Omicidio di yuri urizio a milano: condanna a 14 anni nonostante la violenza estrema e motivi oscuri

Un omicidio inspiegabile a Milano: Bilel Cubaa condannato a 14 anni per la morte di Yuri Urizio, ma la famiglia chiede un appello per una pena più severa.
A Milano, un omicidio inspiegabile alla Darsena ha portato alla condanna a 14 anni per Bilel Cubaa, che ha strangolato il 23enne Yuri Urizio; la famiglia chiede un appello per una pena più severa. - Unita.tv

Una vicenda di cronaca nera che ha scosso milano tra settembre e il 2024 si conclude con una sentenza che lascia dubbi e polemiche. Il 23enne yuri urizio è stato strangolato senza motivo apparente dal tunisino bilel cubaa in zona darsena. Il processo si è chiuso con una condanna a 14 anni, il minimo previsto, nonostante la brutalità del gesto e l’assenza di attenuanti. Le motivazioni e la gestione del caso hanno suscitato reazioni da parte della famiglia della vittima e dell’avvocato, che chiedono un nuovo esame in appello.

Cronaca dell’omicidio: una violenza inspiegabile in zona darsena

La notte tra il 13 e il 14 settembre 2023 a milano ha visto un episodio sanguinoso che ancora non trova una spiegazione chiara. Secondo la sentenza della corte d’assise, bilel cubaa, 30 anni, ha strangolato yuri urizio, un ragazzo di 23 anni completamente estraneo a lui, con una violenza definita “inaudita”. L’aggressione è avvenuta intorno alle 3.53 in una zona frequentata, vicino alla darsena, durante le ore della movida.

Un episodio rapido e brutale

Il tragico episodio è stato rapido, durato circa sei minuti. Cubaa avrebbe agito improvvisamente, immobilizzando yuri con una presa a tenaglia, fino a procurargli lesioni gravissime. La vittima è stata soccorsa e trasportata d’urgenza in ospedale ma è deceduta dopo due giorni di agonia. Le forze dell’ordine e la magistratura non hanno trovato un motivo preciso che giustifichi un simile comportamento. Anzi, le stesse indagini hanno contestato la versione data dal tunisino, che aveva detto di difendere una donna ucraina impegnata a vendere dolci nella zona.

Il caso ha quindi mantenuto un alone di mistero e inquietudine, dato che l’omicidio risulta privo di motivi chiari. Questo aspetto ha pesato nel giudizio ma non ha condotto a un aumento della pena.

La sentenza e la pena: 14 anni con rito abbreviato senza attenuanti

Il procedimento giudiziario guidato dalla corte d’assise presieduta da antonella bertoja si è concluso con una condanna a 14 anni di reclusione per bilel cubaa, la pena minima prevista per l’omicidio semplice. Il pubblico ministero luca poniz non aveva chiesto aggravanti come la crudeltà o futili motivi.

La decisione è stata influenzata anche dalla perizia psicologica disposta dalla corte, che ha certificato la “piena capacità di intendere e di volere” dell’imputato al momento del fatto. La perizia ha anche messo in luce le condizioni personali di cubaa: un uomo che viveva in una situazione difficile, era dipendente da alcol e farmaci, usati in modo ricreativo. Questo quadro ha portato i giudici a ritenere adeguato il minimo della pena.

La scelta di applicare il rito abbreviato ha comportato un ulteriore sconto sulla sentenza. Mancano attenuanti, ma anche aggravanti rilevanti dalla parte del tribunale. Il fatto che cubaa non abbia mostrato alcun segno di pentimento non è bastato agli inquirenti e giudici per irrigidire la condanna.

La reazione della famiglia e l’appello dell’avvocato: richiesta di una pena più severa

La sentenza non è stata accolta senza contestazioni. giovanna nucera, madre di yuri urizio, ha affidato il ricorso al legale davide cicu per impugnare il verdetto davanti alla corte d’appello. L’avvocato ha espresso critiche nette sulle motivazioni e sul livello della condanna.

“pena eccessivamente mite”

cicu ha sottolineato come la pena di 14 anni sia “eccessivamente mite” se confrontata con casi simili o con reati meno gravi per i quali lo stato ha adottato misure più rigide. Non nasconde il disagio per un verdetto che pare privilegiare un approccio perdonista rispetto a un criterio rigoroso, soprattutto considerando la natura brutale e gratuita dell’omicidio.

Il legale osserva che l’assenza di aggravanti, come quelle di crudeltà o futili motivi, rappresenta un limite evidente. Se fossero state riconosciute, la pena avrebbe potuto essere più severa. La richiesta arriva a nome della famiglia, decisa a non far cadere nel vuoto la morte di yuri.

La procura generale ha quindi ricevuto l’istanza di appello, segno che l’iter giudiziario potrà proseguire con un nuovo esame della vicenda, alla ricerca di risposte che finora sono venute meno.

Contesto sociale e implicazioni del caso: tra disagio personale e giustizia

Il caso di bilel cubaa e yuri urizio apre uno scenario complesso di aspetti sociali e giudiziari. Il profilo dell’imputato con problemi di alcol e abuso di farmaci sottolinea una situazione di disagio umano che può avere pesato sui comportamenti.

Eppure, quel disagio non ha giustificato un gesto che nel racconto processuale resta inspiegabile per la sua furia e crudeltà. La mancanza di un movente, un fatto raro in omicidi di questa natura, ha condotto a una sentenza meno severa, ma questa scelta ha aperto un dibattito sul significato della pena e sul suo equilibrio tra punizione e recupero.

Il contesto di milano, con la sua movida e le zone di aggregazione come la darsena, si trova al centro di una vicenda che spinge a riflettere su come prevenire simili episodi e come tutelare le vittime. Alla base resta una vita spezzata senza ragioni apparenti, che continua a scuotere la comunità e ora il sistema giudiziario dovrà fare i conti con le richieste di revisione e le aspettative di giustizia.