accaduto in quel drammatico pomeriggio di marzo.

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