Home Omicidio nada cella a chiavari, le tracce di sangue confermano la violenza efferata dell’aggressione

Omicidio nada cella a chiavari, le tracce di sangue confermano la violenza efferata dell’aggressione

L’omicidio di Nada Cella a Chiavari nel 1996 coinvolge Anna Lucia Cecere, accusata dell’aggressione. Testimonianze e tracce di sangue rivelano la brutalità del crimine e le responsabilità di Marco Soracco.

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L’omicidio di Nada Cella nel 1996 a Chiavari, avvenuto nello studio del commercialista Marco Soracco, è al centro di un processo che ricostruisce la violenta aggressione e le tracce lasciate sulla scena del crimine, con l’imputata Anna Lucia Cecere e accuse di favoreggiamento per Soracco. - Unita.tv

L’omicidio di nada cella resta uno dei casi più discussi della cronaca ligure. La segretaria venne uccisa nello studio del commercialista marco soracco a chiavari il 6 maggio 1996. Nel processo che vede imputata anna lucia cecere, ex insegnante trasferita a boves, emergono dettagli inquietanti sulle dinamiche dell’aggressione e sulle tracce lasciate sulla scena del crimine. La testimonianza degli esperti della polizia scientifica e dei consulenti aiuta a ricostruire la violenza subita dalla vittima all’interno dello studio.

Le tracce di sangue e la descrizione della scena del crimine

Durante l’udienza, daniela campasso, all’epoca vice dirigente della polizia scientifica, ha descritto l’entità dell’aggressione osservando le macchie di sangue trovate negli angoli della stanza e dietro ai mobili. Queste tracce hanno evidenziato la vastità della violenza che la vittima ha subito. Non si trattò di un’aggressione rapida o limitata. Gli esperti capirono subito che nada fu colpita mentre era in piedi, ma l’aggressione continuò anche quando era già a terra, mostrando un accanimento particolare da parte dell’assassino.

Campasso ha ricordato una scena angosciante, dove il sangue segnava il percorso dell’aggressione, confermando la brutalità del gesto. La quantità e la posizione delle macchie hanno permesso agli specialisti di stabilire che la violenza non diminuì in alcun momento dell’aggressione, ma anzi si intensificò dopo il primo colpo. Anche nei giorni successivi ai rilievi, la polizia scientifica ha continuato a raccogliere elementi utili per ricostruire il fatto.

La dinamica dell’aggressione secondo la scientifica

cosimo cavalera, primo dirigente della polizia scientifica al tempo dei fatti, ha fornito un quadro dettagliato dell’azione che ha portato alla morte di nada cella. L’aggressione cominciò subito all’ingresso dello studio di soracco. Nada aprì la porta e venne immediatamente attaccata con un oggetto contundente. Cavalera ha indicato che il primo colpo fu inferto con un ferma carte di onice trovato vicino all’ingresso, elemento chiave dell’accusa.

Poi, la violenza si spostò nella stanza principale dove la vittima lavorava, dove l’assassino continuò a colpirla con una spillatrice raccolta dalla scrivania. La violenza progressiva e l’impronta degli oggetti usati confermano la natura impulsiva ma anche feroce dell’aggressione. Il dirigente ha fatto notare che diversi segni di microtracce di sangue vennero identificati vicino ai mobili della prima stanza e non erano stati puliti, a differenza del resto del pavimento. Questo dettaglio è emerso perché la madre di soracco aveva cercato di ripulire la scena.

Un altro indizio importante è stato il ritrovamento del portaombrelli in cucina, con microtracce di sangue, elemento che delineerebbe la fuga o gli spostamenti successivi dell’assassino nello studio. Questi elementi hanno fissato nel dettaglio come si consumò la tragedia.

Testimonianze chiave in aula e le lacune della memoria

Tra i testimoni sentiti in aula, spicca la figura di paola mazzini, che all’epoca dei fatti era praticante nello studio di soracco. Lei ha riferito che il giorno dopo l’omicidio notò la mancanza della spillatrice dalla scrivania di nada, dettaglio che coincide con le ipotesi degli inquirenti sui mezzi usati nell’aggressione.

Durante il processo, però, mazzini non è riuscita a ricordare molte altre informazioni su quanto avvenne nel luogo di lavoro, nonostante gli inviti del presidente del tribunale, massimo cusatti, a fare uno sforzo di memoria significativo. Questa dimenticanza rende più complicata la ricostruzione completa della vicenda anche se il suo racconto resta un tassello importante.

Inoltre, marco soracco, il commercialista titolare dello studio, è a processo con l’accusa di favoreggiamento. Secondo la pm gabriella dotto, soracco avrebbe sempre saputo l’identità dell’assassina ma non l’ha mai resa nota agli inquirenti. Il procedimento giudiziario continua a fare chiarezza sugli atteggiamenti e le responsabilità delle persone coinvolte.

Il ritrovamento degli oggetti usati per l’aggressione e le tracce ematiche hanno confermato i momenti concitati che portarono alla morte di nada cella. La scena del crimine, ancora oggi, parla di una violenza fisica intensa e di una fuga precipitosa che ha lasciato segni evidenti della tragedia consumatasi nello studio di chiavari.