Omicidio vittorio boiocchi, nuove confessioni rivelano retroscena e protagonisti dell’inchiesta curva nord Inter
L’omicidio di Vittorio Boiocchi, ex capo ultrà dell’Inter, ha rivelato dinamiche violente e illecite nella curva nord, coinvolgendo figure chiave come Pietro Andrea Simoncini e Andrea Beretta.

L’omicidio di Vittorio Boiocchi, ex capo ultras dell’Inter, ha svelato un intreccio di violenza, interessi economici e tensioni interne nella curva nord, con nuove confessioni che evidenziano responsabilità legate a un sistema criminale all’interno del tifo organizzato. - Unita.tv
L’omicidio di vittorio boiocchi, ex capo ultrà dell’Inter, ha colpito profondamente il mondo del calcio e degli ultras italiani. Dopo quasi due anni dal fatto, nuove confessioni lanciano luce sulle dinamiche e sui volti coinvolti. Pietro Andrea Simoncini, suocero di uno degli indagati principali, ha confessato il proprio ruolo nelle ore precedenti e successive al delitto. Le indagini della procura di Milano hanno permesso di ricostruire un intreccio tra violenza, interessi economici e faide interne alla curva nord dell’Inter, mettendo sotto accusa diverse figure già note. L’episodio, consumato davanti all’abitazione di boiocchi il 29 ottobre 2022, continua a scuotere il calcio italiano.
Il contesto dell’omicidio e la figura di vittorio boiocchi
Vittorio Boiocchi non era un ultras qualunque: come capo storico della curva nord dell’Inter, rappresentava un punto di riferimento per il tifo organizzato nerazzurro. Il 29 ottobre 2022, poche ore prima della partita Inter-Sampdoria, è stato assassinato sotto casa sua, un gesto che ha rotto l’apparente calma del mondo ultras milanese. La tempistica ha reso il fatto ancora più fragile, perché avrebbe dovuto essere una giornata di festa per il calcio, ma si è trasformata in un evento tragico dai contorni ancora inquietanti.
La procura di Milano ha avviato un’indagine puntuale, soffermandosi sui rapporti interni della curva nord. L’inchiesta ha evidenziato come la violenza non fosse generata esclusivamente da motivi sportivi o di rivalità tra tifoserie, ma piuttosto da contrasti interni legati alla gestione delle attività della curva. Queste comprendevano sia iniziative lecite, come la vendita di merchandising, sia presunte attività illecite che alimentavano tensioni gravi tra i protagonisti. Al centro di tutto, boiocchi sembrava rappresentare un ostacolo a certi interessi, tanto da spingere un gruppo ad agire contro di lui.
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Le confessioni e i nuovi elementi emersi sulle responsabilità
Nel corso degli ultimi mesi, la svolta nelle indagini è arrivata grazie alle dichiarazioni di Pietro Andrea Simoncini. Il suocero di Marco Ferdico, uno degli indagati principali, ha ammesso di aver preso parte a quel giorno fatale. Ha raccontato che, a bordo di uno scooter, ha accompagnato i complici vicini al luogo del delitto. Pur negando di aver sparato, Simoncini ha indicato Daniel D’Alessandro, detto “bellebuono“, come chi ha materialmente premuto il grilletto.
Parallelamente, Andrea Beretta, ex capo ultras e ora collaboratore di giustizia, ha fornito un quadro completo dei motivi dietro l’omicidio. Beretta ha svelato che il delitto era stato commissionato per eliminare boiocchi, colpevole a suo dire di mettere in discussione la gestione economica della curva. L’ipotesi è che Beretta, sentendosi sotto accusa per ammanchi nel merchandising, abbia organizzato il piano servendosi di denaro sottratto illegalmente. La sua confessione è cruciale: ha indicato anche la somma di 50.000 euro corrisposta per l’omicidio.
I protagonisti al centro dell’inchiesta: ruoli e attività
Andrea Beretta rappresenta da tempo una figura di primo piano nella curva nord, e ora la sua posizione è mutata radicalmente. Una volta capo ultras, è diventato un collaboratore che svela retroscena e moventi. Ha ammesso apertamente di aver tratto vantaggio economico dalla gestione della curva e di aver ordinato l’omicidio per difendere i propri interessi.
Marco Ferdico, indagato per l’organizzazione, ha anch’egli confessato parte delle sue responsabilità, affermando di avere coinvolto il suocero Simoncini nelle fasi operative. Ferdico è anche accusato di associazione a delinquere aggravata dal metodo mafioso nel filone chiamato “doppia curva“. Per lui è stata avanzata una richiesta di otto anni di carcere, evidenziando la natura grave delle accuse.
Ruolo di pietro andrea simoncini e daniel d’alessandro
Pietro Andrea Simoncini, infatti, si è distinto per aver collaborato soprattutto sulle modalità esecutive del crimine. Il suo racconto ha chiarito le azioni che hanno preceduto l’omicidio, sottolineando i ruoli di ogni presente. Infine, Daniel D’Alessandro, detto “bellebuono“, è stato indicato come chi ha sparato, con l’aggravante di aver agito sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, nel dettaglio cocaina.
L’inchiesta e le implicazioni giudiziarie, tra violenza e gestione illecita
La procura di Milano ha approfondito un quadro affollato di movimenti interni alla curva nord, che vanno oltre la semplice fede calcistica. Gli arresti e le indagini hanno fatto emergere un sistema di potere dove denaro e violenza si intrecciano. La scelta di usare parte dei proventi del merchandising per finanziare un omicidio ha sollevato riflessioni anche sulle dimensioni criminali del fenomeno ultras.
Le accuse di associazione a delinquere di matrice mafiosa sottolineano come la curva nord possa aver adottato metodi simili a quelli degli ambienti criminali organizzati. L’ipotesi non è solo quella di uno scontro tra tifosi, ma di un vero e proprio assetto illegale con figure che controllano il territorio e le attività economiche. Le autorità proseguono nella ricostruzione, verificando possibili ramificazioni in altre città e in altri contesti ultras.
Reazioni nel calcio e riflessioni sulle curve ultras italiane
La morte di vittorio boiocchi ha riaperto un dibattito sulla sicurezza negli stadi e sul ruolo delle curve ultras. Le ambiguità tra passione sportiva e attività illecite rischiano di far male al calcio. I casi come questo mettono in evidenza quanto sia difficile per le autorità vigilare e sradicare comportamenti violenti o criminali.
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e le nuove confessioni obbligano i club e le istituzioni sportive ad affrontare la realtà di gruppi ultras che talvolta si spingono ben oltre il tifo. L’attenzione ora si concentra su come prevenire episodi simili e ricostruire un ambiente più trasparente e sicuro per tifosi e società. L’omicidio di boiocchi lascia un segno amaro, ma solleva questioni aperte sulla continuità e i rischi di certi ambienti ultras nel nostro paese.