La provincia di Viterbo ha visto questa mattina una mobilitazione importante contro l’ipotesi di costruzione di un deposito di rifiuti radioattivi. La marcia No scorie ha raccolto migliaia di cittadini decisi a opporsi a un progetto da 95mila metri cubi, annunciato nei giorni scorsi dalle autorità. L’iniziativa, organizzata dal comitato Tuscia in movimento, ha coinvolto sindaci, rappresentanti politici e la popolazione locale, che hanno sfilato nel cuore dei Monti Cimini per ribadire la propria contrarietà.
La marcia di protesta unisce la tuscia contro il deposito radioattivo
A Corchiano, piccolo centro immerso nella natura dei Monti Cimini, oltre 4mila persone si sono radunate dalle 10 di mattina per prendere parte alla marcia No scorie. Il corteo ha superato il chilometro di lunghezza, partendo dalla piazza davanti al Comune e snodandosi lungo un percorso ad anello di circa 2 chilometri che ha incluso l’area protetta del parco delle Forre. La scelta del luogo ha voluto sottolineare il forte legame tra la comunità e i beni ambientali della zona.
Una guida forte per la protesta
Alla guida della manifestazione c’era la sindaca di Viterbo Chiara Frontini, affiancata da numerosi primi cittadini del territorio, oltre che da esponenti politici come il presidente della Provincia Alessandro Romoli e i consiglieri regionali Enrico Panunzi, Daniele Sabatini e Giulio Zelli. Questi ultimi hanno ribadito il sostegno istituzionale alla protesta, evidenziando le preoccupazioni diffuse tra i residenti e tra le amministrazioni locali.
Leggi anche:
Durante il percorso, molte bandiere e striscioni hanno testimoniano la presenza di diversi comitati No scorie, nati proprio dopo che la società Sogin ha indicato 21 siti nel viterbese come potenzialmente idonei per accogliere il deposito. Ogni gruppo ha portato con sé un messaggio contro la realizzazione di quello che sarebbe il più grande stock di rifiuti radioattivi in tutta l’area.
Le ragioni della protesta e l’impegno delle istituzioni locali
Nel suo intervento, Alessandro Romoli ha spiegato le motivazioni che uniscono territori e cittadini nella battaglia. “Qui c’è un territorio che rifiuta imposizioni dall’alto – ha detto il presidente della Provincia -. Un luogo che vive fragilità economiche e sociali importanti e che non vuole ulteriori pesi”. Romoli ha ringraziato i sindaci della Tuscia per essersi schierati insieme in una lotta condivisa e per la partecipazione attiva alla marcia.
Il rischio ambientale e la volontà di salvaguardare la vocazione agricola e turistica della zona sono alla base delle proteste. I cittadini temono che il deposito possa compromettere non solo il paesaggio ma anche la salute pubblica e l’economia locale. La Tuscia ha già dato molto in termini di territorio e risorse e non intende diventare un punto di stoccaggio di rifiuti pericolosi.
Impegno e mobilitazione costanti
L’impegno delle amministrazioni e dei comitati locali mira a mantenere alta l’attenzione sulle conseguenze di questa ipotesi. La mobilitazione di oggi è un segnale preciso: la comunità vuole essere ascoltata e chiede maggiori garanzie e trasparenza nei progetti che riguardano il suo futuro.
Le prospettive dopo la manifestazione e la situazione attuale
La manifestazione a Corchiano rappresenta un momento significativo di partecipazione civica nella Tuscia. La presenza di migliaia di persone ha mostrato la diffusa opposizione a un deposito che potrebbe interessare numerosi comuni della provincia di Viterbo. Le istanze raccolte durante la marcia vengono ora portate avanti dagli amministratori e dai portavoce locali, che intanto attendono risposte dalle istituzioni nazionali e dalla Sogin.
Sulla questione permangono molti interrogativi relativi a modalità, tempi e localizzazione del deposito. La decisione richiede un confronto approfondito con le realtà territoriali, dato anche il valore ambientale e culturale della zona interessata.
La risposta della Tuscia non lascia spazio a dubbi: quella terra non intende farsi carico di scorie radioattive, e continuerà a mobilitarsi per difendere ciò che considera un bene comune. Gli sviluppi nei prossimi mesi saranno decisivi, mentre le comunità restano vigili e pronte a nuovi appuntamenti di protesta.