Il personale amministrativo del tribunale di alessandria ha promosso oggi un’assemblea aperta, coinvolgendo circa 80 dipendenti, più della metà con contratti precari in scadenza entro il 30 giugno 2026. La protesta nasce dalla necessità urgente di ottenere risposte sul futuro lavorativo e la stabilizzazione dei precari, fondamentali per garantire la continuità dell’attività giudiziaria locale.
Assemblea aperta e presenza delle autorità giudiziarie
L’assemblea si è svolta nella giornata del primo luglio e ha visto una partecipazione significativa degli operatori amministrativi, con un ruolo centrale delle rappresentanze sindacali Usb P.I. Giustizia. Elena Beltramo, voce dei precari durante l’incontro, ha spiegato che la scelta della data non è casuale: “Abbiamo esattamente dodici mesi per far sentire la nostra voce”. La manifestazione si inserisce in un contesto dove le risorse a bilancio permetterebbero solo una parziale stabilizzazione degli impiegati precari — circa il 25%, cioè uno su quattro.
La riunione ha avuto anche il supporto istituzionale: hanno preso parte infatti il presidente del tribunale Paolo Rampini insieme ai presidenti di sezione Maria Teresa Guaschino e Antonella Dragotto . Tutti gli intervenuti hanno sottolineato l’importanza di confermare le diverse figure professionali attualmente in servizio. Questo consenso evidenzia come le difficoltà non riguardino soltanto i singoli lavoratori ma minaccino l’intero funzionamento dell’ufficio giudiziario.
Situazione critica dei contratti precari nel tribunale
Nel palazzo di giustizia operano complessivamente circa ottanta persone addette all’amministrazione; fra queste quasi cinquanta sono considerate lavoratori con contratto a termine o in regime precario. Questi includono professionalità chiave come gli addetti all’ufficio per il processo, tecnici essenziali per assicurare l’efficienza delle cancellerie e operatori impegnati nella digitalizzazione degli archivi giudiziari tramite attività di data entry.
Il problema principale riguarda proprio questa composizione: metà dello staff potrebbe lasciare posto a vuoti importanti già dal prossimo anno se non verranno adottate misure urgenti che garantiscano almeno la proroga o meglio ancora la stabilizzazione definitiva dei rapporti contrattuali. I numeri parlano chiaro: tra i dodicimila dipendenti ministeriali distribuiti nelle sedi italiane vi sono molti casi analoghi ma qui ad Alessandria lo scenario appare particolarmente fragile perché colpisce direttamente funzioni centrali alla gestione quotidiana della giustizia territoriale.
Conseguenze dell’accorpamento e ampliamento territoriale sulle risorse umane
A complicare ulteriormente questa situazione interviene da qualche tempo anche un fenomeno strutturale: l’accorpamento dei palazzi di giustizia presenti nella provincia oltre all’estensione delle competenze territoriali fino ad alcuni comuni limitrofi dell’Astigiano. Questi cambiamenti ampliano notevolmente carichi organizzativi ed operativi senza però tradursi in adeguati potenziamenti o conferme del personale tecnico-amministrativo necessario al regolare svolgimento delle attività.
Elena Beltramo avverte che senza interventi politici decisi si rischia seriamente una crisi funzionale nel breve periodo; mancando stabilizzazioni sufficienti infatti aumenteranno difficoltà operative già visibili oggi soprattutto negli uffici più sollecitati dalle nuove disposizioni territoriali. Aumenteranno ritardi nelle pratiche processuali mentre crescerà lo stress sul personale rimasto operativo.
Strategie sindacali e richieste alla politica nazionale
La rsu presente nell’assemblea ribadisce che continuerà a portare avanti questa vertenza fino a quando tutte le figure interessate non otterranno garanzie concrete attraverso provvedimenti legislativi mirati alle prossime leggi finanziarie nazionali previste nei prossimi mesi. L’obiettivo dichiarato è quello della completa stabilizzazione degli attuali lavoratori temporanei come unica soluzione accettabile rispetto allo stato attuale drammatico del tribunale locale.
Sono state annunciate ulteriori mobilitazioni pubbliche ed eventualità scioperistiche qualora dovessero mancare segnali positivi da parte della politica centrale entro i termini indicati dai sindacati stessi; tutto ciò mira alla tutela sia della dignità professionale sia al mantenimento minimo necessario per sostenere il sistema giudiziario italiano nelle sue articolazioni periferiche come quella alessandrina che rischia pesanti ripercussioni su cittadini ed operatori interni.
Ultimo aggiornamento il 1 Luglio 2025 da Andrea Ricci