
L’Associazione Luca Coscioni ha depositato in Cassazione una proposta di legge per legalizzare eutanasia e suicidio assistito in Italia, puntando a raccogliere 50mila firme entro luglio per avviare la discussione parlamentare. - Unita.tv
L’associazione luca coscioni ha depositato in cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per regolamentare l’eutanasia e il suicidio medicalmente assistito in Italia. Il testo, composto da otto articoli, punta a offrire ai cittadini la possibilità di scegliere la fine della propria vita in modo legale, in linea con le indicazioni espresse dalla corte costituzionale. Per portare la proposta in parlamento serve raccogliere 50mila firme entro metà luglio, periodo in cui si discuteranno anche altre proposte legate al tema della morte volontaria assistita.
I contenuti della proposta di legge e l’ambito di applicazione
La proposta di legge riguarda il riconoscimento del diritto al suicidio assistito e all’eutanasia attiva. Destinata a persone maggiorenni, capaci di intendere e di volere, prevede l’accesso alla morte volontaria assistita per chi soffre di patologie irreversibili o con prognosi infausta a breve termine. La sofferenza, sia fisica che psicologica, deve risultare intollerabile per il paziente stesso.
Il testo lascia al malato la scelta tra autosomministrazione dei farmaci o somministrazione da parte del medico, tenendo conto delle condizioni cliniche e delle preferenze individuali. La procedura potrà svolgersi in strutture sanitarie pubbliche e convenzionate oppure a domicilio, con assistenza medica. L’intero percorso è gestito dal servizio sanitario nazionale, che dovrà concludere le verifiche in massimo 30 giorni.
Viene garantito il diritto all’obiezione di coscienza da parte del personale sanitario, ma le strutture devono comunque assicurare la possibilità di accedere alla procedura, a prescindere dalle posizioni individuali degli operatori.
La campagna per la raccolta firme e il contesto legislativo attuale
L’associazione luca coscioni ha deciso di rilanciare la battaglia dopo dodici anni dal primo deposito di una legge legata all’eutanasia. L’obiettivo è ottenere almeno 50mila firme entro il 16 luglio, data in cui è prevista la discussione in senato di altre proposte riguardanti il suicidio assistito. La raccolta firme inizierà il 26 giugno e sarà possibile firmare sia online sulla piattaforma dedicata all’iniziativa, sia con moduli cartacei in vari punti d’Italia.
Il lancio della campagna si inserisce in un quadro istituzionale ancora fermo su questo tema. La corte costituzionale ha sollecitato il parlamento a intervenire per regolamentare la materia in più occasioni, ma finora nessuna legge è stata approvata.
Marco Cappato, tesoriere dell’associazione, ha sottolineato la necessità di garantire a chi soffre in Italia la stessa libertà di scelta già riconosciuta in paesi come Spagna, Olanda, Belgio o Lussemburgo. Ha invitato il parlamento italiano a farsi carico di una discussione aperta e trasversale, simile a quella in corso in Francia, Regno Unito e Scozia.
Le posizioni dei leader dell’associazione luca coscioni
Filomena Gallo, segretaria nazionale dell’associazione, ha spiegato che la proposta di legge ha l’intento di mettere nelle mani dei cittadini uno strumento concreto per opzionare la propria fine vita, regolando con chiarezza l’accesso all’eutanasia. Ha ribadito che il testo si fonda su pronunce della corte costituzionale che per quattro volte ha sollecitato il parlamento a legiferare in materia.
Mina Welby, presidente dell’associazione e vedova di Piergiorgio Welby, ha espresso un pensiero personale legato al cammino della legge: “potrei chiedere di poter morire nel caso in cui la legge passasse, definendo questa possibilità come una forma di grande felicità.”
Questi interventi rappresentano le istanze del movimento che da anni si batte per un riconoscimento della libertà di scelta fino al termine della vita, accompagnando la sofferenza con strumenti normativi chiari.
Iter e implicazioni pratiche previste dalla proposta
Il percorso previsto dalla proposta si articola in fasi temporali strette, con il servizio sanitario nazionale che ha il compito di concludere verifiche in un arco massimo di 30 giorni. Ciò dovrebbe evitare ritardi e incertezze per chi desidera accedere a questa scelta.
Le procedure di somministrazione, sia autonoma che assistita, potranno svolgersi in qualsiasi struttura sanitaria pubblica o convenzionata, o direttamente a domicilio, con supporto sanitario. Questo per venire incontro alle esigenze cliniche e personali dei pazienti.
Mentre il personale sanitario può esercitare obiezione di coscienza, le strutture devono garantire comunque un’organizzazione che renda possibile la procedura. Ciò punta a evitare blocchi o mancanze di risposta per motivi ideologici o religiosi.
Il testo definisce in modo specifico le condizioni di accesso, rivolgendosi a persone con sofferenze fisiche e psicologiche ritenute insopportabili e condizioni cliniche gravi e irreversibili. Questo per evitare applicazioni improprie o estensioni al di fuori del quadro previsto.
Il progetto cerca quindi di stabilire un equilibrio tra diritto individuale, tutela della vita e ruolo del sistema sanitario nel gestire una materia delicata e complessa.