Un’indagine riaperta torna a puntare i riflettori sull’omicidio di Fausto e Iaio, i due giovani uccisi a Milano nel marzo del 1978 vicino al centro sociale Leoncavallo. Tra gli indagati emergono figure con un passato legato agli ambienti neofascisti e alla criminalità romana, tra cui Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi. La complessità del caso richiama tensioni che affondano le radici in quegli anni turbolenti e nelle reti oscure della malavita.
Il profilo criminale di massimo carminati: dal narco-terrorismo al mondo di mezzo
Massimo Carminati, milanese di 66 anni, è uno dei nomi più noti e inquietanti nelle cronache della malavita italiana. La sua storia si intreccia con quella dei Nar, movimento neofascista armato responsabile di numerosi atti violenti negli anni ’70 e ’80, e con la Banda della Magliana, la potente organizzazione criminale romana. Carminati è riconosciuto come “il quarto re di Roma” e per anni è riuscito a sfuggire alla giustizia nonostante le pesanti accuse che lo hanno riguardato.
Il soprannome e le prime accuse
Il soprannome “cecato” gli deriva dalla perdita di un occhio durante uno scontro armato con la Digos. Questo episodio segna la sua vita caratterizzata da violenza e illegalità. È stato amico e compagno di scuola di Giusva Fioravanti, figura centrale tra i Nar. Tra le inchieste che lo coinvolgono spicca quella sul furto al caveau interno al Palazzo di Giustizia di Roma nel 1999, un colpo che ha avuto come obiettivo documenti riservati da utilizzare per ricattare magistrati.
Leggi anche:
Nel 2012 comparve anche tra gli indagati per lo scandalo delle scommesse calcistiche. Alcuni pentiti lo hanno implicato in vari omicidi e lo hanno indicato come possibile colluso con servizi segreti ai fini di depistare le indagini sulla strage di Bologna del 1980. Carminati fu arrestato nel 2014 nell’ambito dell’inchiesta sul “Mondo di mezzo”, un intreccio tra criminalità organizzata e politica romana, conclusa con una condanna a dieci anni di carcere. Attualmente si trova dietro le sbarre per una pena residua legata a corruzione.
Claudio bracci: un anello di congiunzione tra nar e malavita romana
Claudio Bracci, 67 anni, cognato di Carminati, ha alle spalle una lunga carriera tra dispense criminali e militanza neofascista. Considerato un intermediario tra i Nar e la malavita della capitale, Bracci ha ricoperto ruoli chiave nelle relazioni tra queste due realtà. È stato condannato per vari reati, tra cui rapina, banda armata e associazione sovversiva.
Il suo nome torna in luce anche nel 2001 quando viene coinvolto in un’inchiesta importante su usura, gioco d’azzardo illegale, manipolazione di videopoker e traffico di stupefacenti che metteva in evidenza la sua influenza nelle attività illecite romane. Al di fuori del contesto criminale, Bracci ha coltivato la passione per la musica: suona la chitarra nel gruppo “Presi per caso”, nato nel carcere di Rebibbia e composto da detenuti ed ex detenuti. Questa attività rappresenta un tratto insolito rispetto al suo passato.
Legami profondi con la criminalità romana
La sua figura incarna uno degli aspetti più radicati nelle reti criminali di Roma, dove legami fra territori, gruppi neofascisti e malavita sono stati spesso difficili da sciogliere per le autorità. Il ruolo svolto da Bracci testimonia le continuità e i legami di certe cellule criminali nate durante anni segnati dalla violenza politica.
Mario corsi, da militante violento a voce radiofonica controversa
Mario Corsi, noto come “Marione”, è un’altra figura finita sotto i riflettori in questa nuova fase di indagini. Ex militante dei Nuclei Armati Rivoluzionari, gruppo neofascista implicato in episodi violenti negli anni di piombo, ha visto una trasformazione nel corso degli anni assumendo il ruolo di conduttore radiofonico. La sua carriera nel mondo dello spettacolo e della comunicazione radio ha sollevato discussioni, anche per i riconoscimenti ricevuti come il Premio Sette Colli nel 2012, assegnato per la sua attività sul territorio.
Militanza e notorietà pubblica
Corsi è noto anche per la sua militanza e per il forte legame con la Curva Sud della Roma, che ne testimonia il radicamento in ambienti dalle forti identità politiche e sportive. La sua storia incrocia quella di altre figure della destra radicale e criminale, e le accuse a suo carico riguardano diversi fatti di cronaca riconducibili a quel periodo buio.
Il percorso di Corsi, da esponente di organizzazioni armate a personaggio pubblico controverso, riflette delle contraddizioni che ancora oggi alimentano dibattiti sulla memoria e il racconto degli anni Settanta e Ottanta, soprattutto rispetto agli episodi di violenza politica.
La riapertura dell’inchiesta sull’omicidio di fausto e iaio
Il fascicolo riaperto sull’omicidio dei due giovani milanesi segna una nuova svolta in un caso rimasto aperto per decenni. Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, conosciuti come Fausto e Iaio, furono uccisi il 18 marzo 1978 alle porte del centro sociale Leoncavallo a Milano. Quell’omicidio è legato a inchieste ben più ampie che riguardano gruppi neofascisti e criminalità organizzata.
Il coinvolgimento di figure come Carminati e Bracci crea un collegamento diretto con quei territori criminali e politici che, a cavallo tra anni Settanta e Novanta, condizionarono tante vicende italiane. L’attenzione della giustizia verso queste persone nasce oggi da nuovi elementi o testimonianze che permettono di riaprire le indagini e puntare a chiarire un episodio ancora coperto da ombre.
La presenza di Mario Corsi, che unisce la militanza di allora a una notorietà pubblica odierna, rende ancora più complessa l’esplorazione delle responsabilità. Questo nuovo atto di inchiesta testimonia la volontà degli investigatori di scavare a fondo nelle verità che intersecano politica, violenza e criminalità della fine del secolo scorso.