Un acceso confronto ha animato la scena sanitaria lombarda tra il presidente dell’Ordine dei medici di Milano, Roberto Carlo Rossi, e il presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana. Al centro la recente sottoscrizione di un protocollo con i carabinieri dei Nas, finalizzato a indagare sulle difficoltà nel ridurre le liste d’attesa. L’accordo ha acceso una discussione sulle modalità di controllo e sul futuro della gestione del sistema sanitario regionale.
Le preoccupazioni dell’ordine dei medici di milano
Roberto Carlo Rossi ha espresso forti perplessità rispetto al ruolo che dovrebbero avere i carabinieri dei Nas nel controllo delle liste d’attesa e di altri aspetti della sanità lombarda. Secondo Rossi, affidare sistematicamente questo compito ai Nas equivale a una militarizzazione della sanità, una delega che indica una incapacità di governo e una mancanza di risorse strutturali all’interno del sistema regionale.
Il presidente dell’Ordine ha osservato che la regione, con questo protocollo, ammette implicitamente di non avere gli strumenti e le competenze interne per gestire i controlli necessari. Questo sposta la responsabilità e l’attenzione negativa dai vertici amministrativi verso i medici, che ogni giorno lavorano in condizioni difficili negli ospedali e negli ambulatori lombardi.
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Rossi ha rigettato l’idea che si debba parlare di favoritismi o di indagini mirate contro singoli medici o reparti, ricordando che quando esistono vere criticità, l’Ordine è pronto a intervenire per correggerle. Ha denunciato invece un clima di sfiducia che finisce per indebolire l’intera categoria, senza mettere a fuoco le cause reali del malfunzionamento sanitario, legate a carenze di personale, finanziamenti insufficienti e medici sottoposti a turni massacranti.
Il presidente ha sottolineato la necessità di ripristinare finanziamenti al Servizio sanitario nazionale e di potenziare organici e risorse per offrire risposte concrete. Fondamentale sarebbe anche introdurre normative capaci di tutelare i medici da cause legali infondate, oltre a riconoscere un giusto compenso per il loro lavoro. Poi, ha aggiunto, si potranno fare controlli con strumenti tecnici e trasparenti interni al sistema sanitario.
Per Rossi chiamare i carabinieri a intervenire non è un segnale di rigore, ma una scelta che rischia di delegittimare chi cura i pazienti e di alimentare atti di violenza contro gli operatori sanitari.
La replica di fontana e la difesa del protocollo
Il governatore lombardo Attilio Fontana ha risposto alle critiche sottolineando la necessità di affrontare le cause profonde delle liste d’attesa, che in Lombardia continuano a crescere nonostante l’aumento delle prestazioni offerte. Ha definito doveroso verificare le ragioni di questa anomalia del sistema, e ha respinto le accuse come resistenze al cambiamento.
Fontana ha detto di non comprendere il motivo per cui ci si debba opporre a un’indagine che mira a migliorare il servizio pubblico. Le indagini con i carabinieri dei Nas, secondo il presidente della regione, servono a cercare trasparenza e chiarezza, individuando eventuali responsabilità e il modo migliore per ottimizzare i tempi e la qualità dell’assistenza.
Il governatore ha lanciato un affondo complessivo: a suo giudizio chi si oppone alle verifiche potrebbe avere qualcosa da nascondere. Il tono netto segnala uno scontro senza mediazioni tra l’esecutivo regionale e il mondo medico, con il protocollo coi Nas al centro di una discussione aperta sulla gestione degli ospedali lombardi.
Contesto e implicazioni del protocollo con i carabinieri nas
Il protocollo siglato in Regione Lombardia, firmato nel 2025, incarica i Nas di monitorare le liste d’attesa e le modalità con cui vengono gestite le prenotazioni di visite e interventi. Questa scelta nasce dalla difficoltà di abbattere i ritardi che accumulano in molte strutture pubbliche, malgrado l’aumento delle prestazioni e degli investimenti annunciati negli ultimi anni.
L’intervento dei Nas vuole garantire un controllo più incisivo e prevenire fenomeni di favoritismi o pratiche irregolari, oltre a verificare la correttezza delle prescrizioni e la gestione del personale sanitario.
L’adozione di forze di polizia specializzate nel settore sanitario si lega a un quadro di criticità spesso denunciato dagli operatori: carenze strutturali, sovraccarico dei professionisti, limiti organizzativi.
Questa modalità però ha generato un acceso dibattito, con posizioni contrastanti tra i medici e le istituzioni politiche. Da una parte c’è una preoccupazione per gli effetti che un controllo esterno di questo tipo può provocare sulla fiducia tra operatori e cittadini. Dall’altra si sottolinea la necessità di ripensare profondamente il sistema di gestione, utilizzando strumenti nuovi per evitare sprechi e disfunzioni.
Riflessioni sulle responsabilità e interventi futuri
La discussione invita a riflettere sulle responsabilità reali delle varie componenti del sistema sanitario e sui possibili interventi, anche normativi, per garantire tempi di attesa più contenuti, trasparenza e rispetto dei diritti dei pazienti. Un tema che resta cruciale per la tenuta e il futuro della sanità pubblica in Lombardia e in Italia.