Il processo nato dall’operazione ragnatela, che ha coinvolto carabinieri e guardia di finanza a bologna, arriva a un momento cruciale con la richiesta di condanne da parte del pm della dda Roberto Ceroni. I reati contestati agli imputati riguardano estorsione, bancarotta e violazioni fiscali collegate alla gestione di una casa di riposo sull’appennino bolognese. L’inchiesta ha svelato un sistema che avrebbe utilizzato metodi intimidatori per imporre il controllo su attività economiche locali.
L’operazione ragnatela: arresti e sequestri tra calabria ed emilia-romagna
L’indagine denominata ragnatela si è conclusa nell’ottobre 2021 con due arresti eseguiti nei confronti di Francesco Zuccalà e Fiore Moliterni, entrambi originari della provincia di crotone. Le forze dell’ordine hanno inoltre disposto un sequestro preventivo legato alle attività sospette nel territorio bolognese. L’inchiesta ha messo in luce come il gruppo criminale abbia agito tra calabria ed emilia-romagna per consolidare posizioni economiche tramite pratiche illegali.
Le accuse spaziano da estorsione a reati tributari fino alla bancarotta fraudolenta. Il collegio giudicante presieduto dal magistrato Massimiliano Cenni sta valutando le prove raccolte durante le indagini coordinate dalla dda locale. La complessità delle accuse riflette la natura articolata del caso, che coinvolge più persone accusate a vario titolo.
Richieste della procura: pene fino a nove anni per i principali imputati
Il pm Roberto Ceroni ha chiesto condanne comprese tra due e nove anni per quindici imputati chiamati in causa nel procedimento penale. Tra questi spiccano le richieste più severe rivolte a Fiore Moliterni, destinatario della pena massima richiesta, e Omar Mohamed al quale sono stati attribuiti sette anni e sei mesi.
Entrambi gli imputati devono rispondere anche dell’aggravante del metodo mafioso; questa accusa sottolinea l’utilizzo sistematico della violenza o minaccia come strumento coercitivo nelle loro azioni criminali. Altri due indagati hanno scelto la strada del patteggiamento; le loro posizioni sono state separate dal procedimento principale con udienze previste davanti ad altri collegi giudicanti.
Gestione illecita della casa di riposo sassocardo: svuotamento dei beni e intimidazioni ai lavoratori
Secondo quanto ricostruito dall’accusa, il gruppo si sarebbe appropriato illegalmente della gestione della casa di riposo sassocardo situata ad alto reno terme sull’appennino bolognese. La vecchia società era già in dissesto finanziario quando è stata svuotata delle risorse liquide prima del fallimento ufficiale avvenuto nel 2016.
I responsabili avrebbero creato una nuova cooperativa usando prestanome per mascherare la reale titolarità dell’attività sociale assistenziale continuando così l’attività sotto nuove vesti giuridiche ma mantenendo il controllo effettivo sulle risorse economiche disponibili.
Un aspetto grave riguarda le modalità intimidatorie adottate contro i dipendenti dello stabile: minacce finalizzate a costringerli alle dimissioni volontarie seguite dalla riassunzione nella nuova struttura gestita dagli stessi indagati secondo logiche tipicamente mafiose descritte dagli investigatori durante l’indagine.
Tentata estorsione al dopolavoro ferroviario: implicazioni penali aggiuntive
Tra gli episodi contestati emerge anche una tentata estorsione messa in atto da Omar Mohamed presso la sede del dopolavoro ferroviario di Bologna. Questo fatto rappresenta uno degli elementi che aggravano ulteriormente la posizione dell’imprenditore già coinvolto nella vicenda principale relativa alla casa di riposo.
La presenza sul territorio cittadino attraverso diversi locali pubblici conferma come alcune figure abbiano cercato espandere influenze attraverso pressioni illegali su soggetti privati o organizzazioni associative locali favorendo interessi personali o collettivi riconducibili al gruppo accusato dalla procura antimafia locale.
Ruolo delle parti civili nel processo contro gli imputati dell’operazione ragnatela
Nel corso del procedimento si sono costituite parti civili importanti istituzioni territoriali quali la città metropolitana di Bologna rappresentata dall’avvocato Salvatore Tesoriero insieme alla regione Emilia-Romagna difesa dall’avvocato Alessandro Gamberini. Questi enti chiedono ristoro dei danni subiti dalle attività criminali scoperte tramite questa lunga indagine giudiziaria.
La partecipazione attiva delle istituzioni sottolinea quanto questo caso abbia avuto impatti concreti sulla comunità locale, non solo sotto aspetti economici ma anche sociali considerata l’importanza dei servizi offerti dalla struttura sanitaria oggetto d’infiltrazioni malavitose.
L’esito processuale sarà definito dopo la pausa estiva, quando il collegio presieduto dal magistrato Cenni pronuncerà sentenza sulle responsabilità accertate durante tutte le udienze finora svolte.