Renzo Arbore ha partecipato alla cerimonia di scopertura della targa dedicata a Mariangela Melato nel parco di villa Borghese a Roma, un omaggio che riporta alla luce il ricordo di una delle più grandi attrici italiane. Nel cuore della capitale, tra emozioni e applausi, Arbore ha raccontato la sua esperienza personale con l’attrice e il legame profondo che li univa.
Mariangela Melato è stata definita da Renzo Arbore come “la più grande attrice di teatro d’Italia”, un talento che si è distinto soprattutto sul palcoscenico ma anche nel cinema. Secondo Arbore, Melato non solo ha interpretato ruoli importanti in film riconosciuti dal pubblico, ma ha saputo affrontare anche commedie meno note con uguale dedizione. Questo mix le ha permesso di costruire una carriera solida e variegata.
Arbore sottolinea come la serietà professionale dell’attrice fosse accompagnata da una generosità verso i colleghi più giovani. La memoria dei suoi “codici” morali resta viva nella sua esperienza quotidiana: spesso si ritrova a pensare a come Mariangela avrebbe affrontato certe situazioni o scelte artistiche. Questi valori sono diventati parte integrante del suo modo di vivere.
Il riconoscimento pubblico tramite questa targa rappresenta per lui un atto doveroso nei confronti della memoria artistica dell’attrice, che negli ultimi anni era stata forse troppo dimenticata dal grande pubblico.
Durante l’incontro alla casa del cinema, Renzo Arbore si è soffermato sulle origini del loro legame affettivo. Non fu subito amore passionale ma piuttosto uno scambio iniziale fatto di ammirazione reciproca — soprattutto da parte sua verso lei — accompagnata da una certa timidezza.
Un momento decisivo arrivò durante una serata in cui Lucio Battisti cantò per loro “Io vorrei… Non vorrei… Ma se vuoi”, brano ancora sconosciuto al tempo. Da quella performance nacque quella simpatia che poi sfociò rapidamente in amore vero.
Nonostante siano stati vicini al matrimonio, le difficoltà legate alle vite degli artisti li portarono su strade diverse: Mariangela partì per gli Stati Uniti e i contatti si affievolirono progressivamente.
Questa testimonianza restituisce uno spaccato intimo sulla vita privata dell’attrice lontano dai riflettori, mostrando anche quanto fossero forti i sentimenti condivisi prima delle inevitabili divergenze dettate dagli impegni professionali.
Renzo Arbore ricorda Roma come lo sfondo privilegiato dei momenti trascorsi insieme a Mariangela Melato negli anni ’70-’80 quando la città non era ancora invasa dal turismo globale odierno. Le passeggiate preferite dall’attrice erano concentrate nelle zone storiche frequentate dai romani veri: piazza Navona, via dei Coronari, via del Governo Vecchio.
Anche se milanese d’origine, Mariangela apprezzava profondamente questi angoli autentici della capitale dove poteva sentirsi parte viva della città. La sorella Anna Melatonel conferma infatti come l’abitudine mattutina dell’attrice fosse proprio quella di fare lunghe camminate nel parco dove ora sorge la targa commemorativa.
Questo quadro restituisce un’immagine umana oltre all’artista: qualcuno radicato nelle proprie origini ma capace allo stesso tempo d’integrarsi nella cultura romana senza perdere la propria identità linguistica o dialettale.
Nel corso dello stesso evento Renzo Arbore delinea alcune idee riguardo al festival musicale Sanremo. Ricorda come sia nato dalla radio italiana ma ipotizza uno spostamento possibile altrove. Tra le destinazioni suggerite c’è Sorrento, città famosa per essere legata ad alcune canzoni napoletane molto conosciute fuori dall’Italia, tra cui “Torna a Surriento”.
Secondo lui questo trasferimento potrebbe dare nuova linfa internazionale al festival portandolo oltre i confini nazionali tradizionali. L’intervento accende quindi qualche riflessione sull’evoluzione futura degli eventi musicali italiani così radicati nella storia culturale nazionale.
L’omaggio reso oggi attraverso questa targa non solo celebra un’artista dimenticata ingiustamente dalla memoria pubblica recente ma porta alla luce anche relazioni personali intense capaci tuttora d’emozionare chi ascolta quei racconti diretti dai protagonisti stessi nell’ambiente romano scelto per ricordarla.
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