Home Procura di milano chiede pene fino a cinque anni e mezzo per ex assistente di patrizia reggiani nel caso eredità lady gucci

Procura di milano chiede pene fino a cinque anni e mezzo per ex assistente di patrizia reggiani nel caso eredità lady gucci

La procura di Milano richiede pene severe per quattro imputati coinvolti nella gestione illecita dell’eredità di Silvana Barbieri, madre di Patrizia Reggiani, accusati di circonvenzione e furto.

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La procura di Milano chiede condanne pesanti per quattro imputati accusati di aver sfruttato la vulnerabilità di Silvana Barbieri nella gestione illecita del suo patrimonio ereditato da Patrizia Reggiani. - Unita.tv

Nel processo che riguarda la controversa eredità di Lady Gucci, la procura di Milano ha formulato richieste di condanna pesanti per quattro persone coinvolte nella gestione del patrimonio milionario lasciato da Silvana Barbieri. Tra gli imputati spicca Loredana Canò, ex compagna di cella e poi assistente di Patrizia Reggiani, già imputata per reati collegati alla gestione di quei beni. L’inchiesta si concentra su accuse gravi come circonvenzione di incapace, furto, peculato e corruzione, con risvolti giudiziari che tengono alta l’attenzione sulla vicenda.

Le richieste di condanna della procura e i protagonisti del processo

Il 29 maggio 2025, la procura di Milano ha ufficializzato le pene richieste per gli imputati coinvolti nel caso che ruota attorno all’eredità di Lady Gucci. Loredana Canò rischia cinque anni e sei mesi di reclusione. Canò è accusata di aver approfittato della condizione vulnerabile di Silvana Barbieri, madre di Patrizia Reggiani, per gestire in modo illecito il patrimonio che le era stato lasciato in eredità.

Gli altri imputati e le pene richieste

Marco Chiesa, consulente finanziario di Silvana Barbieri, ha una richiesta di pena pari a 4 anni. Chiesa era la figura incaricata di curare gli interessi economici della donna e secondo l’accusa ha agito oltre i limiti della legge. Altri due imputati, Mario Wiel Marin e Marco Moroni, sono stati indicati dalla procura con una richiesta di pena di 3 anni ciascuno. Le accuse rivolte a tutti vertono su condotte illecite legate alla circonvenzione di incapace aggravata, furto, peculato e corruzione nell’esercizio della funzione pubblica.

Lunedì 10 giugno è il giorno previsto per le arringhe finali delle difese, mentre il 17 giugno i giudici potrebbero emettere la sentenza definitiva. Un capitolo a parte è quello dell’avvocato e amministratore di sostegno Daniele Pizzi, che aveva già definito con un patteggiamento la propria posizione, accettando una pena di due anni.

Le parole della procuratrice aggiunta sulla vicenda

Nel corso della requisitoria, la procuratrice aggiunta Tiziana Siciliano ha descritto un quadro critico sulle dinamiche emerse durante le indagini. Siciliano ha spiegato che la vittima, una donna fragile e malata, è stata trasformata in un bersaglio facile per chi ha mosso le fila di questa vicenda complessa. “Hanno fatto di una poverina fragile e malata la preda destinata di appetiti insaziabili”, ha sottolineato nel suo discorso in aula, facendo emergere un’immagine di inganno e manipolazione.

Il “velo” di legalità e la manipolazione

Ha evidenziato come gli imputati principali, definiti “organizzatori”, siano riusciti a sfruttare una conoscenza approfondita delle norme giuridiche per mettere in piedi operazioni dall’apparenza lecita. Questi meccanismi avrebbero creato un “velo” di legalità dietro a cui si celavano condotte illecite molto gravi. L’accusa ha puntato a dimostrare che le manovre erano studiate nei dettagli per evitare che le irregolarità emergessero con chiarezza.

Il riferimento a “movere le pedine” ha sottolineato un’azione coordinata e consapevole, non improvvisata. La procura ha messo in luce il contrasto fra la condizione di debolezza della persona coinvolta e la freddezza degli imputati nel perseguire interessi personali.

Le implicazioni dell’inchiesta sull’eredità di lady gucci

L’intera vicenda ruota attorno al patrimonio milionario ereditato da Patrizia Reggiani dalla madre Silvana Barbieri, che è rimasta coinvolta in una serie di azioni giudiziarie che hanno creato un clamore notevole nei media. La gestione di quel patrimonio ha sollevato sospetti fin dai primi momenti, soprattutto per il coinvolgimento di persone vicine alla famiglia o che avevano accesso privilegiato alla vita della donna.

Dinamiche di abuso e conflitto

Il processo mette in luce come la supremazia di norme e cavilli legali abbia permesso a quegli imputati di agire, sfruttando una persona in condizioni di salute precarie. Il ruolo di chi doveva prendersi cura della donna, come l’avvocato e l’amministratore di sostegno Daniele Pizzi, si è rivelato al centro di ulteriori indagini, tanto da portare a un patteggiamento.

La vicenda rivela dinamiche pesanti di conflitto e abuso di potere nell’ambito di eredità importanti, scenario nel quale spesso si intrecciano motivazioni economiche e relazioni personali difficili. Le richieste di pena della procura riflettono il peso delle accuse e la volontà di dare una risposta severa a chi ha tentato di approfittare di una persona vulnerabile per gestire ingenti somme di denaro.

Le prossime settimane saranno decisive per il destino degli imputati, con le difese che cercheranno di smontare le accuse e con l’attesa di una sentenza che dirà molto sul modo in cui la giustizia affronta questi casi delicati nella giurisdizione milanese.