La notte tra il 4 e 5 marzo 2025 si è conclusa una lunga attesa al largo della costa siciliana. La Sea-Eye 5, nave umanitaria tedesca, ha potuto finalmente attraccare al porto di Pozzallo con a bordo 61 migranti, tra cui sette minori. Lo sbarco è arrivato dopo molte ore passate a poche miglia dalla costa, in attesa di un via libera ufficiale. Un caso che ha riacceso attenzione e discussioni sulle operazioni di soccorso nel Mediterraneo, sulle procedure di accoglienza e le criticità logistiche.
Il soccorso in mare della sea-eye 5 e la posizione dei migranti
Il 4 marzo 2025, la Sea-Eye 5 ha soccorso 65 persone in difficoltà a circa 50 miglia a nord di Tripoli. I migranti erano stati trovati in condizioni precarie durante una navigazione rischiosa verso l’Europa. Tra di loro sette erano minori non accompagnati, mentre un’altra donna, incinta al nono mese, ha subito un’evacuazione medica d’urgenza. Il salvataggio è avvenuto nel corso di un’operazione coordinata, che tuttavia ha aperto una serie di problemi relativi al porto di destinazione.
Il personale a bordo ha cercato di garantire assistenza immediata. Ma dopo aver rifiutato di trasferire parte dei naufraghi verso un porto distante, la Sea-Eye 5 ha sostato per circa 20 ore a sette miglia dalla costa italiana, in attesa di indicazioni chiare dalle autorità. Questa vicenda ha sottolineato come il trasbordo in mare resti una fase delicata che richiede risposte tempestive per tutelare la sicurezza di chi viene salvato.
Le trattative tra la sea-eye 5 e le autorità italiane
La giornata del 4 marzo è stata caratterizzata da continui cambiamenti nelle decisioni delle autorità italiane circa il porto di sbarco. Inizialmente, era stato assegnato Taranto come sede per l’attracco e l’accoglienza, ma la distanza e le condizioni dei migranti hanno reso l’opzione poco praticabile. La Sea-Eye 5 ha infatti rifiutato questo trasferimento, segnalando rischi elevati per le persone a bordo.
Le autorità italiane avevano concesso solo lo sbarco dei migranti fragili, cioè quelli in condizioni di maggior debolezza, richiedendo che gli altri proseguissero verso il porto lontano. La Ong non ha accettato questa richiesta per ragioni di sicurezza, richiedendo un punto di attracco più vicino e sicuro. Dopo molte ore di dialogo, è arrivato infine il via libera per ormeggiare a Pozzallo, situata sulla costa sud della Sicilia, un porto che si è dimostrato più accessibile e adatto alla situazione.
Questo caso ha messo in evidenza le difficoltà nel coordinare i soccorsi in mare con le esigenze delle navi umanitarie e le limitazioni imposte dalle autorità, spesso oggetto di pressioni politiche e operative.
L’evacuazione medica e interventi a bordo
Nel pomeriggio del 4 marzo, durante l’attesa, si è resa necessaria una evacuazione medica urgente. Una migrante nigeriana, incinta da nove mesi, ha richiesto assistenza immediata. La Guardia Costiera ha recuperato la donna con una motovedetta, trasportandola rapidamente al porto di Pozzallo. Qui è stata presa in carico dal servizio 118 e trasferita all’ospedale maggiore “Baglieri” di Modica, dove è rimasta sotto osservazione medica.
Questo episodio ha evidenziato l’impatto concreto delle condizioni critiche a bordo della Sea-Eye 5 e la necessità di interventi tempestivi in casi di emergenza durante le operazioni di soccorso. Anche la presenza di minori tra i migranti ha richiesto un’attenzione particolare per garantire i diritti e la tutela dei più vulnerabili durante tutta la fase di accoglienza.
La presa di posizione dei rappresentanti locali
Il sindaco di Pozzallo, Roberto Ammatuna, ha pubblicamente chiesto alle autorità di intervenire al più presto per far approdare la nave. Ammatuna ha definito incomprensibile il lungo stallo a poche miglia dalla costa, che ha messo a rischio la sicurezza dei migranti e complicato le operazioni di soccorso.
La mobilitazione delle istituzioni locali ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra enti territoriali e governo centrale per gestire situazioni di arrivi urgenti. Pozzallo, come porto di frontiera nel Mediterraneo, si trova spesso al centro di questi eventi che richiedono risposte immediate e concrete per evitare tensioni e ritardi.
L’attracco della Sea-Eye 5 ha aperto nuove riflessioni sull’organizzazione delle procedure di sbarco e sulle risorse messe a disposizione per garantire assistenza, soprattutto quando nella nave ci sono persone fragili o in stato di necessità. Il caso rimane un richiamo sulle complessità quotidiane che accompagnano i soccorsi nel mare nostrum.