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Otto suicidi tra garlasco e hinterland tra il 2008 e 2014: indagini e piste alternative al caso stasi

Negli anni 2008-2014, otto suicidi a Garlasco hanno riaperto indagini su possibili collegamenti con il caso di Alberto Stasi, sollevando ipotesi di atti intimidatori e legami con il satanismo.

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Tra il 2008 e il 2014, otto suicidi a Garlasco e dintorni hanno riaperto indagini sul noto caso di Alberto Stasi, sollevando ipotesi di legami con atti intimidatori e satanismo, mai però confermati. - Unita.tv

Negli anni compresi tra il 2008 e il 2014, nel territorio di Garlasco e nelle zone limitrofe sono stati registrati otto suicidi, un dato che ha attirato l’attenzione degli inquirenti e riaperto discussioni su possibili collegamenti con il caso di cronaca più noto della zona, quello di Alberto Stasi. Questa serie di eventi tragici ha portato a ipotizzare scenari insoliti e piste investigative che vanno ben oltre il delitto principale, coinvolgendo elementi come atti intimidatori e presunti legami con il satanismo.

Il contesto dei suicidi a garlasco e dintorni negli anni 2008-2014

Tra il 2008 e il 2014, diversi giovani e adulti della zona di Garlasco e della Lomellina si sono tolti la vita in circostanze che hanno suscitato sospetti tra giuristi e forze dell’ordine. Nel complesso, sono stati individuati almeno otto casi di suicidio che hanno fatto emergere un quadro inquietante, aggravato da un altro episodio drammatico: l’omicidio irrisolto di una donna, madre di uno dei ragazzi coinvolti. Questo dato è stato raccolto direttamente dagli avvocati di Alberto Stasi, Fabio Giarda e Giada Bocellari, nel corso di indagini parallele e approfondimenti condotti sul posto.

I suicidi non sembrano isolati, ma parte di una serie di eventi che si intrecciano con tensioni sociali e misteri locali. Tra questi, spicca la morte di un uomo anziano, il cui corpo era stato nascosto in una intercapedine vicino a un canale. Le circostanze del suicidio di questi giovani, unite a quella dell’anziano, hanno suggellato un clima di inquietudine che ha spinto gli investigatori a esplorare piste alternative e a guardare con maggior attenzione alla comunità.

L’importanza di un quadro complesso

La serie di eventi gravata da tensioni sociali impone un’analisi che non si limiti ai singoli casi, ma che consideri l’intreccio di indizi e misteri che caratterizzano la zona di Garlasco.

La pista del satanismo: tra ipotesi e dubbi

La presenza di suicidi sospetti insieme a vicende di esoterismo ha fatto nascere la teoria di un possibile coinvolgimento del satanismo nei casi di cronaca legati a Garlasco. Questa tesi, in un primo momento, aveva catturato l’interesse degli inquirenti e di alcuni media. In particolare, un verbale redatto nel 2017 dall’avvocato Giada Bocellari riferisce di essere stata avvicinata sui social da una persona che si definiva sensitiva. La donna avrebbe avvertito di “terreni pericolosi” legati a figure implicate in pratiche sataniche.

Nonostante questo, non si è mai trovato un riscontro solido. Studi e indagini in Italia raramente attribuiscono l’esoterismo o il satanismo come movente principale di omicidi o suicidi. Nel caso di Garlasco, la pista satanica rimane sospesa tra possibili minacce e ipotesi che non hanno trovato conferme né evidenze sostanziali nel corso degli anni. Il verbale stesso lascia spazio all’ipotesi che certi messaggi possano essere frutto di scherzi o tentativi di disinformazione rivolti agli investigatori.

Nessuna prova concreta sulle teorie esoteriche

I dati a disposizione mostrano come la pista del satanismo resti un’ipotesi senza conferme.

Atti intimidatori e controlli sugli avvocati di alberto stasi

Anche gli avvocati difensori di Alberto Stasi sono stati coinvolti in vicende poco chiare. Nel 2017, come riportato dall’Agi, Fabio Giarda e Giada Bocellari hanno denunciato di essere stati seguiti e pedinati nelle loro attività professionali. Questo episodio ha aggiunto un ulteriore livello di complessità al caso, inserendosi in un clima che appariva sempre più intricato.

Le molestie hanno spinto gli avvocati a raccogliere testimonianze sul territorio di Garlasco, anche attraverso i loro collaboratori. L’obiettivo era capire se esistessero contatti o collegamenti tra i soggetti coinvolti nel caso e la serie di suicidi precedentemente menzionata. La zona quindi è stata esaminata con attenzione, scoprendo un intreccio di situazioni che finora erano rimaste nell’ombra e che rischiano di far emergere nuove piste investigative.

Una rete di osservazioni silenziose

Le indagini parallele si sono concentrate su una rete di relazioni e sospetti raccolti sul territorio, che potrebbe aprire a nuove comprensioni.

Il dibattito social e futuro delle indagini sul caso garlasco

I dati sugli otto suicidi tra il 2008 e il 2014 sono tornati a circolare negli ultimi tempi, alimentando un dibattito acceso sui social network e tra gli appassionati di cronaca nera. La riapertura e la revisione delle indagini sul delitto di Garlasco hanno spinto gli inquirenti a tornare su fatti del passato che sembravano accantonati.

Molte persone si chiedono se le forze dell’ordine approfondiranno nuovamente anche la complessa rete di eventi che circonda quei suicidi, nonché eventuali presunti legami con atti intimidatori o altre dinamiche inquietanti. La ricerca di una verità più ampia non riguarda esclusivamente Alberto Stasi e il suo processo, ma anche la comunità di Garlasco che ha vissuto quei traumatismi in silenzio per anni.

Il caso resta aperto e continua a raccogliere nuove attenzioni: le prossime mosse degli investigatori potrebbero rivelare nuovi dettagli e chiarire se i fatti di quegli anni si collegano in qualche modo o restano episodi distinti e isolati all’interno di una realtà locale complessa.