Al Policlinico di Bari è stato introdotto un nuovo modello terapeutico per le ustioni gravi, che combina l’escarectomia enzimatica precoce con tecniche di chirurgia biorigenerativa. Questo protocollo unico riduce la necessità di interventi chirurgici invasivi, limita il rischio di complicanze sistemiche, accorcia i tempi di guarigione e migliora visibilmente la qualità delle cicatrici, anche nei bambini. Le novità offerte da questo approccio aprono nuove frontiere nel trattamento di pazienti con ustioni estese e profonde.
L’escarectomia enzimatica: rimozione mirata della necrosi nei primi giorni
La rimozione del tessuto necrotico è fondamentale per avviare la guarigione nelle ustioni profonde. Al Policlinico di Bari si ricorre a un’escarectomia enzimatica precoce, che interviene entro le prime 24 ore dal trauma. Questo metodo sfrutta enzimi specifici capaci di agire soltanto sulle aree di derma morte, lasciando intatti i tessuti sani circostanti.
Il direttore del Centro ustioni, Giulio Maggio, sottolinea che questa selettività permette di conservare il derma vitale residuo, essenziale per la rigenerazione spontanea cutanea. L’intervento tempestivo evita l’aggravarsi dell’infezione e le complicanze sistemiche, frequenti nei casi tradizionali in cui si ricorre alla chirurgia meccanica più invasiva. L’escarolisi enzimatica determina una pulizia più precisa della ferita, velocizzando così la risposta del sistema immunitario e aprendo la strada a trattamenti rigenerativi.
Questo approccio è indicato anche per le fasce pediatriche che, con la loro pelle più delicata, rischiano di subire effetti peggiori da procedure aggressive. La capacità di agire presto sull’ustione senza danneggiare ulteriormente il tessuto sano rappresenta un grande vantaggio nel trattamento infantile, dove le cicatrici invalidanti possono compromettere la funzionalità futura.
Chirurgia biorigenerativa: stimolare la pelle a ricostruirsi sulle aree lesionate
Dopo la rimozione della necrosi, la tappa successiva si basa sulla chirurgia biorigenerativa, un metodo innovativo che punta a favorire la rigenerazione naturale del tessuto. Sulla zona trattata vengono applicate matrici biostimolanti, rappresentate da membrane biologiche o biosintetiche. Queste pellicole rimangono a contatto con la lesione per 15-20 giorni, stimolando il processo rigenerativo.
Il professor Maggio spiega che questa tecnica produce meno traumi per il paziente rispetto agli innesti tradizionali. Le membrane aiutano a proteggere la ferita, mentre inducono le cellule cutanee a riparare l’area interessata in modo controllato. Si osserva una diminuzione delle infezioni e della produzione di cicatrici retraenti o disformi, fattori che solitamente complicano il recupero.
Questo trattamento innovativo supporta la capacità del corpo di riformare pelle integra, favorendo il ritorno alla funzionalità normale e limitando l’impatto estetico dei danni subiti. Le strutture cellulari stimolate dalle matrici restano attive per tutto il periodo di posizionamento, e poi si integrano progressivamente con il tessuto circostante.
Il caso di una bambina di 18 mesi: risultato positivo con ustioni sul 40% della superficie corporea
Tra gli esempi concreti del successo di questo protocollo c’è il caso di una bambina di 18 mesi, vittima di un incidente domestico che le ha provocato ustioni intermedio profonde estese su quasi il 40% del corpo. La piccola è stata immediatamente ricoverata presso il reparto di rianimazione del Policlinico di Bari, dove è stata sottoposta al trattamento combinato di escarectomia enzimatica e chirurgia biorigenerativa.
Grazie al percorso terapeutico seguito, la bambina ha ottenuto la guarigione completa in soli 35 giorni. Non si sono verificate complicazioni, e non è stato necessario ricorrere a trapianti cutanei o interventi invasivi convenzionali. Questo caso riflette l’efficacia delle tecniche avanzate adottate e mostra come, anche nei pazienti più fragili, l’ospedale riesca a restituire condizioni di salute ottimali.
Il risultato ha confermato il valore di un approccio tempestivo e selettivo, adattato alle esigenze pediatriche. La ridotta invasività e la cura dedicata alle cicatrici hanno garantito alla piccola un percorso di recupero più lungo ma meno traumatico, evitando effetti invalidanti a lungo termine.
Il Policlinico Di Bari come centro all’avanguardia nella cura delle ustioni complesse
L’adozione di questa terapia innovativa sottolinea il livello di specializzazione raggiunto dal Policlinico di Bari nel trattamento delle ustioni complesse. Il direttore generale, Antonio Sanguedolce, evidenzia la centralità della struttura per la gestione di casi difficili, soprattutto in età pediatrica.
Questa esperienza rappresenta un punto di riferimento per altre strutture sanitarie, diretta dimostrazione di capacità cliniche e tecniche di alto profilo. Ogni fase del percorso terapeutico è studiata per bilanciare efficacia e minore invasività, con l’obiettivo di contenere gli esiti invalidanti e offrire risposte rapide alle emergenze.
Il Policlinico continua a investire nella ricerca e nell’applicazione di protocolli che migliorano la qualità di vita dei pazienti trattati. La combinazione tra metodi chimici e biologici è una delle strategie chiave per affrontare ustioni estese e devastanti con una prospettiva più favorevole per i pazienti di tutte le età.
Ultimo aggiornamento il 5 Agosto 2025 da Luca Moretti