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Processo a Milano per resistenza a pubblico ufficiale dopo la morte del 19enne egiziano Ramy Elgaml

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Il caso che riguarda la morte di Ramy Elgaml, il giovane egiziano di 19 anni deceduto durante un inseguimento con i carabinieri a Milano, si avvia verso nuove fasi processuali. Il processo abbreviato per resistenza a pubblico ufficiale coinvolge Fares Bouzidi, amico della vittima e conducente dello scooter al centro dell’incidente. Le indagini toccano anche aspetti legati all’omissione e al possibile depistaggio da parte di alcuni militari.

Le parti civili nel processo per resistenza a pubblico ufficiale

Il procedimento giudiziario aperto contro Fares Bouzidi vedrà come parti offese i sei carabinieri impegnati nell’inseguimento notturno del 24 novembre scorso. Questi militari erano dislocati su tre auto diverse e hanno seguito lo scooter guidato da Bouzidi per circa otto chilometri prima dello schianto fatale in cui è morto Ramy Elgaml. La posizione dell’imputato ha subito varie modifiche: inizialmente agli arresti domiciliari, poi sostituiti dall’obbligo di firma.

L’udienza preliminare davanti al giudice fabbrizio filice

L’udienza preliminare davanti al giudice per l’udienza preliminare Fabrizio Filice è fissata il 26 giugno a Milano. In quella sede i legali dei carabinieri formalizzeranno le richieste di costituzione delle loro assistiti come parti civili nel procedimento penale contro Bouzidi. Alcune delle istanze sono ancora in corso di valutazione dai rispettivi difensori.

Le accuse riguardano la resistenza opposta ai pubblici ufficiali durante l’inseguimento che ha provocato l’incidente mortale; questo rende i militari soggetti direttamente coinvolti nella causa civile collegata alle conseguenze dell’evento.

Lo stato delle indagini sull’accusa di omicidio stradale

Parallelamente procede l’indagine sulla possibile responsabilità penale relativa all’omicidio stradale connesso alla stessa vicenda. I pm Giancarla Serafini e Marco Cirigliano stanno completando gli accertamenti tecnici dopo aver ricevuto una consulenza dettagliata dall’ingegnere Domenico Romaniello.

Nel rapporto tecnico lungo 164 pagine, Romaniello attribuisce tutta la colpa dell’incidente al comportamento del ventiduenne amico della vittima, mentre definisce corrette le manovre del carabiniere alla guida dell’ultima vettura che prese parte all’inseguimento. Questo documento potrebbe orientare le decisioni della procura in merito alle contestazioni formali da muovere nei confronti degli indagati.

La definizione finale sulle responsabilità sarà annunciata nei prossimi giorni quando gli atti saranno depositati formalmente presso il tribunale milanese.

L’indagine parallela su depistaggio e frode processuale tra i carabinieri coinvolti

Un ulteriore filone investigativo riguarda alcuni dei carabinieri partecipanti alla vicenda sotto accusa per reati diversi dalla guida o dalla condotta durante l’inseguimento stesso: si tratta infatti dei sospetti su depistaggio, frodi processuale e favoreggiamento aggravato.

Secondo quanto emerso dalle indagini preliminari due militari avrebbero ordinato la cancellazione di un video realizzato da un testimone con il cellulare proprio mentre era in corso lo sviluppo degli eventi notturni fatali; questa azione potrebbe configurare un tentativo diretto ad alterare le prove utili al processo.

Gli sviluppi relativi a queste accuse sono ancora in fase istruttoria ma potrebbero portare ad ulteriori contestazioni penali nei confronti degli agenti coinvolti nell’intera operazione notturna milanese.

Written by
Luca Moretti

Luca Moretti è un blogger e analista indipendente con un forte focus su politica e cronaca. Con uno stile incisivo e documentato, approfondisce temi di attualità nazionale e internazionale, offrendo ai lettori chiavi di lettura chiare e puntuali. Il suo lavoro è guidato da una costante ricerca della verità e da un impegno verso l’informazione libera e consapevole.

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