Home Nuovo filone investigativo sul caso chiara poggi: l’impronta palmare e la dinamica del gesto sulla scala di garlasco

Nuovo filone investigativo sul caso chiara poggi: l’impronta palmare e la dinamica del gesto sulla scala di garlasco

Riaperta l’indagine sull’omicidio di Chiara Poggi a Garlasco, con nuovi esami su un’impronta palmare che potrebbe chiarire la dinamica del crimine e il coinvolgimento di Alberto Stasi.

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Il caso di Chiara Poggi, uccisa nel 2007 a Garlasco, viene riaperto grazie all’analisi di una nuova impronta palmare che potrebbe chiarire la dinamica del delitto e mettere in discussione alcune prove chiave già esaminate. - Unita.tv

Il caso di chiara poggi, la giovane trovata senza vita nel 2007 a garlasco, torna al centro delle attenzioni della giustizia con un’indagine riaperta che punta a collegare una nuova prova all’omicidio. La procura di pavia e i carabinieri del nucleo investigativo di milano stanno esaminando l’impronta palmare rinvenuta vicino al corpo della vittima. Questa traccia, definita “papillare 33”, potrebbe fornire spunti sull’esatta dinamica dei fatti e suggerire come l’autore del crimine abbia agito senza lasciare altre impronte sulle scale.

Il ruolo dell’impronta palmare nella ricostruzione del delitto

L’impronta palmare individuata nel 2007 è sempre stata considerata dagli inquirenti un elemento cruciale per comprendere la vicenda che ha portato alla morte di chiara poggi. Questa traccia è stata trovata su un muro vicino alla scala che conduce alla cantina, sul lato destro, in corrispondenza della quale la giovane venne ritrovata in fondo alle scale. Il particolare è che, secondo le analisi attuali, questa impronta potrebbe essere stata lasciata senza dover scendere completamente i gradini.

Ipotesi sull’impronta

L’ipotesi più concreta è che l’assassino si sia appoggiato alla parete dall’alto della scala, sporgendosi per lasciare l’impronta della mano, senza scendere. Questo spiegherebbe perché non si sono trovate impronte insanguinate di scarpe sulle scale, un dettaglio già emerso durante le prime indagini. L’assenza di queste tracce sugli scalini verso il basso resta quindi compatibile con la presenza della cosiddetta “papillare 33” sul muro.

Gli investigatori stanno predisponendo una ricostruzione tecnica dettagliata della scena del crimine, per verificare la plausibilità di questa dinamica. L’obiettivo è chiarire se questa nuova ipotesi possa portare a identificare con più certezza chi si trovava sul luogo al momento del delitto e come si è svolta la vicenda lungo quei pochi metri di scala.

La sentenza e i dubbi sulla scarpa insanguinata

Parte importante del processo contro alberto stasi, condannato a 16 anni per l’omicidio di chiara poggi, ruota attorno a una impronta di suola trovata sulla scala. Quell’orma, caratterizzata da una suola “a pallini”, è stata associata a una scarpa frau di misura 42 appartenente a stasi, secondo quanto stabilito nella sentenza definitiva. La presenza di questa impronta insanguinata ha giocato un ruolo centrale nel condannare l’ex studente bocconiano.

Tuttavia, la difesa di stasi ha avanzato delle contestazioni sulla taglia della scarpa, richiedendo una consulenza che ha dimostrato come l’orma possa riferirsi anche a una misura più grande, tipo 44. Questo ha aperto un nuovo fronte di accertamenti disposti dalla procura di pavia, che ora vuole approfondire i dati forniti dalla consulenza tecnica. Il dubbio sulla misura della scarpa getta un’ombra sulla chiarezza con cui si era identificata quella traccia come prova inequivocabile della presenza di stasi sulla scena del crimine.

Questa disputa sulle dimensioni della suola complica ulteriormente la ricostruzione del percorso dell’autore dell’omicidio, spingendo a considerare nuove possibilità anche in relazione all’impronta palmare sul muro. Il confronto fra le tracce su scala e parete diventa così un nodo centrale per l’accertamento definitivo dei fatti.

Approfondimenti in corso

Il lavoro in corso della procura di pavia e dei carabinieri di milano

La riapertura del fascicolo su chiara poggi ha visto l’ingresso di nuovi esperti e risorse investigative. La procura di pavia, guidata da fabio napoleone, ha affidato al nucleo investigativo di milano il compito di esaminare in modo approfondito ogni elemento raccolto fino ad ora, con particolare interesse per le tracce mai del tutto chiarite.

Le attività in corso puntano a una ricostruzione più precisa della scena e delle modalità in cui le prove sono state lasciate. Questo lavoro coinvolge consulenze tecniche e simulazioni per stabilire come l’impronta palmare possa essere stata impressa sul muro senza che chi l’ha lasciata scendesse effettivamente i gradini. La complessità del caso richiede una verifica accurata e meticolosa, che tenga conto di ogni dettaglio, a partire dalla posizione dei corpi, dal tipo di scarpe e dai movimenti possibili in quel contesto ristretto.

Gli inquirenti infatti vogliono mettere a fuoco l’intero percorso compiuto dall’assassino, per capire se si possa confermare o escludere la presenza di più persone. Inoltre, il ruolo di altre tracce, prima ritenute secondarie, viene ora riesaminato con occhi nuovi. Non è escluso che questa nuova linea di indagine porti a sviluppi significativi sul piano processuale.

Questa fase cruciale testimonia la volontà di non lasciare passaggi importanti al caso o a ipotesi troppo generiche, prima di arrivare a un possibile aggiornamento del quadro giudiziario.


L’indagine su chiara poggi, a distanza di quasi diciotto anni, dimostra come anche le tracce più sottili possano guidare a nuovi percorsi investigativi. Il lavoro della procura di pavia e dei carabinieri di milano continua con l’obiettivo di approfondire ogni particolare, per offrire risposte che finora sono mancate al caso di garlasco.