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Processo minorile a torino: critiche per l’udienza di 15 ore sui disordini al carcere ferrante aporti

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Il recente processo a dieci giovani accusati per i disordini avvenuti nell’agosto 2024 nel carcere minorile Ferrante Aporti di Torino ha sollevato forti critiche da parte della Camera Penale del Piemonte occidentale. L’udienza preliminare, durata quasi quindici ore consecutive, ha messo in evidenza problemi profondi legati alla gestione dei procedimenti penali rivolti ai minori. Le modalità con cui si è svolto il dibattimento hanno acceso un dibattito sulla tutela dei diritti e sulle condizioni delle strutture carcerarie minorili.

Durata e impatto dell’udienza preliminare al tribunale di torino

Martedì scorso, presso il tribunale di Torino, si è tenuta un’udienza preliminare che ha coinvolto dieci ragazzi imputati per i fatti accaduti nel carcere Ferrante Aporti. La seduta si è protratta fino a poco prima della mezzanotte, quasi quindici ore senza interruzioni significative. Questo slittamento estremo era finalizzato esclusivamente ad evitare la scadenza delle misure cautelari detentive fissata per il giorno successivo.

La Camera Penale del Piemonte occidentale ha definito questa situazione “una maratona giudiziaria inaccettabile”, sottolineando come tale gestione snaturi la natura stessa del processo minorile. Infatti, secondo la normativa vigente e la Costituzione italiana, i processi che riguardano minori devono garantire non solo un giusto procedimento ma anche tempi adeguati affinché difesa e giudice possano operare con calma e attenzione.

Rischi di una procedura frettolosa

Questa pratica rischia di comprimere le possibilità difensive degli imputati più giovani e impedisce una riflessione serena da parte del magistrato su casi delicati come quelli che coinvolgono ragazzi in situazioni complesse. Il risultato è una procedura frettolosa che può compromettere non solo l’esito processuale ma anche le prospettive future dei minori coinvolti.

La deriva repressiva nel sistema penitenziario minorile

Nel documento diffuso dagli avvocati piemontesi emerge una critica netta verso quella che viene definita “deriva repressiva” all’interno della giustizia minorile italiana. In particolare viene citato l’impatto negativo del cosiddetto decreto Caivano entrato in vigore recentemente, che ha portato a un aumento significativo – circa il 55% – dell’utilizzo della custodia cautelare in carcere nei confronti dei minori.

Questa crescita riguarda strutture già sovraffollate come quelle penitenziarie dedicate ai ragazzi; situazioni tali generano problemi seri legati alla sicurezza interna degli istituti ma anche rischi maggiori sul piano psicologico degli ospiti stessi: tra questi spiccano episodi di disagio psichico fino al rischio suicidario.

Difficoltà educative e sanitarie

Oltre agli aspetti sanitari emergono difficoltà concrete nella possibilità di offrire percorsi educativi o riabilitativi efficaci all’interno delle carceri minorili. La condizione attuale mette sotto pressione operatori sociali e figure educative impegnate quotidianamente nel tentativo di accompagnare questi giovani verso un reinserimento sociale positivo.

Il valore speciale del tempo nei processi contro i minori

Il documento ribadisce quanto sia cruciale considerare il tempo durante ogni fase processuale dedicata ai ragazzi sotto accusa; infatti questo elemento non riguarda solo l’aspetto punitivo o sanzionatorio ma incide direttamente sulla costruzione futura dello stesso ragazzo o ragazza coinvolta nelle procedure giudiziarie.

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Trattare queste cause come semplicemente scadenze da rispettare porta inevitabilmente a sacrificare diritti fondamentali quali quello alla difesa piena o alla riflessione approfondita sul caso concreto. Il risultato finale compromette gli obiettivi originari della giustizia minorile: assicurare continuità educativa oppure permettere l’avvio reale di percorsi formativi capaci davvero d’intervenire sulle cause profonde delle condotte deviate.

Necessità di criteri chiari nelle misure cautelari

Gli avvocati sottolineano inoltre la necessità imprescindibile che le misure cautelari rispettino sempre criterî chiari quali proporzionalità ed adeguatezza rispetto alle singole situazioni personali; trasformarle invece in regola automatica produce effetti opposti rispetto allo scopo rieducativo previsto dalla legge stessa sul trattamento dei minori autori di reato.

Appello agli enti locali e alle autorità giudiziarie per cambiare rotta

La Camera Penale chiede esplicitamente agli organi competenti – magistratura, politica ed enti locali – intervento urgente affinché venga modificata questa tendenza repressiva crescente nei confrontii dei ragazzi imputati. Si invita quindi a mettere nuovamente al centro dell’attenzione proprio i bisogni specifici dei minori, promuovendo investimenti concreti su progetti mirati al reinserimento sociale.

Si richiede altresì una revisione delle norme attualmente vigenti, soprattutto quelle più rigide introdotte negli ultimi anni, perché spesso generano nuovi fenomeni marginalizzanti anziché favorire soluzioni costruttive. Un miglioramento nell’organizzazione delle udienze appare necessario per garantire tempi ragionevoli durante tutte le fasi procedurali senza sacrifici ingiustificabili ai diritti difensivi.

Infine viene ribadita con forza l’importanza della giustizia minorile quale modello capace ancora oggi d’offrire protezione concreta ai soggetti più fragili. Non deve diventare uno strumento simile al processo ordinario dove prevale soltanto la logica punitiva; piuttosto deve continuare ad essere spazio privilegiato dove tutelarsi davvero diritto ed opportunità formative.

Written by
Davide Galli

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