Una petizione lanciata su Change.org a gennaio 2025 ha raccolto più di 100mila firme in poche ore, chiedendo il ritorno immediato di Alberto Trentini dal Venezuela. Trentini è un cooperante italiano detenuto nel paese sudamericano dallo scorso novembre. La mobilitazione punta ad un intervento deciso del governo italiano e degli organismi internazionali per garantirne il rilascio e la tutela dei diritti.
La petizione per il ritorno di alberto trentini e il richiamo alle istituzioni
L’iniziativa nasce all’inizio del 2025 sulla piattaforma Change.org con l’obiettivo di ottenere la liberazione di Alberto Trentini. A quasi sei mesi dal suo arresto in Venezuela, i promotori chiedono alle autorità italiane, alle istituzioni europee e alle Nazioni Unite di agire senza indugio. Il documento sottolinea la necessità di assicurare ad Alberto assistenza consolare, legale e medica regolare. Si insiste anche sul diritto del cooperante di mantenere contatti frequenti con familiari e avvocati e di avere una rappresentanza consolare costante.
La petizione ha raggiunto quota 102.545 firme nel giro di pochi giorni, a conferma dell’attenzione crescente che il caso sta suscitando nel pubblico italiano. Quel numero segna un sostegno diffuso, arrivato da ogni parte del paese, e indica la pressione che il comitato promotore vuole mettere sugli organismi governativi e internazionali.
Leggi anche:
L’appello della madre di alberto trentini e la mobilitazione emotiva
Un impulso forte alla raccolta firme è arrivato dalla testimonianza della mamma di Alberto, ospite in una trasmissione televisiva domenica scorsa. Ha definito il figlio motivo d’orgoglio per l’Italia e ha raccontato la sofferenza che vive la famiglia in attesa di notizie: il marito, malato, si commuove pensando a un possibile ritorno del figlio. La donna ha rivolto un appello drammatico affinché le autorità si muovano velocemente per riportare Alberto a casa.
Questo percorso comunicativo ha creato un coinvolgimento immediato tra il pubblico. Nei commenti alla petizione si leggono parole di vicinanza e solidarietà, soprattutto da parte di chi ha vissuto esperienze simili. Elisabetta, madre di un altro cooperante in America Latina, ha sottolineato l’ansia che accompagna i genitori dei volontari in queste situazioni e ha criticato la pratica di considerare questi cittadini come pedine politiche.
L’impegno del comitato promotore e le iniziative in corso
Oltre alla petizione, il comitato che sostiene la liberazione di Alberto Trentini ha avviato diverse azioni per mantenere alta l’attenzione. Dal 5 marzo si svolge un digiuno a staffetta per richiamare le istituzioni a intervenire. Questa forma di protesta simbolica serve a segnalare l’urgenza della situazione e ad aggregare chi è disposto a mobilitarsi in modo attivo.
Tutte le informazioni e aggiornamenti su queste iniziative sono disponibili sulla pagina Instagram del comitato, che funge da punto di riferimento per i sostenitori. Anche la famiglia di Alberto e l’avvocato Alessandra Ballerini hanno pubblicato messaggi di ringraziamento per chi continua a supportare la causa e sollecitano a mantenere forte la pressione sul governo.
L’impegno pubblico non mostra segni di rallentamento mentre si aspettano risposte concrete per la vicenda di Alberto Trentini, simbolo dei cooperanti italiani all’estero in difficoltà.