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Ispezione antidroga nel Carcere Di Lecce: sequestrati hashish, smartphone e micro telefono nascosto

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Sequestro di hashish e dispositivi nascosti nel carcere di Lecce durante un’ispezione. - Unita.tv
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Nel carcere di Lecce, la Polizia penitenziaria e la squadra cinofili della Guardia di finanza hanno condotto una perquisizione mirata, scoprendo sostanze e dispositivi elettronici proibiti. L’intervento ha coinvolto il cane antidroga Jessica, strumento chiave per individuare i nascosti materiali illeciti. Il blitz ha portato al sequestro di hashish, strumenti per il controllo delle dosi e telefoni cellulari clandestini.

Dettagli dell’intervento con le unità cinofile nel penitenziario di Lecce

L’operazione si è svolta all’interno del carcere leccese con l’impiego congiunto della Polizia penitenziaria e della Guardia di finanza, che ha coinvolto il cane antidroga Jessica. Questo tipo di intervento punta a individuare sostanze stupefacenti e strumenti vietati nascosti in aree difficili da ispezionare come le intercapedini. La presenza di unità cinofile aumenta significativamente le possibilità di scovare hashish o altre droghe anche in nascondigli poco accessibili.

Durante il controllo, le forze dell’ordine hanno passato al setaccio i moduli prefabbricati utilizzati per le scale nella sezione detentiva, luogo strategico per nascondigli improvvisati. L’azione si è concentrata proprio su questi spazi ristretti dove spesso vengono occultati piccoli oggetti o sostanze vietate. La metodologia ha dimostrato ancora una volta di essere efficace per identificare materiale proibito senza mettere a rischio la sicurezza del carcere.

Sostanze stupefacenti e dispositivi sequestrati: cifre e luoghi della scoperta

Nel corso dell’ispezione sono stati trovati circa cento grammi di hashish, quantitativo che testimonia come lo spaccio all’interno degli istituti penitenziari resti una criticità concreta. Lo stupefacente era nascosto in punti non immediatamente visibili, richiedendo l’intervento della squadra cinofila per essere scoperto.

Oltre alla droga, le autorità hanno sequestrato un bilancino elettronico, presumibilmente usato per frazionare con precisione le dosi da distribuire poi tra i detenuti o tramite complicità esterne. Questo strumento conferma l’organizzazione dietro il traffico illecito di sostanze all’interno del carcere.

Un’altra scoperta significativa riguarda i tre smartphone nascosti, dispositivi vietati che consentono comunicazioni non autorizzate. Tra le intercapedini di una sezione detentiva è stato rinvenuto un micro telefono, un apparecchio più piccolo e meno riconoscibile, probabilmente usato per chiamate o messaggi clandestini.

Implicazioni del ritrovamento e misure preventive nelle carceri italiane

Il sequestro di droga e cellulari sottolinea le difficoltà che gli istituti detentivi continuano a incontrare nel controllare completamente ogni punto interno. L’uso di micro telefoni e di tecniche nascoste di occultamento indica che c’è un costante adattamento da parte di chi tenta di portare sostanze e apparecchi proibiti dietro le sbarre.

Le forze dell’ordine mantengono alta l’attenzione attraverso controlli regolari, che si avvalgono sempre più di unità cinofile come Jessica, capaci di scovare anche quantità non immediatamente visibili. Questa sinergia risulta fondamentale per limitare le attività illecite e garantire maggiore sicurezza ai detenuti e al personale penitenziario.

Il caso di Lecce mostra una volta ancora la complessità del fenomeno droga e telefonia clandestina in carcere, che richiede continui aggiornamenti negli strumenti di controllo e strategie investigative. I sequestri permettono di interrompere filoni di traffici nascosti e rappresentano un deterrente ma non escludono che episodi simili possano ripetersi in altri istituti italiani.

Ultimo aggiornamento il 29 Luglio 2025 da Giulia Rinaldi

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Giulia Rinaldi

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