La Guardia di Finanza di Bari ha messo sotto la lente d’ingrandimento l’uso delle barche da diporto, scoprendo guadagni non dichiarati per oltre 670mila euro legati a servizi di “boat e breakfast”. Si tratta di alloggi turistici a bordo di imbarcazioni, una formula che però non è prevista dalla normativa per le barche da diporto. Il caso apre interrogativi sul controllo fiscale e sulle modalità con cui si utilizzano le barche nel turismo.
Controlli serrati sulle barche da diporto: cosa ha scoperto la Finanza
La stazione navale della Guardia di Finanza di Bari ha avviato un’indagine per fermare l’uso scorretto delle barche da diporto. L’attenzione è caduta sulle attività commerciali non autorizzate, in particolare su quei servizi che offrono soggiorni turistici a bordo, i cosiddetti “boat e breakfast”. Sebbene questi servizi siano pubblicizzati su molti siti dedicati al turismo nautico, non sono riconosciuti come attività commerciale legale per le imbarcazioni da diporto.
Le Fiamme Gialle hanno raccolto prove che dimostrano guadagni significativi non dichiarati al fisco. La legge non permette infatti di usare le barche da diporto per attività ricettive a scopo commerciale, perciò questi introiti devono essere considerati redditi sommersi. I controlli hanno riguardato documenti e ispezioni sulle imbarcazioni, sia nei porti sia durante la navigazione.
L’operazione è un chiaro segnale di attenzione verso il settore del turismo nautico, soprattutto nei casi in cui le barche vengano usate in modo diverso rispetto a quanto previsto dalla legge.
Barche da diporto e turismo: quando il gioco non vale la candela
Le barche da diporto sono pensate per l’uso privato, non per fare business. Questo significa che non possono offrire servizi di ospitalità come il “boat e breakfast”. Eppure, molti proprietari hanno messo in piedi offerte di soggiorno su imbarcazioni di lusso, pubblicizzandole su varie piattaforme online. Promettono ai turisti esperienze esclusive e sistemazioni di alto livello.
Ma questo tipo di uso non è previsto dalle regole né del codice della navigazione né dal fisco. Chi fa così incassa soldi senza dichiararli, entrando nel campo dell’evasione fiscale. Il lavoro della Guardia di Finanza è stato proprio quello di fermare questa forma di guadagno nascosto.
Va ricordato che per offrire alloggi turistici servono registrazioni specifiche e il rispetto di norme precise per la gestione delle strutture. Nel caso dei “boat e breakfast” non autorizzati, nessuna di queste regole viene rispettata.
Sanzioni pesanti e cosa cambia per il futuro dei boat e breakfast
Le multe che la Guardia di Finanza ha comminato superano i 670 mila euro, una cifra che fa capire quanto questa attività non dichiarata fosse diffusa e rilevante dal punto di vista economico. L’obiettivo è scoraggiare chi usa le barche in modo irregolare, riportando tutto entro i limiti della legge.
Questa indagine potrebbe far partire controlli più capillari in tutta Italia, soprattutto nelle zone costiere più turistiche. Allo stesso tempo, potrebbe far aumentare la consapevolezza tra i proprietari di barche su quali siano i loro doveri fiscali e normativi.
Nel mondo del turismo, la vicenda apre il dibattito sul ruolo delle barche da diporto e sulle regole per le nuove forme di ospitalità. In futuro potrebbe diventare necessario aggiornare le norme, per chiarire meglio quali attività sono permesse su questi mezzi.
Per ora, la legge vieta ogni forma di ospitalità commerciale a bordo senza licenza. Intanto, le verifiche della Finanza continuano per scovare altre irregolarità nei porti italiani.
Ultimo aggiornamento il 1 Agosto 2025 da Luca Moretti