Un cittadino albanese di 40 anni è stato bloccato mentre attraversava il confine tra Ungheria e Serbia su un pullman, subito dopo l’emissione di un mandato di arresto europeo a suo carico. Le autorità italiane lo collegano a un’indagine sulla detenzione di cocaina e a un delitto avvenuto nel nord della Puglia, che ha avuto una forte eco nelle cronache locali. Il fermo è avvenuto nel contesto di una più ampia indagine che coinvolge più persone sospettate per un omicidio grave con modalità che gli inquirenti ritengono di matrice mafiosa.
Ritrovamento e arresto del sospettato in transito nell’Europa dell’est
Igli Kamberi, 40enne albanese, è stato individuato e fermato a Roske, cittadina ungherese al confine con la Serbia, poche settimane dopo esser svanito dai radar delle forze dell’ordine italiane. Le indagini lo avevano cercato intensamente fin dal 27 aprile, giorno in cui è stato dichiarato irreperibile. Si trovava su un autobus diretto verso il confine serbo quando la polizia ha effettuato i controlli di routine, facendo scattare l’arresto immediato. Ora Kamberi è detenuto nel carcere di Rebibbia, a Roma, in attesa di estradizione e ulteriori accertamenti.
Il fermo in Ungheria si collega a un mandato di cattura europeo emesso dalla Procura di Trani, in Puglia. Kamberi è accusato di detenzione in concorso di una quantità rilevante di cocaina e di un suo ruolo nell’omicidio di un giovane parrucchiere di Barletta, scomparso lo scorso aprile e ritrovato senza vita in condizioni efferate poco dopo.
I dettagli dell’inchiesta sulla droga e il ruolo di Kamberi
Le forze dell’ordine italiane hanno seguito un filo che unisce traffico di stupefacenti e omicidio. Kamberi è ritenuto responsabile di aver stoccato 24 chili di cocaina in un garage situato nella zona industriale di Barletta. Insieme a lui sono state arrestate anche altre due persone di nazionalità italiana implicate nell’operazione. Le indagini, coordinate dal centro operativo della Direzione Investigativa Antimafia , si basano su intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre a una lunga serie di appostamenti sul territorio.
Questa attività investigativa ha fatto emergere che almeno 11 chili di quella droga erano già stati sequestrati il dicembre precedente, ma Kamberi avrebbe gestito il trasporto e la custodia dell’intera partita. Le intercettazioni hanno svelato contatti e modalità operative che hanno permesso di contestare alla banda un sistema organizzato di traffico illecito di sostanze stupefacenti.
La collaborazione fra la squadra mobile della questura di Andria e il commissariato di Barletta è stata decisiva per acquisire prove e riuscire a eseguire l’arresto europeo. Il lavoro congiunto ha messo a fuoco la rete di persone coinvolte e le loro rispettive responsabilità, evidenziando come ogni elemento del gruppo fosse connesso alla gestione del carico di droga.
Omicidio di Francesco Diviesti e le indagini su un episodio violento nel barese
Il nome di Kamberi emerge anche nell’istruttoria sull’omicidio di Francesco Diviesti, un 26enne parrucchiere di Barletta nato alla cronaca per la sua tragica fine avvenuta in circostanze agghiaccianti. Il giovane era scomparso il 25 aprile e quattro giorni dopo è stato ritrovato senza vita in un rudere tra Canosa di Puglia e Minervino Murge. Il corpo mostrava evidenti segni di colpi di pistola e presentava segni di essere stato prima semicarbonizzato.
La procura imputa a Kamberi, insieme ad altre quattro persone, il reato di omicidio aggravato dal metodo mafioso. I cinque coinvolti includono un uomo di 57 anni e suo figlio di 21, un altro 25enne di Barletta e infine un 55enne proprietario di una villa vicina al luogo del ritrovamento del cadavere. La villa è stata sotto sequestro nell’ambito dell’inchiesta.
Le autorità non escludono che ci sia un legame tra la rete di spaccio di droga e l’omicidio, segno di una violenza organizzata e di matrice criminale saldata al territorio. Le indagini proseguono con intercettazioni e riscontri per chiarire dinamiche e moventi.
Indagini in corso e contesto operativo nella Provincia Di Bari
L’operazione che ha portato all’arresto di Kamberi rappresenta un punto di svolta in un’inchiesta complessa, in cui si intrecciano traffici illeciti e violenze di cronaca nera. Le forze dell’ordine stanno monitorando ancora la zona tra Barletta, Canosa e Minervino Murge, luoghi in cui la criminalità organizzata sembra aver consolidato una presenza.
I sequestri di droga e l’attività investigativa della Dda di Bari indicano una rete che opera con persone di diverse nazionalità, con una gestione che si avvale di collaborazioni interne e internazionali. La tempistica degli eventi – dalla scomparsa del giovane al ritrovamento del corpo fino agli arresti – mostra un lavoro mirato che attraversa confini europei.
Mentre l’indagine sull’omicidio prosegue per definire coinvolgimenti e responsabilità, l’arresto di Kamberi fa emergere il collegamento tra traffico e violenza, illuminando un aspetto oscuro del nord Barese e delle sue dinamiche criminali. Gli sviluppi giudiziari saranno seguiti con attenzione dalle autorità e dalla cronaca, chiamate a fare luce su queste vicende che toccano da vicino comunità e territori.
Ultimo aggiornamento il 17 Luglio 2025 da Rosanna Ricci