La vicenda dell’omicidio di Giulia, giovane donna incinta di sette mesi uccisa nella sua casa a Senago il 27 maggio 2023, arriva ora in appello. Alessandro Impagnatiello, ex barman di 32 anni e compagno della vittima, è stato condannato all’ergastolo in primo grado. Il processo d’appello davanti alla Corte d’Assise di Milano si apre con le richieste della difesa e con una famiglia che continua a chiedere verità.
Il dramma familiare e il ricordo di giulia attraverso le parole dei genitori
Franco Tramontano, padre di Giulia, ha affidato ai social un messaggio commovente poche ore prima dell’inizio del processo d’appello. Con parole semplici ma cariche di sentimento ha ricordato la figlia come una persona amata profondamente da chi le stava vicino. Ha sottolineato la dolcezza e la gentilezza che Giulia aveva donato senza riserve nel corso della sua vita.
Anche Loredana Femiano, madre della ragazza scomparsa prematuramente, ha voluto esprimere il legame forte che ancora tiene unita la famiglia nonostante il dolore immenso. Pubblicando una foto che ritrae tutta la famiglia insieme ha scritto “Cinque per sempre”, un modo per ribadire quanto i legami affettivi resistano oltre ogni tragedia.
Questi messaggi pubblici testimoniano non solo l’amore verso Giulia ma anche l’attesa per una giustizia piena nel procedimento giudiziario ormai avviato.
I capi d’accusa contro impagnatiello: omicidio volontario pluriaggravato e altri reati contestati
Alessandro Impagnatiello è accusato principalmente del delitto più grave: omicidio volontario pluriaggravato nei confronti della fidanzata incinta al settimo mese. Le indagini hanno stabilito che sono state inflitte ben 37 coltellate alla vittima durante quella tragica notte nella loro abitazione a Senago.
Oltre al reato principale vengono contestate anche accuse correlate come procurato aborto dovuto alle lesioni gravissime subite dalla donna prima del decesso e occultamento del cadavere con lo scopo presumibile di nascondere tracce dell’aggressione o rallentare le indagini delle forze dell’ordine.
Il quadro accusatorio resta quindi pesante ed articolato soprattutto perché gli elementi raccolti dagli investigatori sembrano indicare un gesto premeditato ed eseguito con particolare crudeltà verso una persona vulnerabile in attesa di diventare madre.
Le strategie difensive nel processo d’appello davanti alla corte d’assise milanese
Durante l’udienza presso la Corte d’Assise d’Appello a Milano l’avvocata difensore Giulia Geradini si concentrerà sulla richiesta esplicita riguardante due aggravanti fondamentali contestate al suo assistito: premeditazione e crudeltà.
La linea difensiva mira ad escludere questi due elementi aggravanti dal capo imputazione principale così da ottenere una riduzione significativa della pena oppure addirittura rivederne alcune dinamiche sostanziali relative ai fatti accertati in primo grado.
Questa strategia nasce dall’esigenza processuale – tipica nei gradi successivi –di smontare o quantomeno indebolire parti delle motivazioni adottate dal tribunale originario nell’emissione della sentenza definitiva all’ergastolo nei confronti dell’imputato cioè Impagnatiello stesso.
Attese per l’esito finale e impatto mediatico
L’esito finale dipenderà dalle argomentazioni portate avanti dalle parti coinvolte, dal peso delle prove presentate nuovamente in aula, oltre naturalmente alle valutazioni giudiziarie sulla coerenza degli eventi descritti rispetto agli elementi raccolti precedentemente dagli organi investigativi.
Gli sviluppi saranno attentamente seguiti sia dai media sia dalla comunità locale colpita ancora dalla ferocia dei fatti avvenuti poco meno di un anno fa.