Home Pace, deterrenza e conflitti: riflessioni sulla situazione geopolitica e le tensioni globali nel 2025

Pace, deterrenza e conflitti: riflessioni sulla situazione geopolitica e le tensioni globali nel 2025

L’analisi delle tensioni globali, dalla guerra fredda all’invasione russa dell’Ucraina, evidenzia la fragilità della pace e le sfide economiche che minacciano l’equilibrio mondiale attuale.

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L’articolo analizza l’evoluzione della pace e della deterrenza dal secondo dopoguerra a oggi, evidenziando le tensioni geopolitiche in Europa, Medio Oriente e Asia, e le sfide attuali per la stabilità globale. - Unita.tv

Negli ultimi decenni, la scena mondiale ha oscillato tra periodi di relativa calma e fasi di tensioni aperte. Dal secondo dopoguerra con la guerra fredda fino alle crisi attuali, lo scenario ha messo in luce i limiti degli equilibri instaurati. L’Europa, il Medio Oriente e l’Asia centrale restano focolai di instabilità che influenzano l’economia e la vita politica globale. Questa analisi ripercorre eventi chiave e le riflessioni riportate da figure autorevoli sulla fragilità della pace e le strategie di difesa adottate.

La pace secondo sant’agostino e le basi della deterrenza armata

Papa Leone XIV si è ispirato a Sant’Agostino, sottolineando il valore supremo della pace definita “bene tal che non si può desiderarne uno più caro né possederne uno più utile”. Il pensiero agostiniano lega strettamente la pace alla giustizia e alla sicurezza, ma riconosce una dimensione complessa nel rapporto con la minaccia. L’espressione “ubi terror ibi salus”, che indica la presenza di salvezza laddove c’è timore, richiama la funzione del deterrente militare.

Un forte armamento, sostenuto da una capacità difensiva credibile, ha fino ad ora scoraggiato possibili aggressori o invasioni. Dopo il 1945, questo concetto ha guidato la costruzione di un equilibrio di forze attraverso alleanze come la Nato, nata nel 1949 per proteggere l’Occidente, e la risposta sovietica nel 1951 con il Patto di Varsavia. In effetti, la cosiddetta guerra fredda ha evitato uno scontro armato diretto in Europa, sospinto dal rischio atomico.

L’idea della deterrenza è stata quindi pilastro di un ordine mondiale fragile ma durevole, in cui la paura di una guerra totale ha mantenuto un equilibrio spesso teso. L’Europa, grazie al piano Marshall, ha ricostruito economie devastate e, poco a poco, ha gettato le fondamenta di un’unità commerciale, non politica: la futura Unione Europea.

La nascita e l’evoluzione dell’europa unita tra tensioni e aperture verso est

Il secondo dopoguerra ha visto l’Europa spaccata in due blocchi, attraversata da tensioni interne e conflitti regionali come quelli in Vietnam e Corea, lontani dal suo territorio ma significativi per la guerra fredda. Con la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e il crollo dell’Unione sovietica, si è aperta una nuova fase.

L’Unione europea ha accolto diverse ex nazioni satellite dell’Est, allargando i suoi confini. Questo cambio di scenario sembrava sancire “la fine del mondo” così come era conosciuto durante la guerra fredda, cioè la fine delle grandi divisioni ideologiche.

La trasformazione dell’Europa da area divisa a mercato unitario ha portato anche a nuove sfide. Nonostante l’opulenza complessiva, la UE è rimasta un soggetto più economico che politico, incapace di una vera politica estera comune in molti frangenti. Le guerre locali, benché meno evidenti, non sono scomparse e si sono concentrate in altre aree. La fragilità di questa condizione si è mostrata negli ultimi anni, sotto la pressione degli eventi internazionali.

Tensioni recenti e guerre nel terzo millennio che mettono a rischio la stabilità globale

Il 24 febbraio 2022 la Russia ha invaso l’Ucraina, riportando il fragore delle armi nel cuore dell’Europa. Quell’evento ha messo in discussione i tentativi di mantenere uno status quo abbastanza stabile e ha riacceso un conflitto aperto sul continente.

Subito dopo, nel 2023, lo scontro tra Hamas e Israele ha riacceso l’attenzione sul Medio Oriente, in particolare a Gaza. Anche dall’Asia arrivano segnali di instabilità: India e Pakistan si sono trovati vicini allo scontro armato, alimentando la preoccupazione per una nuova escalation in quella regione.

Non si deve dimenticare la lunga serie di conflitti minori, tutti caratterizzati da distruzioni e morti, ma spesso messi da parte dai media nel corso del tempo. Accanto alla guerra tradizionale, si aggiungono i conflitti economici, con tensioni commerciali e dazi che colpiscono soprattutto le democrazie, mentre regimi autarchici tendono a isolarsi completamente.

Il papa ha più volte invocato la pace, ma le condizioni per raggiungerla restano difficili. Alcuni segnali economici positivi si sono verificati di recente, come la ripresa delle borse, ma l’incertezza globale può trasformarsi in una miccia per nuove crisi. La possibile insorgenza di inflazione e stagflazione rappresenta una minaccia concreta che può innescare rivolte diffuse, non solo locali ma con effetti globali.

Le tensioni tra armamenti, equilibri politici e pressione economica segnano l’attuale scenario con un’ombra di instabilità concreta, mettendo a dura prova le capacità diplomatiche e di controllo delle grandi potenze e dell’Unione europea.