Operaio di porto torres condannato a 1 anno e 6 mesi per maltrattamenti e minacce contro l’ex compagna
Un operaio di Porto Torres condannato a un anno e sei mesi per maltrattamenti e minacce alla ex compagna, con riferimento a un caso noto di violenza che ha scosso la comunità.

Un operaio di Porto Torres è stato condannato a un anno e mezzo di carcere per maltrattamenti e minacce gravi alla sua ex compagna, con il tribunale che ha negato la sospensione condizionale della pena. - Unita.tv
Un operaio di 44 anni di Porto Torres è stato condannato a un anno e sei mesi di carcere per maltrattamenti e minacce rivolte alla sua ex compagna. Nel corso del processo, è emerso un episodio di intimidazione gravissimo con riferimenti a un caso noto di violenza, che ha scosso la comunità locale.
La sentenza del tribunale di sassari e l’applicazione del rito abbreviato
Questa mattina il tribunale di Sassari, con la giudice Silvia Masala, ha emesso la sentenza nei confronti dell’uomo. La pena di un anno e mezzo è il risultato dell’applicazione delle attenuanti generiche riconosciute alla difesa e della riduzione per il rito abbreviato. Non è stata però concessa la sospensione condizionale della pena, questo significa che il condannato dovrà scontare la reclusione in carcere senza possibilità di affidamento in prova immediato.
Il rito abbreviato ha permesso di accorciare i tempi del procedimento, ma non ha influito sull’entità della pena che resta significativa, vista la gravità delle accuse. L’assenza di una sospensione condizionale è un segnale chiaro del tribunale rispetto alla pericolosità delle azioni compiute e la necessità di una risposta severa.
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I fatti che hanno portato all’arresto del 44enne
L’arresto è avvenuto il 18 dicembre 2024 a Porto Torres, quando i carabinieri sono intervenuti dopo la chiamata della vittima. La donna, stanca di una convivenza segnata da otto anni di tensioni e difficoltà, aveva deciso di allontanare l’uomo dalla sua casa. Quella notte però lui si è presentato sotto le finestre della sua abitazione, urlando minacce pesanti e agghiaccianti.
Una delle frasi più inquietanti rivolte alla ex è stata: “Ti faccio fare la fine di Giulia Cecchettin”. Si tratta di un’allusione diretta a un caso di cronaca nera nazionale, che ha richiamato un’immagine di violenza estrema e paura. Le urla hanno attirato l’attenzione dei vicini e la donna ha contattato subito le forze dell’ordine.
Quando i carabinieri sono arrivati, hanno trovato l’operaio con addosso un coltello a serramanico di tipo gallurese, con una lama lunga 11 centimetri. La presenza dell’arma ha aggravato la posizione dell’uomo, facendo scattare il fermo immediato.
Le richieste del pm e della parte civile nel corso del processo
Durante l’udienza, il pubblico ministero Angelo Beccu ha chiesto due anni e due mesi di reclusione per l’imputato, valutando la condotta come particolarmente grave e meritevole di una pena alta. La stessa richiesta è stata sostenuta dall’avvocata Sara Dettori, che ha tutelato la parte civile.
Il processo ha messo in luce gli aspetti più crudi delle relazioni tossiche, sottolineando il lato della violenza psicologica e fisica presente in molte convivenze che spesso restano nascoste. La sentenza odierna, pur applicando delle attenuanti e una pena ridotta, ribadisce la necessità di tutelare in modo deciso le vittime e di intervenire con forza nei casi di maltrattamenti.
Il caso trova eco anche a livello locale, poiché evidenzia quanto sia urgente un sostegno concreto alle donne vittime di violenza e alle forze dell’ordine impegnate a garantire sicurezza e giustizia.