Un minorenne, evaso dal carcere minorile di Bari nel giugno 2025, è stato catturato dopo circa tre mesi in provincia di Salerno. Il ragazzo, condannato per omicidio e soppressione di cadavere, si era nascosto a Pontecagnano Faiano. L’arresto è frutto di una indagine congiunta tra le Squadre Mobili di Salerno e Napoli e ha portato anche alla cattura di un 33enne che lo aveva aiutato.
Il percorso della fuga e il profilo del minore evaso
Il 17enne era detenuto nel carcere minorile di Bari per la condanna legata a un omicidio avvenuto a Pianura nel settembre 2024. Si tratta di un caso di elevata gravità, poiché oltre all’omicidio si contesta anche la soppressione del cadavere. Lo scorso giugno il giovane è riuscito a fuggire dalla struttura penitenziaria. L’evasione di un detenuto minorenne da un istituto specializzato solleva questioni sulla gestione interna e le misure di sicurezza adottate nei centri di detenzione per minori in Italia.
Dopo la fuga il ragazzo ha trovato rifugio a Pontecagnano Faiano, nel Salernitano, dove è rimasto nascosto per mesi. La sua presenza nella zona ha concentrato l’attenzione delle forze dell’ordine campane dedite alla ricerca di latitanti con profili pericolosi. Il caso richiama l’urgenza di approfondire la crisi della criminalità giovanile e le difficoltà che il sistema penitenziario incontra nel contenere situazioni critiche come questa.
Il ruolo di Gaetano Lambiase e le accuse di favoreggiamento
Gaetano Lambiase, 33 anni, residente a Pontecagnano Faiano, è stato arrestato in seguito alle indagini sulla fuga del minorenne. L’uomo ha ospitato il ragazzo nella sua abitazione, mettendolo così in condizione di mantenere la latitanza. Nei suoi confronti pende l’accusa di favoreggiamento personale e detenzione di documenti falsi. Questi ultimi avrebbero potuto agevolare la permanenza del giovane lontano dalle autorità.
Il 33enne si trova ora ai domiciliari in attesa del giudizio per direttissima, una procedura giudiziaria che prevede un esame veloce del caso, privilegiata quando si tratta di azioni come arresti in flagranza o atti urgenti. L’arresto di Lambiase conferma come la rete di supporto sia un elemento chiave per chi tenta di sfuggire alla giustizia. Il contrasto a questi episodi si basa non solo sulla ricerca dei latitanti, ma anche sull’individuazione di chi li aiuta attivamente.
Cooperazione tra forze di polizia per la cattura del latitante
L’arresto del minorenne e del suo complice è stato possibile grazie al lavoro congiunto della Squadra Mobile di Salerno e quella di Napoli. Questi due organi di polizia hanno coordinato le indagini e raccolto elementi utili sulla presenza del giovane a Pontecagnano Faiano. La sinergia interprovinciale ha accelerato il ritrovamento e la conclusione dell’operazione.
Questa cooperazione riflette un approccio comune nell’ambito della lotta contro crimini complessi e soggetti in fuga, dove la condivisione di informazioni e l’azione congiunta permettono risultati più rapidi. L’intervento dimostra la capacità delle forze dell’ordine campane di affrontare casi che coinvolgono criminalità giovanile e latitanti con collegamenti tra più territori. La sfida rimane alta, ma il coordinamento rappresenta un fattore decisivo nelle operazioni di cattura.
La vicenda riporta al centro l’attenzione sulla sicurezza nei penitenziari per minori e sulla persistenza di reti di supporto che favoriscono la latitanza. L’arresto, avvenuto a poco più di tre mesi dalla fuga, mostra l’efficacia delle indagini congiunte e il ruolo cruciale che le forze dell’ordine svolgono nella gestione di situazioni di pericolo. Le autorità ora proseguono nel lavoro per evitare simili fughe in futuro e limitare le complicità sul territorio.
Ultimo aggiornamento il 28 Agosto 2025 da Elisa Romano