Questa mattina la cerimonia in ricordo di Piero Mazzola e Graziano Giralucci, uccisi dalle brigate rosse nel 1974 a Padova, è stata segnata da tensioni e critiche. Le reazioni si sono concentrate sulla rappresentanza istituzionale e sul ruolo del Comune nella commemorazione, un episodio che riapre discussioni ancora vive sui modi con cui si ricordano le vittime del terrorismo.
Contestazione durante la commemorazione per mazzola e giralucci a padova
La commemorazione delle vittime delle brigate rosse, svoltasi in via Zabarella il 17 giugno, ha subito una brusca interruzione a causa di una protesta energica del figlio di Piero Mazzola. Giuseppe Mazzola, padre di Piero, ucciso dalle brigate rosse nella stessa data nel 1974, ha espresso pubblicamente il suo disagio per la scelta del Comune di Padova di delegare la rappresentanza istituzionale all’assessore ai quartieri e ai servizi demografici, Francesca Benciolini, ritenuta non adeguata al peso simbolico dell’evento.
La protesta ha trovato appoggio nel segretario cittadino di Fratelli d’Italia, Gabriele Zanon, che ha definito la scelta un «atto peggiore del negazionismo», un riferimento forte al fatto che per anni le famiglie delle vittime abbiano dovuto affrontare non solo il dolore per la perdita, ma anche l’indifferenza o l’ignoranza verso il significato di quei fatti. Zanon ha inoltre criticato le dichiarazioni pronunciate durante la cerimonia dall’assessore Benciolini, giudicandole insufficienti o inappropriate rispetto all’importanza della ricorrenza.
Posizione e motivazioni del comune
La risposta ufficiale da parte dell’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Giordani, non ha tardato ad arrivare attraverso fonti di Palazzo Moroni. Il Comune ha spiegato che la scelta di non far partecipare il sindaco o assessori con la fascia tricolore deriva da una circolare prefettizia, basata su disposizioni del ministero dell’interno, che vieta agli amministratori di indossare simboli istituzionali durante cerimonie di questo tipo.
Palazzo Moroni ha ribadito il rispetto profondo che l’amministrazione nutre per la memoria di Mazzola e Giralucci, definendo la commemorazione un momento di fondamentale valore civico per la città di Padova. Per l’assessore Benciolini, la nota ufficiale ha sottolineato la sua commozione personale durante il discorso, smorzando le critiche sulle sue parole e ribadendo che non si vuole alimentare una polemica che potrebbe dividere una comunità che invece dovrebbe restare unita nel ricordo.
Il peso storico della vicenda e il dibattito pubblico a padova
L’uccisione di Piero Mazzola e Graziano Giralucci è uno degli episodi più significativi della stagione delle Brigate Rosse a Padova e rappresenta una ferita aperta nella memoria collettiva della città. Il caso di questa mattina dimostra come, a distanza di oltre cinquant’anni, il modo di commemorare le vittime del terrorismo sia ancora un tema sensibile e contestato.
Le critiche di Fratelli d’Italia e della famiglia Mazzola rivelano una richiesta di maggiore riconoscimento e rispetto, soprattutto istituzionale, che va oltre il semplice ricordo formale. Di fronte a questo appello, l’amministrazione cerca di bilanciare il rispetto della normativa con la necessità di mantenere un clima civile e partecipativo che non alimenti divisioni, un aspetto delicato in una città come Padova che ha sperimentato direttamente la violenza politica degli anni di piombo.
Il confronto tra istituzioni e cittadini
A emergere è un confronto difficile tra chi reclama un tributo più solenne e chi si muove nel rispetto di regole stabilite per evitare strumentalizzazioni politiche. Questa tensione riflette non solo una questione locale ma un nodo nazionale sul ricordo delle vittime del terrorismo e sul ruolo che le istituzioni dovrebbero svolgere in queste occasioni.