Resta in carcere giada crescenzi per l’omicidio di stefania camboni avvenuto a fregene
L’omicidio di Stefania Camboni a Fregene ha scosso la comunità; la nuora Giada Crescenzi è in carcere mentre le indagini cercano l’arma del delitto e il cellulare scomparsi.

L’omicidio di Stefania Camboni, trovata uccisa nel sonno a Fregene il 15 maggio 2025, ha portato al fermo della nuora Giada Crescenzi. Le indagini, coordinate dalla procura di Civitavecchia, proseguono alla ricerca dell’arma del delitto e del cellulare spariti, mentre la famiglia chiede aiuto alla comunità per trovare prove decisive. - Unita.tv
L’omicidio di stefania camboni, 58 anni, ha sconvolto la comunità di fregene il 15 maggio 2025. La donna è stata uccisa nel sonno con numerose coltellate all’interno del villino in via santa teresa di gallura. La nuora giada crescenzi, 31 anni, è stata fermata e si trova in carcere. Le indagini proseguono a caccia dell’arma del delitto e del cellulare spariti, mentre la famiglia chiede aiuto alla cittadinanza per rintracciare eventuali prove nascoste in zona.
I dettagli dell’omicidio nella notte a fregene
L’aggressione si è consumata nella notte tra il 14 e il 15 maggio 2025 all’interno della casa in via santa teresa di gallura. Stefania camboni era nel suo letto quando è stata colpita ripetutamente con un coltello. L’autopsia ha rilevato venti ferite da taglio su tutto il corpo, di cui quattro mortali, concentrate alla gola e al cuore. La scena è stata scoperta dal figlio della vittima, uscito la sera prima e tornato al mattino per trovare la madre senza vita. In casa si trovava anche giada crescenzi, nuora della donna e unica sospettata al momento.
Nessun segno di colluttazione è stato trovato sulla 31enne durante i primi esami. L’arma del delitto e il cellulare di stefania camboni restano introvabili. Questi elementi sono fondamentali per ricostruire l’esatta dinamica dell’omicidio e identificare eventuali altri responsabili o complici. La procura di civitavecchia coordina l’indagine con l’ausilio delle forze dell’ordine e della scientifica.
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Il procedimento giudiziario nei confronti di giada crescenzi
Dopo il fermo avvenuto nei giorni successivi al delitto, giada crescenzi è comparsa davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia presso il tribunale di civitavecchia. La donna ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande, mantenendo il silenzio sull’accusa di omicidio aggravato dalla minorata difesa e dall’abuso di relazioni domestiche.
Il giudice non ha convalidato l’arresto, ma ha disposto comunque la custodia cautelare in carcere per evitare che l’indagata possa interferire con le prove o influenzare testimoni. La difesa sottolinea l’assenza di segni di lotta sulla cliente e ricorda che elementi chiave come l’arma del delitto non sono stati trovati. Si attendono le motivazioni dell’ordinanza per valutare un possibile ricorso al tribunale del riesame.
L’appello della famiglia camboni violoni alla comunità di fregene
La famiglia della vittima nel frattempo ha rivolto un appello a tutti gli abitanti di fregene tramite i social network. Il legale massimiliano gabrielli ha invitato chi dovesse imbattersi in qualunque oggetto sospetto, soprattutto indumenti o materiali macchiati di sangue, a non toccarli e a chiamare immediatamente il 112 o la caserma dei carabinieri locale.
Questa richiesta nasce dal timore che l’assassino possa aver nascosto l’arma del delitto o altri oggetti compromettenti tra la vegetazione, i fossi o nelle zone meno frequentate tra fregene e maccarese. Già durante le prime ricerche sono stati impiegati droni per scandagliare il territorio. Il legale ha sottolineato come in un’area spesso vittima di abbandono rifiuti un singolo sacchetto sospetto potrebbe contenere tracce decisive per chiudere il caso.
La complessità delle indagini e la ricerca di prove nascoste
Le forze dell’ordine continuano a setacciare l’area intorno al villino, cercando di recuperare qualsiasi elemento possa aiutare a ricostruire la dinamica dell’omicidio. La sparizione del telefono di stefania camboni rappresenta un ostacolo importante, poiché potrebbe contenere messaggi o chiamate che chiariscono circostanze e movimenti negli ultimi momenti di vita.
Nel frattempo, la scientifica ha già raccolto campioni dal luogo del delitto e analizzato tracce ematiche ma il lavoro è ancora lungo. L’ipotesi che l’assassino possa aver agito da solo oppure con un complice resta aperta. La famiglia Camboni-Violoni chiede collaborazione ai cittadini, sottolineando l’importanza di segnalare qualunque anomalia legata a rifiuti o oggetti fuori posto. Gli investigatori valutano anche se il cellulare della vittima sia stato nascosto o distrutto, da qui l’importanza della ricerca sul territorio.