L’associazione Genitori Tarantini ha scritto alla sindaca di Genova, Silvia Salis, accompagnando la lettera con una maglietta che recita: “I bambini di Taranto vogliono vivere”. A firmare la missiva è la presidente Cinzia Zaninelli. Nel testo si denuncia la grave emergenza ambientale e sanitaria che sta soffocando Taranto, a causa della produzione a caldo nell’ex Ilva. L’appello chiede alle istituzioni genovesi un gesto di solidarietà. È un invito a riflettere sulle profonde differenze di trattamento tra Genova e Taranto, soprattutto riguardo alla gestione dell’industria siderurgica e alla tutela della salute pubblica.
Taranto, una città sotto assedio: l’allarme dei genitori
Taranto vive una situazione che in Europa non ha molti paragoni: è una delle “zone di sacrificio” riconosciute dalla Commissione Onu per i Diritti Umani. L’associazione Genitori Tarantini mette in chiaro come la qualità dell’aria e le condizioni di salute nella città siano pesantemente compromesse dalla produzione a caldo nell’ex Ilva. Questa attività è tra le più inquinanti, con emissioni tossiche che colpiscono soprattutto i più piccoli, i bambini.
Nella lettera si parla di dolore e sofferenza, non solo per la salute ma anche per la vita sociale. I genitori ricordano che Taranto convive con un’industria definita “strategica per il paese”, ma che porta con sé costi umani altissimi. La richiesta è semplice e urgente: un futuro migliore per i bambini, un ambiente più sicuro, la fine di compromessi che sacrificano vite in nome della produzione industriale.
Taranto e Genova a confronto: due strade diverse
La lettera sottolinea la differenza netta tra Taranto e Genova, soprattutto sulla chiusura delle produzioni a caldo. A Genova si sono fermate nel 2005, e allora furono messe in campo misure per salvaguardare i posti di lavoro. A Taranto, invece, la produzione va avanti, senza sufficienti garanzie per la salute della popolazione. Le vecchie tecnologie inquinanti continuano a funzionare. Anzi, sono stati installati due forni e un altoforno che peggiorano la situazione.
L’associazione denuncia questa disparità: da una parte c’è chi mette al primo posto la tutela della comunità, dall’altra chi privilegia la produzione a discapito del benessere dei cittadini, soprattutto dei bambini. Questa differenza alimenta un forte senso di ingiustizia. Si ricorda che il settore dell’acciaio è considerato “strategico per il paese”, ma a quale prezzo, si chiede l’appello, se la popolazione è esposta a rischi così alti?
Tensioni e polemiche: la solidarietà che manca
Nel testo si fa anche riferimento a tensioni con alcune realtà sociali di Genova, in particolare un gruppo di donne di Cornigliano accusate di non aver mostrato solidarietà. Si ricorda un episodio del 2016, quando un manifesto con scritto “Anche i bambini di Taranto vogliono vivere” fu vandalizzato nella città ligure. Quel messaggio aveva acceso un acceso dibattito e suscitato forti reazioni.
L’associazione non vede questi episodi come casi isolati, ma come segnali di una difficoltà più ampia a costruire legami solidali tra due realtà che, pur simili sotto il profilo industriale, hanno avuto esiti sociali e ambientali molto diversi. La protesta diventa così anche simbolica: un grido che chiede attenzione e vicinanza oltre i confini locali.
Il fronte giudiziario: la sentenza che potrebbe cambiare tutto
Sul fronte legale, l’associazione ricorda un procedimento avviato a Milano nel 2022 per chiedere la chiusura della produzione a caldo nell’ex Ilva. Il processo è ancora aperto, ma la sentenza attesa potrebbe essere decisiva per il futuro industriale e ambientale di Taranto. La Corte di Giustizia Europea si è già espressa il 25 giugno 2024 con una sentenza definita “storica” dai genitori.
La decisione riguarda il rispetto delle norme ambientali europee per gli impianti industriali e potrebbe spingere verso un cambio di passo nella gestione dell’emergenza tarantina. L’attesa è molta, con la speranza che questa decisione dia nuova forza alle richieste di chi chiede condizioni di vita più sane e sicure. Per l’associazione, l’azione legale è un passaggio concreto per difendere il diritto alla salute e a un ambiente pulito.
Il gesto e l’appello alla sindaca di Genova
La lettera si chiude con un invito diretto a Silvia Salis, sindaca di Genova, perché esprima vicinanza e sostegno alla causa dei bambini di Taranto. La solidarietà di una città che ha affrontato problemi simili potrebbe avere un peso importante, sia mediatico che istituzionale, e dare forza a chi da anni lotta per mettere fine all’inquinamento.
Come segno di vicinanza, si propone che la sindaca indossi pubblicamente la maglietta con la scritta “I bambini di Taranto vogliono vivere”. Un gesto semplice ma potente, pensato per attirare l’attenzione e coinvolgere la città. Un modo per riportare la questione al centro del dibattito pubblico e politico, ricordando che la salute dei più piccoli non può più aspettare.
Ultimo aggiornamento il 28 Luglio 2025 da Andrea Ricci