Processo per la strage di Erba: la Suprema Corte chiude il caso con la conferma delle condanne

Il 25 marzo 2025, la Suprema Corte conferma le condanne all’ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi nel caso della strage di Erba, chiudendo un capitolo doloroso per la comunità.
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Processo per la strage di Erba: la Suprema Corte chiude il caso con la conferma delle condanne - unita.tv

Il 25 marzo 2025 segna un’importante data nella cronaca italiana, poiché la Suprema Corte ha emesso la sua sentenza definitiva riguardo al processo per la strage di Erba. I giudici hanno respinto le richieste di revisione della condanna di Olindo Romano e Rosa Bazzi, confermando l’inammissibilità del nuovo procedimento stabilita dalla Corte d’Appello di Brescia nel luglio 2024. Questo tragico evento, avvenuto nel 2006, ha segnato profondamente la comunità e l’intero paese, diventando uno dei casi di cronaca nera più discussi in Italia.

La strage di Erba: un evento drammatico

La sera dell’11 dicembre 2006, un incendio ha portato i vigili del fuoco a intervenire in un appartamento di via Diaz, a Erba, in provincia di Como. Quello che inizialmente sembrava un semplice rogo si è rivelato un orrendo delitto. All’interno dell’abitazione, i soccorritori hanno scoperto cinque corpi, tra cui tre donne, un uomo e un bambino, tutti vittime di accoltellamenti. La scena era devastante e ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva.

Le vittime principali di questa strage sono Raffaella Castagna, trentenne, e il suo bambino Youssef Marzouk, di soli due anni. Le altre vittime sono la madre di Raffaella, Paola Galli, di 57 anni, e la vicina di casa, Valeria Cherubini, di 55 anni. L’unico sopravvissuto, Mario Frigerio, marito di Valeria, ha avuto la fortuna di salvarsi grazie a una malformazione che ha evitato la recisione della carotide.

Le vittime e il contesto familiare

La tragedia ha colpito profondamente non solo le famiglie delle vittime, ma anche l’intera comunità di Erba. Raffaella Castagna e il suo bambino sono stati sepolti in Tunisia, paese d’origine del marito Azouz Marzouk, che in quel momento non si trovava in Italia. La madre di Raffaella, Paola Galli, e la vicina Valeria Cherubini hanno subito un destino simile, lasciando un vuoto incolmabile nei cuori dei loro cari.

La casa di Raffaella è stata donata alla Caritas, diventando un rifugio per famiglie in difficoltà, mentre l’abitazione di Rosa Bazzi e Olindo Romano è stata venduta all’asta per 69mila euro. Il ricavato è stato destinato ai familiari delle vittime come forma di risarcimento, un gesto che non può però colmare il dolore per la perdita subita.

I sospetti e l’arresto della coppia

Inizialmente, il principale sospettato era Azouz Marzouk, il marito di Raffaella, a causa della sua assenza al momento della strage. Tuttavia, il suocero Carlo Castagna ha subito difeso la sua innocenza, confermando che si trovava in Tunisia per un viaggio programmato. Le indagini si sono quindi concentrate su Rosa Bazzi e Olindo Romano, una coppia che viveva nell’appartamento sottostante a quello della strage.

L’8 gennaio 2007, dopo un’attenta analisi delle prove e dei contenziosi legali tra le famiglie, i due sono stati arrestati. Raffaella Castagna aveva infatti denunciato i Romano per ingiurie e lesioni in seguito a una lite avvenuta nel dicembre 2005. Nonostante la coppia avesse fornito un alibi, sostenendo di trovarsi in un ristorante McDonald’s al momento degli omicidi, le tempistiche non hanno coinciso con la cronologia degli eventi.

La sentenza finale e le implicazioni

Il processo ha attraversato tre gradi di giudizio, culminando con la sentenza della Corte d’Appello di Brescia nel luglio 2024, che ha dichiarato inammissibile la richiesta di revisione. La decisione della Suprema Corte del 25 marzo 2025 ha chiuso un capitolo doloroso per la comunità di Erba e per le famiglie coinvolte, confermando le condanne all’ergastolo per Olindo Romano e Rosa Bazzi.

Questo caso ha sollevato interrogativi su temi di giustizia e verità, rimanendo impresso nella memoria collettiva come un esempio di come la violenza possa colpire in modo inaspettato e devastante. La strage di Erba continua a essere un monito sulla fragilità della vita e sull’importanza di una giustizia che faccia i conti con la verità.