Home Palazzo marino illuminato con la scritta “all eyes on gaza” tra polemiche e divisioni in consiglio comunale a milano

Palazzo marino illuminato con la scritta “all eyes on gaza” tra polemiche e divisioni in consiglio comunale a milano

Il comune di Milano illumina Palazzo Marino con “All Eyes on Gaza” per esprimere solidarietà alla popolazione palestinese e agli ostaggi israeliani, suscitando dibattiti e divisioni politiche.

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Il comune di Milano ha acceso un acceso dibattito politico e sociale con l’illuminazione di Palazzo Marino con la scritta “All Eyes on Gaza”, esprimendo solidarietà alla popolazione palestinese e agli ostaggi israeliani, in un contesto di tensioni e divisioni anche legate a simboli della memoria ebraica. - Unita.tv

Il comune di Milano ha deciso di illuminare la facciata di palazzo marino con la scritta “All Eyes on Gaza”. Questa iniziativa vuole esprimere solidarietà verso la popolazione civile palestinese e gli ostaggi israeliani ancora trattenuti nella striscia di Gaza. La proposta ha acceso un acceso dibattito all’interno del consiglio comunale, mostrando un quadro complesso fatto di divisioni e reazioni contrastanti. L’evento testimonia come la guerra in Medio Oriente continui a scuotere l’opinione pubblica anche in città lontane dal conflitto diretto.

La decisione del consiglio comunale: cosa è successo

Il 24 aprile 2025 il consiglio comunale di Milano ha approvato un ordine del giorno proposto da Europa Verde e sottoscritto da tutto il centrosinistra, eccetto i Riformisti. Il testo chiede l’illuminazione di palazzo marino con la scritta “All Eyes on Gaza” come segno di attenzione alle condizioni di vita della popolazione palestinese e dei civili israeliani ostaggio. Il voto ha dato 25 favorevoli e 7 contrari, senza astensioni.

All’interno della maggioranza non sono mancati dissensi, con alcuni consiglieri appartenenti ai Riformisti contrari all’iniziativa, tra cui Daniele Nahum, che appartiene alla comunità ebraica milanese. Nahum ha messo in evidenza l’importanza di ricordare le azioni di Hamas contro Israele, sottolineando la necessità del cessate il fuoco. L’altro dissidente, Gianmaria Radice, ha appoggiato il no insieme ai gruppi del centrodestra.

Più punti di vista nella politica milanese

Questa divisione ha messo in luce i diversi punti di vista che attraversano la politica milanese riguardo al conflitto in Medio Oriente.

La campagna “50.000 sudari per gaza” e le tensioni con la comunità ebraica

L’illuminazione con la scritta segue un’altra azione simbolica promossa dal comune di Milano sabato scorso: l’esposizione di un lenzuolo bianco per aderire alla campagna “50.000 sudari per Gaza”. L’iniziativa chiede la fine immediata dei bombardamenti e garantire l’accesso al cibo e ai beni di prima necessità nella striscia di Gaza.

Questa manifestazione ha però scatenato reazioni critiche da parte della comunità ebraica milanese, che ha richiesto al sindaco Giuseppe Sala di esporre un drappo arancione dedicato alla liberazione degli ostaggi rapiti il 7 ottobre. In particolare, la comunità ha sollevato dubbi e richieste di iniziative concrete per ricordare le vittime israeliane, come i fratelli Bibas, attraverso una commemorazione ufficiale.

Confronto sui simboli pubblici

La disputa ha acceso un nuovo confronto su come rappresentare i drammi umani del conflitto e quali simboli apporre negli spazi pubblici.

Le reazioni politiche dopo l’approvazione della scritta

Dopo il voto, diversi esponenti politici hanno voluto chiarire le loro posizioni. Riccardo Truppo, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha chiesto al comune di Milano di rispondere con una iniziativa dedicata agli ostaggi israeliani, sottolineando il ruolo istituzionale nel bilanciare le sensibilità.

Beatrice Uguccioni, capogruppo del Pd, ha respinto con decisione accuse di antisemitismo rivolte alla maggioranza e al partito, ricordando l’impegno costante contro ogni forma di odio verso gli ebrei. Uguccioni ha aggiunto che non si può rinunciare a criticare il governo di Netanyahu pur difendendo la persecuzione storica e le minoranze.

Dall’altra parte, Francesca Cucchiara dei Verdi ha ribadito la condanna verso Hamas e la mancanza di un passaggio altrettanto netto da parte dei gruppi filo-palestinesi nei confronti di Israele, definendo la solidarietà alla popolazione di Gaza un tema centrale.

Equilibrio difficile nella giunta milanese

La discussione ha evidenziato il difficile equilibrio tra istanze politiche, morali e sociali dietro alle scelte pubbliche della giunta milanese.

Vandalismo al murale in memoria della shoah fuori dalla caserma montello

Non si è spenta la tensione in città dopo le iniziative sul conflitto in Medio Oriente. A Milano, in via Amari, è stato danneggiato nuovamente il murale dedicato alla memoria della shoah realizzato dall’artista aleXsandro Palombo fuori dalla caserma Montello.

Il murale, che raffigura Liliana Segre, Edith Bruck e Sami Modiano, è stato imbrattato con la scritta “genocidio” e su Modiano sono stati tracciati baffetti simili a quelli di Hitler. L’episodio ha suscitato indignazione e segnalato come il dibattito sul conflitto in Medio Oriente abbia provocato tensioni che si riflettono anche su simboli della memoria storica.

Una denuncia contro attacchi alla memoria ebraica

L’artista stesso ha denunciato l’atto come un attacco diretto contro la memoria ebraica e contro la storia dell’Italia legata alla shoah, sottolineando la gravità del gesto e la necessità di una risposta civica forte.

Anche questo episodio dimostra come lo scontro tra narrative e identità abbia raggiunto anche spazi simbolici della cultura cittadina.

Proseguono così le controversie a Milano mentre la questione di Gaza resta al centro dell’attenzione pubblica. L’illuminazione di palazzo marino si inserisce in un contesto segnato da tensioni politiche, sociali e culturali. Non mancano le proteste e le richieste di iniziative alternative o integrate, a conferma del peso che le questioni internazionali hanno raggiunto nel dibattito locale. La città si trova quindi divisa tra diversi modi di interpretare un conflitto ormai lontano geograficamente, ma vivo nel cuore di molte persone.