
Greenpeace Italia ha protestato a Roma contro il coinvolgimento italiano nel conflitto di Gaza, denunciando il continuo commercio di armi con Israele e chiedendo la revoca del memorandum militare tra i due Paesi. - Unita.tv
Questa mattina a Roma un gruppo di attivisti di Greenpeace Italia ha organizzato una manifestazione nella zona del Gianicolo per denunciare la situazione a Gaza e il coinvolgimento dell’Italia nel conflitto in essere da quasi due anni. L’azione ha previsto l’esposizione di uno striscione e messaggi in inglese che richiamano l’attenzione internazionale sulla gravità del conflitto.
L’azione simbolica alla fontana dell’acqua paola e i messaggi esposti
Presso la fontana dell’Acqua Paola, detta anche fontana del Gianicolo, Greenpeace ha fatto svelare uno striscione di colore rosso sangue con la scritta “Fermate il bagno di sangue a Gaza”. Il colore scelto vuole rappresentare la violenza e i morti civili accumulati in questi mesi di conflitto. Insieme allo striscione sono stati mostrati cartelli con le parole “Save Gaza” e “Stop genocide”, in inglese per raggiungere un pubblico internazionale. L’evento ha avuto lo scopo di evidenziare la tragedia in corso nella Striscia di Gaza, teatro di scontri durissimi, e la responsabilità di vari soggetti, compreso il governo italiano secondo i manifestanti.
Il ruolo dell’italia nei flussi di armamenti verso israele
Greenpeace sostiene che nonostante il governo italiano abbia dichiarato di aver sospeso le nuove autorizzazioni all’export di armamenti verso Israele dopo il 7 ottobre, in realtà le forniture di materiale bellico non si sono mai interrotte. L’associazione evidenzia come l’Italia sia anche acquirente di forniture militari israeliane, comprese tecnologie avanzate per ricognizione aerea come gli aerei spia G550 Caew. Questa continuità negli scambi bellici rappresenta, per i manifestanti, una complicità diretta nelle azioni militari che coinvolgono Israele nel conflitto con la Palestina.
Il memorandum di intesa militare italia israele e le critiche al governo meloni
La protesta si inserisce nella mobilitazione più ampia contro il Memorandum di intesa militare firmato tra Italia e Israele nel 2005. Questo accordo regola la cooperazione militare tra i due stati, ma resta in gran parte coperto dal segreto militare. Tra le critiche principali verso il governo si segnala il rinnovo automatico del Memorandum previsto l’8 giugno, che secondo un gruppo di dieci giuristi, i quali hanno inviato una diffida formale alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ai ministri degli Esteri e della Difesa, renderebbe l’Italia complice indiretta nelle operazioni militari israeliane. Greenpeace chiede quindi la revoca dell’intesa e la fine di ogni collaborazione bellica con il governo guidato da Benjamin Netanyahu.
Le richieste di greenpeace e la responsabilità politica italiana
Alessandro Giannì di Greenpeace Italia ha dichiarato che il governo Meloni dovrebbe cessare qualsiasi trasporto e trasferimento di materiale militare verso Israele, sostenendo che il mancato blocco rappresenterebbe un favoreggiamento al genocidio. La protesta punta a sollecitare la politica a fare chiarezza sui reali flussi di armi e a interrompere ogni sostegno militare che potrebbe alimentare il conflitto e le violenze nella regione palestinese. L’iniziativa testimonia l’impegno di alcune realtà della società civile nel tentativo di influenzare scelte di politica estera contro quello che definiscono un massacro in corso.