L’ultima fase del processo sulla strage del 2 agosto 1980 in stazione a Bologna vede la Procura generale della Cassazione chiedere il rigetto di tutti i ricorsi presentati dalla difesa degli imputati. Questa richiesta riguarda Paolo Bellini, Piergiorgio Segatel e Domenico Catracchia, figure coinvolte in un procedimento che si protrae da anni e che mira a chiarire responsabilità di un attentato mortale. La requisitoria scritta del sostituto pg Antonio Balsamo è stata depositata in vista dell’udienza fissata il 30 giugno davanti alla sesta sezione penale della Corte.
Le condanne confermate per bellini, segatel e catracchia nel processo sulla strage
Paolo Bellini, ex militante di Avanguardia Nazionale, è stato condannato all’ergastolo come esecutore materiale della strage in stazione che causò la morte di 85 persone e provocò oltre 200 feriti. Bellini è ritenuto coinvolto insieme agli ex Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini, quest’ultimo già condannato all’ergastolo in via definitiva nel mese di gennaio. Nel processo in corso, Piergiorgio Segatel, ex capitano dei carabinieri, ha ricevuto una condanna a sei anni per depistaggio. Domenico Catracchia, amministratore di alcuni immobili in via Gradoli a Roma, è stato condannato a quattro anni per aver fornito false informazioni al pubblico ministero.
La richiesta della Procura generale comporta dunque la conferma delle pene già pronunciate in passato e il rigetto di eventuali appelli o revisioni. Questa presa di posizione rafforza la linea accusatoria verso i tre imputati, senza aprire spiragli a sconti o attenuanti in questa fase finale del procedimento.
Il ruolo di bellini e la conferma della sua colpevolezza basata su evidenze concrete
Per quanto riguarda Paolo Bellini, uno dei punti cardine della requisitoria riguarda la sua identificazione come uno degli attentatori. Bellini è stato riconosciuto dalla ex moglie come l’uomo ripreso in un video amatoriale la mattina della strage, alle 10.25, mentre si trovava in stazione. Il sostituto pg Antonio Balsamo sottolinea che la responsabilità di Bellini è stata confermata da una sentenza che segue rigorosamente i principi del garantismo penale, riflettendo un bilanciamento tra tutela dei diritti e accertamento della verità giudiziaria.
La sentenza della Corte di assise di appello, si legge nella requisitoria, non si discosta dalle precedenti pronunce definitive che hanno già stabilito la colpevolezza degli altri imputati per la strage di Bologna. Questo coordinamento giurisprudenziale evidenzia una continuità nell’argomentazione e nella valutazione delle prove raccolte durante i vari gradi di giudizio.
In particolare, la sentenza ricostruisce anche i legami tra i gruppi terroristici eversivi, protagonisti della strategia stragista, con la loggia P2 e settori deviati dei servizi segreti. Questi collegamenti emergono chiaramente nelle motivazioni e rafforzano la coerenza complessiva della sentenza. Per il pg, le prove raccolte nel giudizio di primo e secondo grado formano una catena di elementi univoci e inequivocabili a carico di Bellini.
L’importanza delle prove e dei collegamenti con la strategia stragista degli anni ’80
L’istruttoria del processo ha messo in luce molti aspetti della trama che ha portato all’attentato del 2 agosto 1980. La requisitoria evidenzia come i rapporti tra i gruppi terroristici di destra e la loggia P2, insieme a settori deviati dei servizi, siano stati determinanti per comprendere la strategia dietro l’azione stragista.
Questi collegamenti hanno una rilevanza significativa per la ricostruzione dei fatti. Si tratta di legami che vanno oltre le singole responsabilità individuali per estendersi alla rete più ampia di complicità e coperture, elementi utili a spiegare come un attacco così devastante sia stato possibile.
Il lavoro degli inquirenti e dei giudici ha documentato queste connessioni, supportando la tesi della strategia della tensione portata avanti da ambienti infiltrati nelle istituzioni. Ciò ha permesso di giustificare la severità delle pene non solo per i responsabili materiali, ma anche per chi ha depistato le indagini o ostacolato la ricerca della verità.
La richiesta della Procura generale arriva dunque in un momento cruciale, quando il procedimento si avvicina alla sua fase finale. La posizione del sostituto pg rafforza la base accusatoria e mira a chiudere definitivamente un capitolo doloroso della storia italiana.