La sentenza di secondo grado nel processo a carico di Alessandro Impagnatiello, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano, ha confermato la pena massima ma escluso l’aggravante della premeditazione. La procura generale di Milano attende ora le motivazioni ufficiali del verdetto, che saranno depositate entro il 15 settembre. Solo dopo questa fase si deciderà se ricorrere in Cassazione.
La sentenza d’appello e le modifiche rispetto al primo grado
Il 2025 ha visto un passaggio importante nel caso dell’omicidio di Giulia Tramontano, giovane donna incinta al settimo mese uccisa dal compagno Alessandro Impagnatiello. I giudici della Corte d’Assise d’appello hanno confermato la condanna all’ergastolo nei confronti dell’ex barman. Tuttavia hanno escluso l’aggravante della premeditazione riconosciuta invece in primo grado.
La Corte ha ritenuto valide solo le aggravanti legate al rapporto di convivenza tra i due e alla crudeltà del gesto. Questa decisione segna una differenza sostanziale rispetto alla prima sentenza che aveva descritto un piano accurato da parte dell’imputato per uccidere Giulia.
L’esclusione della premeditazione ha suscitato reazioni forti soprattutto tra i familiari della vittima. La sorella Chiara Tramontano si è espressa pubblicamente su Instagram criticando duramente la scelta dei giudici e ricordando come il compagno avrebbe “avvelenato” Giulia per sei mesi prima del tragico epilogo.
Elementi chiave delle indagini e contesto delle accuse
Le indagini avevano evidenziato una serie di comportamenti sospetti da parte di Impagnatiello nei mesi precedenti all’omicidio avvenuto il 27 maggio 2023 a Milano. Secondo quanto emerso in aula durante il primo processo, l’uomo aveva effettuato ricerche online riguardanti gli effetti del veleno per topi già dal dicembre precedente.
Questi dati erano stati considerati come prova della volontà pianificata dell’imputato nell’avvelenare lentamente la fidanzata incinta con sostanze tossiche somministrate gradualmente nel tempo.
Nel giorno stesso dell’assassinio, prima che Giulia tornasse a casa quella sera, Impagnatiello aveva cercato sul web anche informazioni relative alla “ceramica bruciata vasca da bagno”. Questa ricerca era collegata al tentativo poi fallito dello stesso imputato di bruciare il corpo nella vasca domestica dopo averla colpita con ben 37 coltellate mortali.
Questi dettagli erano stati fondamentali nella ricostruzione accusatoria originaria ma sono stati rivalutati dalla Corte d’appello che non li ha interpretati come prova sufficiente per sostenere la premeditazione del crimine.
Ruolo e prossimi passi della procura generale milanese
La Procura generale diretta da Francesca Nanni insieme alla sostituta pg Maria Pia Gualtieri sta ora aspettando il deposito ufficiale delle motivazioni scritte che accompagneranno la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’appello milanese entro metà settembre 2025.
Solo dopo aver letto queste motivazioni potrà valutare se presentare ricorso presso la Corte Suprema di Cassazione contro alcune parti del verdetto o confermarlo definitivamente così com’è stato pronunciato dai giudici secondari.
Il procedimento rimane quindi aperto sotto questo profilo processuale mentre resta ferma l’esecuzione immediata dell’ergastolo inflitto ad Alessandro Impagnatiello per aver tolto violentemente la vita a una donna incinta con modalità particolarmente violente e drammatiche documentate durante tutto lo svolgimento dei processi finora celebrati a Milano.