Il procedimento sul caso di Chiara Poggi si arricchisce di nuovi sviluppi legati alla perizia genetica. La consulente nominata dalla gip di Pavia, Denise Albani, ha segnalato l’impossibilità attuale di valutare i profili genetici rinvenuti sulle unghie della vittima senza il recupero dei dati originali delle analisi effettuate nel 2014. Questi elementi risultano fondamentali per confermare o smentire le attribuzioni precedenti e potrebbero influenzare i tempi dell’incidente probatorio in corso.
La nomina della perita e il contesto dell’incidente probatorio
Denise Albani è stata incaricata dalla giudice Daniela Garlaschelli come esperta genetista nell’ambito del maxi incidente probatorio che riguarda la tragica morte di Chiara Poggi a Garlasco. L’obiettivo principale è riesaminare le prove biologiche raccolte durante le indagini, in particolare quelle legate ai profili del dna trovati sotto le unghie della ragazza. Questi reperti sono stati al centro delle controversie processuali degli ultimi anni, soprattutto dopo che una consulenza precedente aveva attribuito uno dei due profili ad Andrea Sempio.
La consulente ha però chiarito subito che non può procedere con una valutazione completa senza accedere ai cosiddetti “dati grezzi” delle analisi originali. Si tratta delle informazioni dettagliate contenute nei tracciati elettroforetici elaborati da Francesco De Stefano durante il processo d’appello bis contro Alberto Stasi nel 2014. Senza questi materiali fondamentali, ogni giudizio sulla validità o meno dei risultati rischia di restare incompleto.
La sfida tecnica del recupero dei dati dopo undici anni
Uno degli ostacoli più rilevanti emersi durante gli accertamenti riguarda proprio il reperimento dei file originali su cui lavorò De Stefano. Da oltre un decennio quei documenti potrebbero essere archiviati in formato digitale o cartaceo presso l’università dove il professore prestava servizio prima della pensione oppure conservati tra gli archivi personali dello stesso esperto ora ritiratosi dall’attività professionale.
Il fatto che siano passati undici anni complica notevolmente questa ricerca perché potrebbe essersi perso materiale fondamentale o aver subito danni tecnici tali da impedirne la lettura immediata. La necessità di interfacciarsi con soggetti ormai lontani dal contesto operativo aggiunge ulteriori difficoltà organizzative e temporali all’indagine.
Questa situazione rischia quindi non solo di rallentare lo svolgimento dell’incidente probatorio ma anche di porre dubbi sulla possibilità stessa che tutte le prove possano essere sottoposte a nuova verifica scientifica completa ed esaustiva.
Implicazioni sui tempi processuali e sulle prossime udienze
L’udienza prevista per discutere tutte le analisi riguardanti il dna sulle unghie è fissata al 24 ottobre 2025 ma potrebbe subire spostamenti a causa degli imprevisti emersi nella fase istruttoria. Il ritardo dipende infatti dal tempo necessario a rintracciare e acquisire i dati grezzi sia dagli archivi universitari sia dal reparto Ris dell’Arma dei carabinieri, responsabile delle prime analisi effettuate all’epoca dell’indagine originaria.
La perita Albani ha evidenziato come sarà indispensabile ottenere queste informazioni prima poter avanzare qualsiasi conclusione scientifica affidabile sul caso; ciò rende prevedibile una proroga significativa nelle tempistiche previste inizialmente dagli uffici giudiziari coinvolti nella vicenda.
La partita aperta sul caso di garlasco
In attesa dunque dello sviluppo relativo alla disponibilità del materiale richiesto, resta aperta la partita sulla ricostruzione precisa degli eventi attraverso gli esami biologici più importanti rimasti finora irrisolti nel procedimento penale dedicato alla morte misteriosa avvenuta a Garlasco quasi quindici anni fa.