Pietro Parolin tra diplomazia vaticana e il ruolo di segretario di stato nel pontificato di Francesco

L’ascesa di Pietro Parolin, segretario di Stato sotto papa Francesco, evidenzia il suo ruolo cruciale nella diplomazia vaticana e le sfide affrontate nel dialogo con stati complessi come la Cina.
Pietro Parolin, originario di Vicenza, è un cardinale e diplomatico vaticano che, dopo una lunga carriera internazionale, è diventato segretario di stato sotto papa Francesco, noto per il suo impegno nel dialogo politico-religioso e per il ruolo chiave negli accordi con la Cina. - Unita.tv

L’ascesa di Pietro Parolin nella gerarchia vaticana racconta la storia di un uomo che ha attraversato sfide personali e istituzionali profonde. Nato in provincia di Vicenza nel 1955, ha scelto una strada scandita dall’impegno nel dialogo internazionale e dalla costruzione di relazioni complesse, diventando uno dei protagonisti della diplomazia della Santa Sede fino al ruolo di segretario di stato sotto papa Francesco. Il suo percorso rivela un intreccio tra fede, politica e strategie ecclesiastiche in anni particolarmente delicati per la Chiesa.

Infanzia, formazione e primi passi nella chiesa

Pietro Parolin nasce a Schiavon, in provincia di Vicenza, da una famiglia cattolica impegnata negli affetti e nelle attività quotidiane: il padre gestiva una ferramenta, la madre insegnava. Questo ambiente ha segnato le sue prime esperienze di vita. A soli dieci anni affronta un lutto pesante, la morte del padre in un incidente stradale, evento che ha inciso profondamente sul suo cammino personale.

Il giovane Parolin manifesta presto una vocazione religiosa. A quattordici anni decide di entrare in seminario, una scelta che indirizza tutta la sua esistenza. Nel 1980 viene ordinato sacerdote a venticinque anni e poco dopo si trasferisce a Roma per specializzarsi in diritto canonico presso la Pontificia Università Gregoriana. Qui concentra i suoi sforzi anche sulla preparazione per la carriera diplomatica, un campo che richiede competenze specifiche e un impegno discreto ma costante.

L’avvio della carriera diplomatica e i primi incarichi internazionali

Il servizio diplomatico di Parolin comincia nel 1986. Il suo primo incarico lo porta in Nigeria, un paese con delicati equilibri politici e religiosi, dove la presenza della Santa Sede deve gestire molteplici aspetti. Seguono altri incarichi, tra cui una tappa importante in Messico, dove contribuisce a ricostruire le relazioni tra la Santa Sede e il paese, interrotte da anni di tensioni politiche.

Nel 1992 torna a Roma e lavora nella seconda sezione del Segretariato di Stato, mentre a capo c’è il cardinale Angelo Sodano. In questo ruolo si occupa dei rapporti con alcune nazioni europee come Italia, Spagna, Andorra e San Marino, gestendo le relazioni diplomatiche con attenzione ai dettagli. Nel 2000 partecipa anche alla revisione del Concordato Lateranense, un evento fondamentale per ridefinire i rapporti tra stato e Chiesa in Italia.

Competenze linguistiche e responsabilità diplomatiche fra 2000 e 2010

Tra le caratteristiche di Parolin spicca il dominio di varie lingue: parla fluentemente italiano, francese e spagnolo e conosce bene anche l’inglese. Le competenze linguistiche e culturali gli permettono di affrontare trattative complesse su più fronti. Dal 2002 al 2009 serve come sottosegretario per i rapporti con gli stati, incarico che lo pone al centro di dossier delicati in Asia e in Medio Oriente.

In particolare si occupa delle relazioni con Vietnam, Corea del Nord, Israele e soprattutto Cina, dove il dialogo con il governo locale è complicato e delicato. Nel 2009 papa Benedetto XVI lo nomina nunzio apostolico in Venezuela, ulteriore conferma della fiducia nella sua capacità diplomatica, in un paese che attraversa momenti di cambiamento sociale e politico.

