Pm storari chiede 10 anni di carcere per lucca capo curva sud e daniele cataldo per tentato omicidio
Il pubblico ministero Paolo Storari ha chiesto 10 anni di reclusione per Luca Lucci e Daniele Cataldo, accusati di tentato omicidio e associazione a delinquere legata alle curve di San Siro.

Il processo sulle curve di San Siro a Milano vede la richiesta di 10 anni di carcere per Luca Lucci e Daniele Cataldo, accusati di tentato omicidio, associazione a delinquere e violenze nel contesto ultras del Milan e dell’Inter. - Unita.tv
Il processo sulle curve di San Siro a Milano ha visto una nuova richiesta del pubblico ministero Paolo Storari, che ha chiesto 10 anni di reclusione per Luca Lucci, leader storico della curva sud del Milan, accusato di essere il mandante di un tentato omicidio e di far parte di un’associazione a delinquere coinvolta in aggressioni ed estorsioni. Alla stessa pena è stata sottoposta la richiesta per Daniele Cataldo, suo vice, ritenuto l’esecutore materiale del fatto criminale del 2019.
Il contesto del processo alle curve di san siro
L’udienza si è tenuta nell’aula bunker presso il carcere di San Vittore, scenario noto per accogliere processi rilevanti di cronaca nera a Milano. Il fascicolo riguarda un giro di violenze e intimidazioni all’interno degli ambienti ultras del Milan e dell’Inter, con accuse di aggressioni pianificate, estorsioni e il tentato omicidio dell’ultrà Enzo Anghinelli. Lucci, storico capo della curva sud rossonera, è uno dei principali imputati. Il pm ha sottolineato il suo ruolo centrale nelle dinamiche criminali che hanno coinvolto i gruppi ultras, mettendo in luce il sistema organizzato di potere e violenza.
Lo stesso processo riguarda anche altri tifosi ultrà milanisti, con richieste di condanna già avanzate e in arrivo altre per le frange interiste. La vicenda si inserisce in un contesto più ampio di controlli e indagini sulle infiltrazioni criminali negli stadi italiani, dove la gestione delle curve viene spesso legata a fenomeni di violenza e illegalità.
Leggi anche:
La ricostruzione delle accuse per il tentato omicidio del 2019
Il tentato omicidio cui è legata la richiesta di condanna ha visto come vittima Enzo Anghinelli, ultrà vicino al gruppo milanista, aggredito nel 2019. Secondo le indagini del pm Storari, Luca Lucci avrebbe ordinato l’aggressione per motivi legati al controllo della curva sud e alla gestione degli affari illeciti all’interno del gruppo. Daniele Cataldo, considerato braccio operativo di Lucci, avrebbe portato a termine materialmente l’attacco.
Le accuse specificano che dietro l’aggressione c’era un’organizzazione criminale composta da vari militanti ultras, che operava con una struttura ben definita. Questo ha portato il magistrato a chiedere la condanna anche per associazione a delinquere finalizzata a compiere atti violenti e estorsivi nel territorio milanese. Le prove raccolte si basano su intercettazioni, testimonianze e attività di polizia giudiziaria che hanno evidenziato la pianificazione e l’esecuzione delle azioni criminali.
Altri imputati e sviluppi nel procedimento giudiziario
Già durante il mese di maggio il pm Storari aveva avanzato richieste di pena per altri tre imputati legati alla curva rossonera. A ricevere la richiesta più alta è stato Francesco Lucci, fratello di Luca, con sei anni e dieci mesi di reclusione. Christian Rosiello, ex bodyguard del cantante Fedez, e Riccardo Bonissi hanno ricevuto richieste di quattro anni e dieci mesi ciascuno.
Questi nomi si inseriscono in un quadro più ampio che sta emergendo dagli accertamenti, indicando un sistema radicato che coinvolge diverse persone legate all’ambiente ultras milanista. Nel processo, infatti, si valuta la responsabilità di ogni componente nei diversi episodi di violenza e nelle attività illecite che si susseguivano all’interno della curva.
Il procedimento segue una linea rigorosa che mira a scardinare i rapporti tra violenza e gestione delle fazioni organizzate negli stadi, un fenomeno che interessa sia il Milan che l’Inter. Verranno nelle prossime settimane ufficializzate altre richieste di condanna per i tifosi interisti coinvolti nelle stesse dinamiche.
Le implicazioni per il mondo ultras milanese e la sicurezza dello stadio
Il caso di Luca Lucci e degli altri imputati segna un punto importante nell’attenzione che le autorità pongono sulle curve di San Siro, dove le violenze fra gruppi rivali hanno spesso creato situazioni di pericolo reale per i tifosi e per l’ordine pubblico. Le richieste di condanna rappresentano un tentativo di mettere un freno alle azioni criminali che compromettono la serenità degli eventi sportivi.
Il lavoro investigativo ha portato alla luce come alcuni gruppi ultras abbiano imposto una forma di controllo basata su intimidazioni ed estorsioni, toccando anche figure con ruoli sociali più ampi, come quello dell’ex bodyguard di un personaggio pubblico. La vicenda evidenzia il intreccio tra calcio, criminalità e tifoserie organizzate, uno dei temi più dibattuti negli ultimi anni all’interno di molti club italiani.
Con le prossime udienze, si attendono movimenti decisivi nel processo, che potrebbe avere riflessi importanti sulla gestione della sicurezza in stadio e sulle misure volte a limitare le infiltrazioni di persone violente all’interno degli eventi sportivi di alto impatto come le partite di serie A. Il caso di San Siro non è isolato ma fa parte di una più vasta serie di interventi contro la criminalità ultras in tutta Italia.