La tragica morte di Andrea Prospero, il giovane di 19 anni originario di Lanciano, avvenuta a Perugia lo scorso gennaio, continua a sollevare interrogativi e a far emergere dettagli inquietanti. Le indagini, avviate dalle forze dell’ordine, si concentrano su due giovani, un 18enne di Roma e un altro di Napoli, accusati di avere un ruolo cruciale nella vicenda. L’ipotesi di suicidio, inizialmente avanzata, si complica con l’emergere di nuove prove e testimonianze.
Le indagini e i sospetti sui due giovani
Le autorità stanno approfondendo la posizione di un 18enne romano, sospettato di aver istigato Andrea a compiere l’estremo gesto. Oggi, il giovane si è presentato in tribunale, ma ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere alle domande degli inquirenti. Parallelamente, un altro ragazzo di Napoli è sotto inchiesta per aver fornito ad Andrea i farmaci necessari per il suicidio. Secondo quanto riportato da TgCom24.it, poco prima della sua morte, Andrea avrebbe registrato un video in cui mostrava i blister di ossicodone, un potente analgesico, insieme a benzodiazepine, che hanno contribuito alla sua morte.
Il video e la testimonianza di un’ultima conferma
Francesco Mangano, avvocato della famiglia di Andrea, ha rivelato che il video potrebbe essere stato girato dal giovane per dimostrare all’amico romano di aver distrutto tutte le prove della loro comunicazione. Questo gesto sembra indicare la volontà di Andrea di scomparire nel silenzio, senza lasciare tracce che potessero ricondurre a lui e alla sua tragica decisione. Nel filmato, il ragazzo si riprende mentre getta il suo smartphone nel water del bed and breakfast dove è avvenuto il suicidio. Gli investigatori hanno rinvenuto il cellulare proprio nel wc, un chiaro tentativo di rendere inaccessibili le sue conversazioni.
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Il significato del gesto e le chat successive
Il gesto di distruggere il telefono ha sollevato sospetti riguardo alla presenza di un’altra persona nella stanza di Andrea. Tuttavia, il video sembra confermare che il giovane abbia agito da solo. Secondo quanto riportato dalla Nazione, il filmato termina con il gesto di gettare il telefono, mentre in una conversazione successiva tra il 18enne romano e un altro giovane emerge che il cellulare doveva finire nelle mani dell’indagato, suggerendo un debito da saldare.
Il nickname “Valemno“, attribuito al giovane indagato, rivela una mancanza di empatia e una preoccupazione per il telefono e i soldi, piuttosto che per la vita di un coetaneo che ha appena compiuto un gesto estremo. La conversazione fa riferimento a 300 euro, che potrebbero essere collegati al valore del telefono, ma il significato esatto rimane poco chiaro. Questo aspetto della vicenda mette in luce la superficialità e l’assenza di sensibilità nei confronti della tragedia che ha colpito Andrea e la sua famiglia.
Le indagini proseguono, mentre la comunità si interroga su come sia possibile che un giovane si senta così isolato e senza speranza da arrivare a compiere un gesto così estremo.
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