L’ascesa a segretario di stato durante il pontificato di francesco

Nel 2013 papa Francesco sceglie Pietro Parolin come nuovo segretario di stato, segnando una svolta cruciale nella sua carriera e nel governo della Chiesa. Il ruolo di segretario di stato lo pone al centro delle decisioni politiche ed ecclesiastiche del Vaticano, con responsabilità che abbracciano temi interni e esterni alla Chiesa.

Un anno dopo entra nel Consiglio dei Cardinali, incaricati dal pontefice di sostenere le riforme dell’istituzione. Parolin diventa così un collaboratore stretto di Francesco, apprezzato per la riservatezza e l’equilibrio con cui gestisce i dossier più difficili. Il suo stile rievoca quello di papa Paolo VI, anch’egli ex diplomatico. Si mette in luce per la capacità di maneggiare questioni politiche senza compromettere le esigenze pastorali.

Il ruolo nell’accordo cina e le critiche dalla chiesa interna

Parolin si distingue come uno degli artefici di un’intesa poco trasparente siglata nel 2018 tra Santa Sede e Cina, che riguarda la nomina dei vescovi. L’accordo è stato rinnovato più volte, nel 2020, 2022 e più di recente nel 2024. Questo patto ha suscitato molte polemiche all’interno della Chiesa, anche da parte di figure come il cardinale Zen di Hong Kong, critico verso l’orientamento verso Pechino.

Secondo alcuni osservatori, si tratta della parte più controversa del suo lavoro diplomatico. Parolin però ha sempre difeso la decisione come necessaria, invitando alla cautela nel giudicare una questione dai molteplici aspetti politici e pastorali. La complessità di trovare un equilibrio tra libertà religiosa e dialogo con uno stato autoritario ha messo in rilievo i limiti della diplomazia vaticana.

Gestione di altre crisi e posizioni liturgiche

Negli anni successivi si fa notare per la gestione della crisi dell’Ordine di Malta tra 2016 e 2017, che vede la rimozione del gran maestro fra’ Matthew Festing. Questo episodio mostra la sua determinazione nel mantenere il controllo dell’istituzione e nel garantire la disciplina interna.

Su questioni liturgiche, Parolin mostra una forte opposizione alla celebrazione tradizionale più rigorosa, considerata in contrasto con lo spirito del Concilio Vaticano II e con la nuova linea sinodale voluta da papa Francesco. La sua posizione riflette una visione di Chiesa aperta al rinnovamento, pur mantenendo una certa distanza da forme che ritiene arretrate o divisive.

Percezioni critiche e consensi nella chiesa

I giudizi su Parolin si dividono nettamente. Da una parte c’è chi lo vede come esponente del progressismo ecclesiale, accusandolo di scendere a compromessi politici a scapito della chiarezza dottrinale. Spesso viene accostato alla Ostpolitik degli anni sessanta per il modo in cui affronta il rapporto con regimi complessi come quello cinese.

Dall’altro lato, i suoi sostenitori lo descrivono come un uomo impegnato nella pace, un mediatore instancabile che punta a mantenere la stabilità e le relazioni, caratteristiche preziose per la Chiesa in un mondo in rapido cambiamento. La capacità di gestire tensioni e conflitti senza eccessivi clamori resta un tratto riconosciuto nel suo lavoro.

Possibile candidata alla successione di francesco

Pietro Parolin è tra i pochi alti prelati rimasti in carica quasi per tutto il pontificato di papa Francesco. Nonostante alcune fasi di distanza, la fiducia del papa nei suoi confronti non è mai venuta meno. Dal 2014 è membro stabile del Consiglio dei Cardinali, incaricato di sostenere la guida della Chiesa.

Per chi cerca un successore di Francesco che mantenga un approccio vicino ai poveri, aperto al dialogo e sinodale, Parolin rappresenta un candidato naturale. Il suo stile è sobrio, meno appariscente ma pronto a portare avanti le riforme avviate negli ultimi anni, proseguendo in un percorso di apertura e confronto.