La 79ª edizione del premio strega si è svolta a Roma con un clima teso, segnato da polemiche legate all’assenza del ministro della cultura Alessandro Giuli. La serata di gala si è tenuta al giardino delle tartarughe, ma le discussioni sul futuro della manifestazione e le tensioni tra politica e mondo culturale hanno dominato il dibattito. Tra riflessioni sulla tradizione e ipotesi di spostamento della cerimonia, la kermesse ha raccolto opinioni contrastanti da parte degli addetti ai lavori.
Alla vigilia dell’evento principale, il ministro della cultura Alessandro Giuli ha creato scalpore per la sua assenza alla serata di premiazione. Giuli aveva dichiarato di non aver ricevuto i libri finalisti in tempo utile, ironizzando sulla sua posizione definendosi “nemico della domenica”, un riferimento sarcastico al programma televisivo Amico della Domenica dove era stato ospite. Stefano Petrocchi, direttore della fondazione Bellonci che organizza il premio strega, ha cercato di smorzare i toni spiegando che i volumi erano stati inviati regolarmente tramite l’ufficio del ministro a Berlino.
Questa situazione ha acceso un dibattito sulle relazioni tra governo e mondo culturale italiano in vista dell’importante appuntamento letterario. L’assenza del rappresentante istituzionale più alto nel settore cultura ha fatto discutere soprattutto per la valenza simbolica che riveste la presenza ministeriale durante una manifestazione così radicata nella storia italiana.
Nel corso dell’incontro romano è tornata d’attualità l’ipotesi di spostare la cerimonia finale fuori dal giardino delle tartarughe già dal 2026. Stefano Petrocchi non si è soffermato troppo sull’argomento ma ha ricordato come negli ultimi decenni lo Strega abbia cambiato sede solo in rare occasioni mantenendo comunque una forte continuità con luoghi storici come il ninfeo o villa giulia.
L’edizione 2022 aveva visto lo svolgimento dello Strega Giovani presso Cinecittà proprio per portare attenzione alle periferie urbane romane. La concessione per ospitare l’evento viene rinnovata ogni anno su richiesta dei luoghi interessati alla manifestazione stessa. La discussione intorno a Cinecittà riguarda quindi anche una possibile apertura verso ambientazioni più ampie senza però compromettere le radici storiche dello Strega.
Si suggerisce inoltre una convivenza tra location diverse, per un equilibrio tra tradizione e innovazione, anche per evitare contrapposizioni inutili.
Al tavolo durante la cena sono emerse diverse opinioni riguardo alle difficoltà nei rapporti tra governo attuale e cultura italiana. Stefano Mauri, presidente del gruppo Mauri Spagnol, evidenzia come gli “incidenti diplomatici” siano diventati frequenti fra politica culturale ed esponenti artistici sottolineando quanto sarebbe necessario un dialogo più chiaro basandosi sui principi costituzionali.
Enrico Selva Coddè, amministratore delegato Mondadori Libri, preferisce non commentare mentre Elisabetta Rasy, giornalista al tavolo Rizzoli, osserva che “senza qualche polemica lo Strega perderebbe parte del suo carattere storico”; suggerisce inoltre una convivenza fra location diverse come ninfeo e Cinecittà evitando competizioni inutilmente contrapposte.
Dacia Maraini ribadisce invece l’importanza delle tradizioni legate allo spazio storico scelto sottolineando che eventuale cambio dovrebbe essere motivato da eventi eccezionali come incendi o emergenze gravi; critica poi i tagli destinati al cinema italiano giudicandoli negativamente per tutto l’ambiente artistico nazionale.
Massimo Turchetta, editore Rizzoli, ricorda infine quanto investire nella cultura significhi ottenere ritorni concreti sia socialmente sia economicamente auspicando maggior sostegno finanziario piuttosto che riduzioni dei fondi disponibili nel campo artistico-letterario.
Le posizioni espresse mostrano uno scenario complesso dove storia, politica ed economia si intrecciano attorno a uno degli appuntamenti più importanti dedicati alla letteratura italiana contemporanea.
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