Nuovo impianto trattamento rifiuti a inzago: conferenza di servizi si apre tra opposizioni e nodi tecnici

Il 15 maggio si svolgerà a Milano la conferenza di servizi per valutare il nuovo impianto di trattamento rifiuti a Cascina Redenta, con forte opposizione da parte del comune di Inzago.
Il 15 maggio si terrà a Milano la conferenza di servizi per valutare il progetto di un nuovo impianto di trattamento rifiuti a Cascina Redenta, Inzago, tra forti opposizioni del comune e della comunità locale, preoccupati per l’impatto ambientale in una zona già gravata da discariche. - Unita.tv

Si avvicina il momento in cui la questione del nuovo impianto di trattamento rifiuti a Cascina Redenta si farà più concreta. Il 15 maggio è fissata la prima conferenza di servizi convocata dalla Città Metropolitana, organismo che dovrà valutare e autorizzare il progetto. Un appuntamento che vede il comune di inzago e gli altri enti coinvolti al centro di un confronto delicato, soprattutto per le forti resistenze emerse sull’opera prevista dal gruppo systema ambiente.

La conferenza di servizi e i protagonisti: una sfida tra istituzioni e territorio

Il 15 maggio a milano si terrà la conferenza di servizi che svolgerà un ruolo fondamentale nella valutazione dell’impianto. Alla riunione parteciperanno rappresentanti della Città Metropolitana, enti tecnici, amministrazioni locali e anche il comune di inzago, dove dovrebbe sorgere l’opera. L’incontro nasce con intento interlocutorio, per avviare un dialogo che già si preannuncia difficile.

Il sindaco di inzago, andrea fumagalli, ha definito l’appuntamento un momento formale in cui far valere le posizioni già espresse pubblicamente. Ha ricordato l’assemblea pubblica di aprile, quando l’amministrazione ha ribadito il no al progetto, ridisegnando l’agenda della battaglia in corso. Il primo cittadino ha detto: «staremo a vedere», spiegando che il comune si presenterà con un supporto tecnico e legale qualificato, pronto a contestare i vari aspetti della proposta. L’atmosfera, per chi segue da vicino i fatti, è quindi quella di un confronto ostico e preparato.

Il coinvolgimento della Città Metropolitana è centrale perché è l’ente deputato alla concessione dell’autorizzazione. Il suo ruolo impone un esame approfondito dei documenti e delle istanze, in un iter che si annuncia complesso e ricco di passaggi. A questo si aggiunge il fatto che già nelle settimane precedenti gruppi locali e minoranze hanno cercato di mobilitare la cittadinanza contro l’impianto, mediante incontri pubblici e raccolte di firme.

Posizioni contrarie e preoccupazioni: inzago e la lunga storia delle discariche

La contrarietà all’impianto si fonda su ragioni storiche e ambientali. Il sito individuato, cascina redenta, ha alle spalle una lunga sequenza di impatti ambientali legati alle discariche. Nel giro di vent’anni sono state tre le discariche operate in zona, e solo l’ultima sta per esaurirsi. Questo dato rende il territorio quasi “saturato” dal punto di vista degli impatti da rifiuti, un elemento spesso sottolineato dagli oppositori del progetto.

Il sindaco e l’assessore all’ambiente hanno delineato un’espressione netta di dissenso anche durante l’assemblea del mese scorso, sottolineando quanto sia difficile vista la storia del luogo ospitare un nuovo impianto simile. Aggiungendo, senza giri di parole, che difenderanno la città e il territorio con fermezza. Questa posizione contrasta con il progetto presentato dall’azienda systema ambiente, che prevede di trattare 60.000 tonnellate all’anno di rifiuti speciali non pericolosi.

Quella del comune non resta solo una dichiarazione politica o simbolica. Negli scorsi mesi infatti la minoranza ha fatto proprie queste preoccupazioni e ha cominciato una mobilitazione attiva, organizzando incontri con i cittadini e promuovendo una raccolta firme indirizzata alla Città Metropolitana per chiedere il diniego. Il tema interessa in effetti l’intera comunità, consapevole dell’impatto ambientale e sociale derivante da un’insediamento di questo tipo.

Aspetti tecnici e legali al centro dell’opposizione: linee di contrasto e mancanze progettuali

Il comune di inzago ha affidato a esperti tecnici e legali il compito di seguire tutti gli step della pratica in modo puntuale. L’approfondimento mira a mettere in luce criticità e irregolarità del progetto per far capire da subito quali siano i motivi concreti che potrebbero impedire o complicare la realizzazione dell’impianto.

Uno dei punti già emersi riguarda la convenzione con l’amministrazione: secondo le valutazioni, il progetto non include ancora un accordo formale con il comune. Questo rappresenta un elemento sostanziale, perché senza quella convenzione non si potrebbe procedere alla costruzione. Il mancato accordo lascia un punto interrogativo forte sull’iter autorizzativo.

I professionisti incaricati stanno esaminando tutta la documentazione per individuare falle o omissioni formali e sostanziali. Il lavoro congiunto con la commissione consiliare ad hoc con sede a inzago punta a rendere la difesa dell’amministrazione completa e tempestiva durante la conferenza.

Elementi critici tecnici e ambientali

Al centro delle verifiche ci sono anche aspetti tecnici legati al tipo di rifiuti, alla capacità di trattamento, e all’impatto ambientale che potrebbe derivare dall’opera. Non è un caso che l’amministrazione abbia richiesto anche un’audizione alla commissione regionale ambiente – da tempo indicato come passo importante per chiarire l’orientamento di lombardia verso progetti di questo tipo.

Il ruolo della regione lombardia e il futuro della questione rifiuti in martesana

La regione lombardia, attraverso la sua commissione ambiente, si appresta a svolgere un ruolo politico e tecnico decisivo nel confronto su questo impianto. La richiesta di audizione da parte del comune di inzago testimonia la volontà di capire meglio le intenzioni del Pirellone e il posizionamento politico su un tema che coinvolge ampie aree territoriali.

L’area martesana, noto polo in provincia di milano, è un territorio segnato da una lunga presenza di discariche e impianti di smaltimento. Inzago si è spesso trovato a fare i conti con questa realtà, diventando quasi “regina di discariche”. Un titolo poco ambito e che riflette la pressione subita sul territorio.

Questa circostanza, citata dagli amministratori e dagli attivisti, pesa molto nella valutazione complessiva del progetto. Le istituzioni regionali dovranno considerare se è opportuno aggiungere un altro impianto in una zona già colpita da decenni di gestione dei rifiuti.

La conferenza di servizi e l’eventuale fase decisoria che seguirà saranno dunque momenti chiave per definire il destino di questa proposta e le sorti di inzago rispetto alla gestione dei rifiuti. Nel frattempo la mobilitazione civile e istituzionale non accenna a fermarsi.