Omicidio a Milano, il dramma di Emanuele de Maria tra donna uccisa e aggressione in città

Un uomo di 35 anni, Emanuele de Maria, ha ucciso la ex compagna Chamila Dona Arachchilage Wijesuriya a Milano e si è suicidato sul tetto del Duomo dopo un’aggressione.
Un uomo di 35 anni ha ucciso la sua ex compagna a Milano, ferito un collega e poi si è suicidato sul tetto del Duomo, segnando una tragica escalation di violenza in città. - Unita.tv

Una vicenda violenta si è consumata venerdì pomeriggio nei pressi del parco nord a Milano, al confine con Cinisello Balsamo. Emanuele de Maria, un uomo di 35 anni originario di Napoli, ha ucciso Chamila Dona Arachchilage Wijesuriya, una donna di cinquant’anni di origine cingalese, poco prima delle 17. Le indagini preliminari ipotizzano che la causa scatenante sia stata la decisione della donna di interrompere la loro relazione. Questa tragedia si inserisce in un percorso di eventi che ha toccato più punti della città e si è concluso con il suicidio dello stesso de Maria, sul tetto del Duomo.

La fuga e l’aggressione in via napo torriani

Dopo l’omicidio e aver chiamato i familiari, de Maria ha preso la metropolitana al capolinea lilla di Bignami e si è allontanato dalla scena del crimine. Durante la notte, fino alle prime ore di sabato, ha vagato senza lasciare segnali certi del suo spostamento. Alle 6.20 del mattino, è stato avvistato in via Napo Torriani, in prossimità dell’Hotel Berna, armato di un coltello.

A quel punto ha avvicinato un suo collega, Hani F.A., che secondo il suo racconto avrebbe intralciato la relazione con Chamila. De Maria lo ha raggiunto e colpito con cinque coltellate. La gravità dell’aggressione conferma una furia incontrollata, probabilmente alimentata da gelosia e risentimento.

Le forze dell’ordine hanno inseguito de Maria per ore, seguendo le tracce di questa escalation di violenza. All’inizio si è temuto potesse cercare di lasciare il paese, come già avvenuto nel 2016, quando aveva ucciso una ventitreenne a Castel Volturno e poi si era rifugiato in Germania. Questa volta però non ha lasciato Milano.

L’omicidio di chamila e la chiamata alla famiglia

Emanuele de Maria ha compiuto l’omicidio nel primo pomeriggio di venerdì 12 maggio 2025, poco dopo essere uscito dal Parco Nord. Chamila è stata trovata morta nascosta tra gli alberi, in una zona appartata. La dinamica ricostruita dagli investigatori parte proprio da qui: la donna aveva scelto di porre fine alla relazione con de Maria, una decisione che lui non ha accettato e che ha portato a questo gesto violento.

Dopo l’atto, de Maria ha preso il cellulare di Chamila e ha chiamato prima sua madre e poi la cognata. Ironia del destino, i numeri erano salvati nella rubrica della vittima, un dettaglio che ha fatto pensare agli inquirenti che legami tra loro andassero oltre il semplice rapporto di coppia. Questa chiamata, una sorta di confessione telefonica, ha rappresentato il primo segno di consapevolezza del protagonista.

Subito dopo, però, de Maria si è liberato del telefono, gettandolo in un punto nascosto della metropolitana, dove un addetto alle pulizie lo ha recuperato e consegnato al figlio della vittima. Questo gesto ha già un sapore di fuga e di volontà di cancellare le tracce.

Il tragico epilogo sul tetto del duomo e il passato di de maria

De Maria ha continuato a muoversi per la città senza un percorso chiaro fino al primo pomeriggio di sabato, quando è arrivato in Piazza Duomo. Qui si è recato sulle terrazze della cattedrale, con un biglietto regolare, e poco dopo le 13.40 si è tolto la vita, gettandosi nel vuoto dalla cima.

La sua storia è particolarmente complessa. Nel novembre 2023 era stato autorizzato al lavoro esterno dall’istituto penitenziario di Bollate, dove era ristretto dopo un trasferimento dal carcere di Secondigliano. De Maria aveva dimostrato un comportamento disciplinato facendo parte dello staff di un hotel vicino alla stazione centrale di Milano, l’Hotel Berna.

Negli ultimi mesi era stato assunto a tempo indeterminato presso la struttura ricettiva, perché considerato affidabile e inserito in un percorso di recupero. Questo passaggio era stato evidenziato anche da una trasmissione televisiva dedicata al ritorno alla società di persone detenute. De Maria aveva dichiarato di lamentare il primo periodo nella prigione di Napoli ma di aver trovato in Bollate fiducia e autostima, tanto da definire il proprio lavoro “una passione”.

Lo scatto violento e tragico, che ha spezzato tutto ciò in meno di due giorni, lascia aperti numerosi interrogativi sulle cause che hanno innescato di nuovo la catena di sangue. Al momento, gli accertamenti proseguono, con la polizia scientifica che ha lavorato anche in Piazza Duomo e nelle zone interessate dagli eventi.

De Maria non ha potuto spiegare quanto avvenuto, chiudendo con la morte una storia segnata da due omicidi, un tentato omicidio e un’apparente possibilità di riscatto svanita nel modo peggiore. La città resta scossa da questi fatti, con i protagonisti ormai protagonisti di una pagina di cronaca che segna profondamente Milano.