Oltre 800 elaborati da detenuti per il concorso letterario dedicato a don Domenico “Meco” Ricca, primo bilancio

Il concorso letterario dedicato a don Domenico Ricca ha raccolto oltre 850 scritti da detenuti in Italia, promuovendo l’espressione e il sostegno alla comunità Harambée attraverso la pubblicazione dei migliori elaborati.
Il concorso letterario dedicato a don Domenico Ricca ha raccolto oltre 850 scritti da detenuti italiani, offrendo loro uno spazio di espressione e riflessione; i migliori lavori saranno premiati al Salone del Libro di Torino e pubblicati per sostenere la comunità Harambée. - Unita.tv

La prima edizione del concorso letterario nato per ricordare don Domenico “Meco” Ricca, cappellano storico del carcere minorile Ferrante Aporti di Torino, ha raccolto oltre 850 scritti da tutta Italia, provenienti da persone detenute. L’iniziativa coinvolge diverse fasce d’età e si propone di dare voce a chi vive l’esperienza della detenzione, offrendo un’occasione di espressione e riflessione attraverso la scrittura. I lavori selezionati verranno premiati a maggio, mentre i migliori saranno pubblicati in un volume il cui ricavato aiuterà i minori fragili assistiti dalla comunità Harambée.

Il concorso dedicato a don domenico “meco” ricca, un ponte tra detenzione e cultura

Don Domenico Ricca, scomparso nel marzo 2024, è stato un punto di riferimento per molti giovani nel carcere minorile Ferrante Aporti di Torino. Per onorarne la memoria, è nato un concorso che stimola le persone detenute a raccontare storie, riflessioni e emozioni scritte. Gli elaborati inviati, ben 850 in questa prima edizione, provengono da istituti di tutta Italia, confermando un’ampia partecipazione e il desiderio di comunicare attraverso la parola scritta.

La giuria di qualità, presieduta dalla giornalista Marina Lomunno, comprende nomi noti come la scrittrice Margherita Oggero e Younnis Tawfik, l’ex magistrato Ennio Tomaselli, il sociologo Claudio Sarzotti e la garante dei detenuti di Torino Monica Cristina Gallo. Questo gruppo ha esaminato con attenzione tutti gli elaborati, scegliendo sessanta testi da premiare e valorizzare secondo le tre categorie previste dal regolamento: giovani e adulti dai 19 anni in su, adolescenti tra 14 e 18 anni, e una sezione dedicata esclusivamente ai giovani ristretti all’Ipm Ferrante Aporti. Sono previsti inoltre due premi speciali riservati a persone con disabilità, a testimonianza dell’inclusività del progetto.

La giuria e le categorie del concorso

Il lavoro della giuria si è concentrato sulla scelta di testi che esprimessero autentiche esperienze e riflessioni di detenuti di diverse età. “L’obiettivo è valorizzare la voce di chi spesso resta inascoltato”, ha dichiarato Marina Lomunno.

La premiazione e la pubblicazione: appuntamento al salone del libro di torino

I nomi dei vincitori verranno annunciati durante la cerimonia di premiazione il 16 maggio prossimo, alle ore 18, all’interno del Salone del libro di Torino, uno degli appuntamenti culturali più importanti del paese. Qui si riconoscerà il valore degli scritti selezionati, mettendo in luce esperienze e prospettive di chi ha affrontato il percorso detentivo.

Ma l’iniziativa non si ferma solo alla premiazione. I migliori elaborati confluiranno in un volume che raccoglie voci e storie importanti, dando spazio a testimonianze inedite e spesso poco raccontate. La pubblicazione avrà uno scopo concreto: il ricavato derivante dalle vendite andrà a sostegno della comunità Harambée di Casale Monferrato. Questa struttura ospita minori in difficoltà e accoglie i giovani più vulnerabili, proprio come quelli a cui don Domenico dedicava tempo e energie.

Un volume di testimonianze per la comunità harambée

La pubblicazione rappresenta un contributo solidale e culturale: “Aiutiamo chi è più fragile attraverso questi racconti di vita,” sottolineano gli organizzatori.

Impatto sociale e culturale di un concorso rivolto ai detenuti

L’esperienza della scrittura in carcere non è soltanto un esercizio artistico. Quando il lavoro degli operatori negli istituti di pena si svolge con attenzione e cura, emerge un potenziale di crescita umana che spesso viene trascurato. Le attività di questo tipo aiutano a rompere l’isolamento, stimolano la riflessione, migliorano la comunicazione, contribuendo così alla rieducazione.

Il forum Terzo settore ha messo in rilievo come questi progetti, realizzati con sensibilità, portino a risultati concreti, anche nella gestione quotidiana e nella dinamica relazionale tra detenuti e operatori. L’iniziativa intitolata a don Domenico Ricca rappresenta quindi un esempio di come cultura e carcere possano intersecarsi per offrire opportunità diverse a chi vive un momento difficile.

I dati della prima edizione raccontano una realtà da ascoltare

I dati raccolti in questa prima edizione raccontano una realtà che chiede di essere ascoltata e raccontata. Sono molte le persone detenute che hanno scelto di mettersi in gioco con la scrittura, dimostrando un bisogno di comunicare che passa anche attraverso strumenti semplici e accessibili come la parola scritta. Questi racconti non sono solo espressione artistica, ma tracce di storie vere, intrecciate con emozioni, dubbi e speranze.