La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per 69 persone legate al clan Misceo, radicato a Noicattaro, nel Barese. Secondo gli investigatori, il capo del clan, Giuseppe Misceo, avrebbe continuato a dare ordini dal carcere grazie a un cellulare. L’udienza preliminare è fissata per il 20 ottobre 2025. Tra le accuse ci sono associazione mafiosa, tentati omicidi, traffico di droga e altri reati. Nell’aprile scorso, l’operazione “Noja” aveva portato all’arresto di 22 membri del gruppo.
Il clan Misceo, radici a Noicattaro e controllo oltre i confini
Il clan Misceo ha la sua base a Noicattaro ma negli anni ha esteso il suo raggio d’azione anche a Triggiano, Gioia del Colle e Bari città. Le indagini hanno messo in luce una struttura ben organizzata, che non si è mai fermata, nemmeno con i principali esponenti in carcere.
Giuseppe Misceo, il boss riconosciuto come capo, è riuscito a mantenere il controllo sulle attività anche dietro le sbarre. Usava telefoni cellulari per impartire ordini e tenere in piedi la rete criminale, smentendo così ogni ipotesi di indebolimento del gruppo.
Questo ha confermato agli inquirenti la capacità del clan di adattarsi e di restare saldo nel territorio di Noicattaro e nelle zone limitrofe. La loro presenza capillare garantisce il controllo su traffico di droga e altri affari illeciti.
L’inchiesta “Noja” e il cammino verso il processo
L’inchiesta “Noja” nasce da un’indagine congiunta tra il nucleo Gico della Guardia di Finanza e i Carabinieri. Le indagini hanno scoperto una lunga serie di reati, coinvolgendo un gran numero di persone, a partire dal capo clan Giuseppe Misceo.
Lo scorso aprile, l’operazione ha portato all’arresto di 22 sospettati, parte dei 69 ora destinati al processo. A firmare la richiesta di rinvio a giudizio è stata la Dda di Bari, con i pm Fabio Buquicchio e Daniela Chimienti al timone dell’inchiesta.
L’udienza preliminare davanti al gip Ilaria Casu è in programma per il 20 ottobre 2025. Le accuse vanno dall’associazione mafiosa al traffico di droga, passando per tentati omicidi, detenzione e porto d’armi, resistenza a pubblico ufficiale e trasferimento fraudolento di beni.
Tra gli indagati ci sono anche alcune delle persone offese nei tentati omicidi e le istituzioni pubbliche rappresentate dal ministero dell’Interno, della Giustizia e dal Comune di Noicattaro.
Scontri e violenze tra clan rivali: tentati omicidi nel mirino
Le indagini hanno ricostruito almeno due tentati omicidi, uno dei quali avvenuto a Noicattaro nel 2021, nel contesto di scontri tra il clan Misceo e quello Annoscia. Questo episodio è stato uno degli snodi principali dell’operazione “Noja“, mostrando quanto sia cruda la lotta per il controllo dello spaccio nella zona.
Gli investigatori hanno accertato che gli attacchi contro i rivali sono parte di una strategia per mantenere il dominio sul territorio e sugli affari illeciti. Tra gli indagati ci sono anche persone sospettate di aver tentato di uccidere un esponente del clan Di Cosola, un’altra famiglia criminale locale.
Gli agguati, tipici di una guerra tra famiglie malavitose, mettono in evidenza la determinazione del clan Misceo a non mollare la presa, nemmeno sotto la pressione della giustizia.
L’uso di armi, la resistenza contro le forze dell’ordine e il traffico di droga raccontano di un gruppo che lotta con tutte le sue forze per mantenere il controllo sul mercato illegale nell’area barese.
Il processo che si aprirà il 20 ottobre sarà decisivo per capire quanto reggono le accuse della Dda e per valutare l’efficacia dell’azione contro una rete criminale che continua a dare segni di vitalità, nonostante gli arresti. Un procedimento che coinvolge decine di persone e mette sotto la lente aspetti cruciali della criminalità organizzata locale.
Ultimo aggiornamento il 1 Settembre 2025 da Rosanna Ricci