Rapimento lampo a milano: arrestati due uomini coinvolti in sequestro legato a debito da gioco
Due uomini calabresi rapiscono il figlio di una commerciante cinese a Milano per debiti legati a giochi clandestini. L’episodio si conclude senza danni fisici e con l’arresto dei colpevoli.

Il 15 ottobre 2024 a Milano, due uomini calabresi hanno rapito per venti minuti il figlio di una commerciante cinese, innescando un'indagine che ha svelato debiti legati a giochi clandestini e portato al loro arresto. - Unita.tv
Nel pomeriggio del 15 ottobre 2024, un rapimento lampo ha scosso il quartiere Espinasse a Milano. Due uomini di origine calabrese hanno agito in pieno giorno, sequestrando il figlio di una commerciante cinese in un bar gestito dalla stessa famiglia. La vicenda, che si è risolta senza danni fisici per la vittima, ha portato all’arresto dei presunti autori e alla luce debiti legati a giochi clandestini.
Il sequestro nel bar di espinasse: la dinamica dei fatti
Erano circa le 13:30 quando due uomini, Salvatore Nettuno Nisticò, 35 anni, e Francesco Antonio Votta, 36, sono entrati in un bar gestito da una famiglia cinese in zona Espinasse, Milano. I clienti presenti si sono subito comportati in modo nervoso, guardandosi attorno con sospetto e chiedendo alla titolare se fosse da sola. Quei momenti di tensione sono stati la preparazione a un episodio grave.
All’arrivo del figlio della barista, uno dei due uomini ha infilato la mano in tasca in modo da simulare un’arma, intimando al ragazzo di seguirlo con la minaccia: «Vieni con me ché qua finisce male…». Fuori dal locale, il giovane è stato spinto verso la parte posteriore di un Fiat Ducato parcheggiato lì vicino. Il portellone è stato chiuso e il veicolo è partito a tutta velocità, inseguito dallo sguardo sgomento dei presenti.
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Il rapimento è durato circa venti minuti e si è chiuso nella zona di Cascina Gobba, sempre a Milano. La vittima non ha riportato danni fisici durante quel breve ma intenso sequestro.
Arresto a milano e indagini dei carabinieri
I carabinieri del Nucleo operativo della compagnia Magenta hanno chiuso il cerchio sull’episodio con l’arresto dei due uomini. L’ordinanza è stata firmata dal gip Giulio Fanales, su richiesta dell’aggiunta Bruna Albertini. I due, entrambi di Catanzaro, sono finiti in carcere per rapimento.
La vittima ha raccontato tutto nel dettaglio nella denuncia presentata presso la stazione Musocco. Ha spiegato di non sapere il motivo del rapimento, lasciando però intendere che fosse collegato a un debito contratto dal fratello, legato a una gestione di un locale in via Sammartini.
Nel corso degli interrogatori, il fratello del sequestrato ha ammesso di aver conosciuto nello stesso anno un uomo di nome Francesco, gestore di un bar a Segrate. I due – Francesco e Salvatore – lo avevano coinvolto in un giro di giochi clandestini, in particolare poker Texas Hold’em, dietro il pagamento di una quota di ingresso di qualche centinaio di euro. I debiti accumulati dal giovane cinese hanno superato i 4.200 euro, di cui è riuscito a restituirne poco più di mille.
Le minacce e le richieste di restituzione: la chiamata imbarazzante
Dopo il sequestro, il fratello della vittima ha contattato Francesco, sospettando che l’aggressione fosse legata a quei debiti. Alla sua chiamata ha ricevuto una risposta inquietante: «Io e Salvatore siamo qua… hai visto? Ti piace questo scherzo? La prossima volta rispondi al telefono…». Seguiva una chiara intimidazione.
Spaventato, l’uomo ha promesso di saldare i 2.750 euro restanti per chiudere il debito. Questa chiamata ha confermato agli inquirenti il movente del rapimento, collegandolo alle somme non restituite.
Versioni contrastanti e prove raccolte nelle indagini
Il giorno dopo, Salvatore Nisticò ha preso contatto con le forze dell’ordine, fornendo una versione ritenuta «inverosimile» dal giudice. Secondo lui, sarebbe stato il fratello del sequestrato a chiederlo di prelevare il giovane per andare insieme a mangiare, una versione smontata dalle testimonianze e dai riscontri.
La vittima ha identificato Nisticò come quello che lo teneva sotto controllo all’interno del furgone durante il rapimento. A rafforzare i sospetti, i riscontri tecnici delle celle telefoniche hanno confermato che il cellulare di Salvatore era nella zona del bar nel momento dell’episodio.
Per quanto riguarda Francesco Votta, il gip ha messo in evidenza la presenza di più elementi che inducono a ritenere la sua partecipazione. Non solo materiale ma anche morale, considerando la sua posizione nel gruppo.
Milano ha visto un episodio di violenza legato al mondo delle piccole attività commerciali e al mondo sommerso del gioco clandestino. Un caso seguito con attenzione dalle forze dell’ordine, che conferma la pericolosità di situazioni dove i debiti diventano motivo di azioni criminali. Lo sviluppo di questa vicenda dimostra come, anche in città grandi e apparentemente sicure, esistano tensioni pronte a esplodere in eventi drammatici.